[Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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Moderatore: Bucanieri Dei Caraibi

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turok
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

Messaggio da turok »

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Anche Guybrush era curioso - molti di quei giocattoli erano quelli che aveva amato da bambino, e aveva anche avuto. Ma aveva qualcosa da fare qui, e così, invece di gironzolare per il negozio, si avvicinò ad un basso uomo calvo che sembrava correre per tutto il negozio.

L'uomo infatti era il gestore del negozio - lo era da diversi decenni. Il lavoro aveva lasciato il suo segno su di lui - aveva degli occhi piccoli e lucenti, una grande pancia, e una strana schiena un po' magra su cui poggiava la parte superiore del suo corpo. Insieme alle braccia che sembravano appese verso il basso, senza vita (a meno che non stessero misurando qualcosa), l'impressione generale era che lui si muovesse per il locale come un sonnambulo.

Guybrush riuscì ad attirare la sua attenzione cosicché gli porse l'invito. «Ah, hai un costume riservato!" esclamò il negoziante. Dietro di lui, Jojo stava provando sulla maschera di Cannibal Ted™ per le dimensioni. "Vediamo....., penso che tu abbia un costume giusto qui." Si avviò verso il retro del negozio. "Da questa parte, prego."

"Se potessi camminare in quel modo non avrei bisogno del talco", disse Guybrush tra i denti, e seguì il negoziante sul retro.

In un piccolo angolo, circondato da grandi tende viola su entrambi i lati, c'era una piccola alcova che somigliava ad un armadio. L'unico capo di abbigliamento appeso nel guardaroba era un abito da cocktail viola. Le maniche scendevano fino alla metà superiore delle braccia, l'orlo si stendeva finpoco sopra le ginocchia, e il taglio della scollatura era sufficiente alle persone per dare una buona occhiata alle sue clavicole.

Guybrush era contento di non essere qualche centimetro più alto, o sarebbe potuto essere davvero imbarazzante.

"Beh, ecco", ha detto il negoziante. "Ultimo costume prenotato. Naturalmente, tutti quelli buoni sono stati presi da qualche ora." Vedendo l'espressione di Guybrush, aggiunse, "Non c'è da preoccuparsi. Con questo sarai sulla bocca di tutti alla festa."

Questo era ciò di cui Guybrush era soprattutto preoccupato.

"Bene, divertiti e goditi il tuo costume", disse il negoziante, andandosene. Guybrus prese l'abito dalla sua gruccia, lo piegò delicatamente, e lo mise nel suo cappotto. Sicuramente sarebbe stato un bel vestito, con i suoi merletti e nastri, aveva soltanto il proprietario sbagliato.

Guybrush tornò nel negozio. "Andiamo, Jojo", disee al suo amico, mentre oscillava pieno di divertimento dalle travi del tetto. "Giù da lì."

Uscirono alla luce del sole, e andarono alla volta del party del governatore.

"C'è qualcosa in cui posso aiutarti?" chiese la guardia, parlando con Guybrush ma guardando con curiosità Jojo.

Guybrush questa volta non balzò terrorizzato, in parte perché la guardia non aveva indossato la sua maschera. Guybrush non poteva darle torto, si doveva soffocare con quel coatume.

"Potresti lasciarmi andare al party", accennò Guybrush.

"Credo di averti già detto che la festa è solo su invito", disse la guardia con impazienza.

"Ecco il mio invito", disse Guybrush, mostrando il suo piccolo pezzo di carta.

La guardia sembrava sorpresa. "Ma guarda un po'. L'invito ce l'ha davvero.. Hai un costume?"

Guybrush annuì. "Ho preso il mio costume proprio qui", disse, accarezzandosi il cappotto.

"Meglio che lo indossi," consigliò la guardia.

"Be', se insisti,", disse Guybrush. "Ma dovrai cercare di trattenerti." Guybrush iniziò a togliersi la camicia.

"No, no! Non qui!" disse la guardia rapidamente. "Va nei cespugli o da qualche altra parte."

Guybrush seguì il suo consiglio prima che il suo volto diventasse ancora più rosso. "Accidenti," mormorò la guardia. Jojo annuì comprensivo. "Chi sei tu?" chiese la guardia, rivolta a Jojo. "La sua scorta?"

Dopo qualche minuto Guybrush tornò, un po' timido. L'abito gli vestiva bene, fatta eccezione per i suoi stivali e alcuni indumenti intimi nascosti. Al loro posto indossò l'abito da cocktail, ora di un colore più simile al lilla a causa del sole intenso. Aveva una schiena molto SCOPERTA - Guybrush sperò di non dover indossare quel vestito per troppo tempo, altrimenti sarebbe finito con un grave caso di scottatura.

"Oh, come sei carino", disse la guardia in segno di apprezzamento. "E gli stivali danno un tocco di classe. Ok, credo che tu possa passare. Ma io non sono sicura di lui -" e qui guardò Jojo.

«Ah», disse Guybrush. "È il mio, uh, chaperon". Jojo guardò Guybrush con gli occhi spalancati.

"Chaperone", disse la guardia.

"Sì", confermò Guybrush. "Non è sicuro lasciarmi da solo ad una festa." Oltrepassò la guardia, sollevò la barra di blocco, e in poco tempo lui e Jojo stavano attraversando il giardino del palazzo del Governatore Marley.
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Blackmonkey
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

Messaggio da Blackmonkey »

Ho iniziato a riunire i pezzi in un unico file, così da semplificare la revisione.
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turok
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

Messaggio da turok »

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Guybrush teneva i suoi abiti sul braccio. Avrebbero dovuto essere nascosti da qualche parte prima di arrivare alla villa del Governatore. Fu così che quando finalmente raggiunsero la terraferma, Guybrush trovò un nascondiglio per i suoi vestiti, non troppo lontano dal sentiero principale. Soddisfatti, Guybrush e Jojo continuarono verso l'ingresso della villa.

Il percorso procedeva verso l'alto, verso il basso e tutt'intorno. Ogni tanto, veniva segnalato da un lampione. Presto arrivarono a un piccolo torrente, attraversato dall'arco caduto di un tronco enorme. Guybrush e Jojo lo attraversarono e, infine videro il palazzo.

Questa volta non c'era nessuna vista sul mare, come sull'isola di Phatt. Né un'architettura particolarmente ricercata, o dei giardini finemente curati. Ciò che il palazzo dell'isola di Booty aveva a suo favore erano le sue dimensioni. Fin dove lo sguardo di Guybrush poteva stendersi, l'area circostante la tenuta era ben tenuta, una foresta pluviale curata nei minimi dettagli e anche dei campi di orchidee. Il palazzo del Governatore si trovava in mezzo a tutta questa vegetazione, una struttura massiccia di tre piani con torrette, scale, camini, archi e balaustre.

Davanti all'ingresso c'era un grosso cane marrone che dormiva e, non lontano da li un giardiniere che lavorava. Tutto sembrava veramente tranquillo e Guybrush non riusciva ancora a sentire i rumori tipici di un party.

Lui e Jojo camminavano lentamente lungo il passaggio frontale, pulito con i suoi ciottoli spazzolati. Intorno a loro gli uccelli cinguettavano dagli alberi, e una brezza calda soffiava da est.

Raggiunsero la porta d'ingresso. Guybrush prese un gran respiro, e l'aprì.

Ci fu un esplosione di musica, insieme ad innumerevoli voci e grida. Dopo si cominciarono a sentire gli odori, accoglienti e invitanti, di pesce fritto e grog. E al di sopra di tutto questo sovraccarico sensoriale c'erano un milione di persone in costume e maschere delle più varie e fantasiose.

Beh, forse non un milione, si corresse Guybrush. Ma certamente molte persone. Quello che sembrava il salotto di Governatore Marley era quasi tutto pieno di gente in festa, riunita in gruppi che chiaccheravano allegramente.

Guybrush e Jojo camminavano lentamente. Nessuno si era accorto della loro presenza. Guybrush si guardò intorno cercando di riconoscere qualcuno, ma senza fortuna. In quei costumi, probabilmente non avrebbe riconosciuto neanche Elaine.

Jojo era scomparso tra la folla. Guybrush si diresse ad un tavolo, dove due bassi pirati stavano mangiando un po' di tutto. La vista delle lische di pesce su un piatto d'argento disse a Guybrush che era arrivato troppo tardi per gli antipasti.

"Per Elaine Marley!" esclamò un pirata con degli occhiali verdi, la barba rossa e delle bretelle.

"Per Elaine!" rispose il pirata accanto, che era ancora più basso e aveva una pentola sulla testa. Così brindarono e bevvero.

"Per questa grande festa!"

"Alla festa!" un'altra bevuta. Guybrush cercò di fare conversazione con loro, ma questi non erano interessati.

"E facciamone uno per il Jolly Roger!"

"Sì! Per Roger!"

"A Babbo Natale!"

"Babbo Natale!"

"Per l'amore di un buon pappagallo!"

«Sì! Il migliore amico di un pirata!"

"Al capitano che abbiamo strozzato tre anni fa!"

"Prendi questo! Questo è quello che gli dico!"

Guybrush lasciò perdere questi allegri pirati e si avvicinò alla finestra, in cui uno scheletro stava parlando con un alce.

"Perderò dieci chili di sudore con questo stupido costume," gemette l'alce. Puzzava come se fosse già sulla buona strada, pensò Guybrush.

"Scherzi a parte," disse lo scheletro. "Ho dimenticato di fare qualche buco per l'aria nel mio."

"Perché abbiamo messo su questa roba?"

"Non lo so." Lo scheletro assunse un'aria filosofica. "Credo per dimostrare che siamo una coppia di ragazzi amanti del divertimento?" Guybrush aveva appena notato che anche questi due individui avevano dei bicchieri di grog in mano. In realtà, tutti sembravano avere un bicchiere di grog. Guybrush avrebbe voluto avere un bicchiere di grog.

"Hai partecipato alla gara di sputi?" chiese l'alce.

"Sì. Sono arrivato secondo"

"Non male!" si congratulò l'alce.

"Sì, beh, sai," disse lo scheletro imbarazzato. "Avevo il vento a favore." Guybrush prese un appunto mentale che, se avesse mai provato di nuovo la gara di sputi, avrebbe dovuto aspettare la giusta corrente d'aria.

"Un party, eh?" domandò Guybrush.

"Sì", disse lo scheletro. "Hai provato il pesce?" proseguí, non parlando con Guybrush, ma con l'alce.
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turok
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

Messaggio da turok »

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"Sì. Sono quasi soffocato con una lisca. Ehi, l'hai sentita quella dell'Orso polare con il labbro leporino?"

"Sì. La settimana scorsa."

"Sì, beh, la sai," disse l'alce. Questo purtroppo era uno dei problemi del vivere su un'isola dov'era sempre Martedì Grasso - tutti sapevano tutte le battute. A volte, questo rendeva le cose difficili.

"Sì."

"Come va con il lavoro?" chiese l'alce.

Lo scheletro fece il segno di così così con la mano. "Il solito vecchio lavoro."

"Ti piace la musica?"

"Non è male", ammise lo scheletro, bevendo un sorso di grog.

"Dove hai preso il costume?"

"L'ho indossato l'anno scorso. Vuoi fare a cambio?"

"No. Va tutto bene."

Guybrush tentò di nuovo di inserirsi nella conversazione, ma fu ignorato. "È bello farsi vedere ogni tanto", disse lo scheletro.

"Sì."

"Conosci nuovi scherzi?"

L'alce scosse l'enorme testa. "Non ne sento da mesi". Guardò il tavolo da pranzo. "Devo farmi dare la ricetta di quel pesce."

"O si."

Guybrush si allontanò, facendosi strada attraverso la folla finché non riuscì a trovare un posto libero nella zona del caminetto. Qui, altri due pirati conversavano. Uno era un'altro uomo basso che indossava una enorme maschera da cannibale, di circa due piedi di diametro. In piedi vicino a lui c'era una donna in una camicia viola e abito blu. La sua unica concessione alle esigenze della festa era una piccola maschera bianca, del tipo Fantasma dell'Opera. Guybrush non ne era sicuro, ma pensava che sarebbe potuta essere Elaine.

"Bella maschera," stava dicendo il cannibale.

"Grazie," concordò la donna. Il suono della sua voce non era molto simile a quello della voce di Elaine, ma Guybrush rimase ad ascoltare per ogni evenienza.

"Più elegante rispetto alla maggior parte delle altre qui."

"Sì, grazie", disse la donna.

"Non è la tua solita testa enorme del Martedì Grasso", proseguì il cannibale.

"No," concordò la donna, un po' bruscamente.

"Probabilmente hai risparmiato un sacco di materiale, eh?" disse il cannibale.

"Sono sicura di non saperlo", rispose la donna altezzosa.

Il cannibale non fece caso al suo tono. "Non che la calcapesta sia molto costosa", confessò.

"Vuoi dire, 'cartapesta?'" Chiese la donna.

"Sì come ti pare."

"No, non credo che sia cara allo stesso modo per tutti", disse la donna in un tono che suggerì l'idea che se fosse stata costosa in qualche modo, nessuno da quelle parti l'avrebbe usata.

"Comunque, devi averne risparmiata un sacco", disse il cannibale.

Quest'ultimo commento fu troppo per la donna. "Non ho mai risparmiato quando si è trattato di vacanze," disse severamente la donna.

Il cannibale finalmente capì che si era spinto troppo oltre. «Be', non intendevo dire che fossi povera-"

"Party e palline sono la mia vita", disse l'altra. Sembrava sconvolta.

"Volevo solo dire-"

"Fare il gay è l'unico scopo che posso trovare nella mia misera, confortevole vita."

"Sono sicuro che deve essere difficile-"

"Ma tu dici che il mio costume sembra scadente", disse la donna in tono ferito.

"No, no. È grande!" disse il cannibale con entusiasmo.

"Questo non è quello che hai detto prima."

"Ho soltanto detto che sembrava ... grazioso."

"Non possiamo lasciar perdere?" chiese la donna.

"Sì. OK. Va Bene." Il cannibale e la donna bevvero una lunga sorsata di grog.

Guybrush arrivò alla conclusione finale che quella non era Elaine. Mentre li lasciò e attraversò la folla ancora una volta, non sentì la voce di Elaine da nessuna parte. Forse non era nemmeno qui, forse era da qualche altra parte nel palazzo.

C'erano solo due vie d'uscita da quella stanza. C'era la porta d'ingresso, che non sarebbe stata di grande utilità. E c'era una scala, che conduceva al pianerottolo del primo piano.

Purtroppo per Guybrush, l'ingresso della scalinata era bloccato. Due pirati con enormi maschere stavano lì a parlare. Uno di loro aveva la più grande maschera che Guybrush avesse mai visto, la testa di un gigantesco pagliaccio larga quattro piedi. Dondolava mentre parlava. Aveva anche una cravatta verde con punti dorati e dei pantaloni viola, non avrebbe vinto alcun premio riguardo alla moda. Il suo compagno sembrava più brutto, a causa della testa di maiale e del cappotto di pelle che indossava.

Effettivamente quei due tizi non bloccavano totalmente la scala, la colpa era di due invitati, un uomo e una donna, che avevano preso sul serio lo spirito del Martedì Grasso.

"OK, la festa è finita, è tempo di tornare a casa", disse Guybrush alla coppia. Non gli rivolsero alcuna attenzione. "Posso vedere le carte d'identità di entrambi, per favore? Non hai mai sentito parlare di mono? Potreste mettervi un po' più di lato? Da parte, per favore. Prendete una stanza."

Nessuna risposta. Per quello che diedero a vedere, potevano anche non aver sentito Guybrush.

Nelle vicinanze, il clown suonava con poca soddisfazione. "Allora, dove sono tutte le ragazze?" ha chiesto.

"Sì, pensavo che ce ne sarebbero state qui," fu d'accordo il maiale.

"E poi anche, in questi costumi, chi può dirlo?"

«Questo è vero. Ci potrebbero essere delle ragazze di qui."

"Ma cosa possiamo fare?" chiese il clown.

"Beh ... ci basta chiedere", ha detto il maiale lentamente.

Al clown quest'idea non piaceva molto. "Chiedere? Sei matto?"

"Sì. Credo che tu abbia ragione", disse il maiale.

Il clown sospirò.

"Al Martedì Grasso è veramente dura per noi scambisti," concordò il maiale.

"Brinderò a questo", disse il clown. Lo fece.

Guybrush si guardò intorno. Non era alla ricerca di donne, ma di una sola donna. E lei non era li.

Ma in quel momento accadde qualcosa di completamente inaspettato.

Guybrush stava guardando il caminetto, vicino al cannibale. C'era una grande cornice sopra il caminetto. E, come se niente fosse, in un angolo della cornice, c'era quello che sembrava il pezzo di una mappa.

Per un momento, Guybrush rimase completamente immobile. Poi si tuffò in avanti, spintonando tra la gente. Come poteva essere possibile? Non lo avrebbe lasciato in giro così in piena vista, giusto?

Ma, quando Guybrush finalmente emerse dall'altra parte della folla, vide che sì, quello era un pezzo della mappa di Big Whoop. Rapidamente Guybrush allungò una mano e prese il pezzo di mappa, che scivolò nelle sue tasche. "Va bene! Ho il primo pezzo della mappa!" disse, più forte che poteva.

Senza perdere altro tempo, Guybrush tornò alla porta d'ingresso e uscì verso il sole del pomeriggio.

Mentre lo faceva, si ricordò di Jojo. Ma prima che potesse tornare al party per riprenderlo, Guybrush notò che il cane vicino alla porta lo stava fissando in modo strano. Il suo piccolo, naso nero si contraeva con sospetto.

"Qual è il problema, ragazzo?" domandò Guybrush. "Qualcosa non va?"

Il cane improvvisamente alzò la testa e iniziò ad abbaiare furiosamente. Il rumore mise in allerta il giardiniere, che venne ad indagare.

"Uh ... bel cagnolino ..." disse Guybrush.

Il giardiniere, che sembrava di origini asiatiche nel suo cappello di paglia, portò in basso la sua mano ad accarezzare il cane. "Qual è il problema, Guybrush?" chiese.

C'erano stati tanti problemi. LeChuck lo stava cercando e lui era in fuga. Quel pazzo voleva ucciderlo. E in qualche modo questo giardiniere, che non aveva mai visto prima, conosceva il suo nome. Ma Guybrush era un ottimista. "Niente che un grande abbraccio non può curare", suggerì al giardiniere.

Il giardiniere guardò Guybrush in modo strano. "Stavo parlando con il cane. Chi sei?"

Guybrush era sconcertato. "Ha chiamato il suo cane Guybrush?"

"Sì, non lo capisco neanche io", disse il giardiniere altrettanto sconcertato. "Non è poi un granché ti dirò. Lei dice che il motivo è perché lui è scemo, inutile e si mette sempre tra i piedi. Ma lui sicuramente può fiutare gli oggetti del governatore. Forse dovresti svuotare le tasche."

"Prova a prendermi, vecchio!" lo sfidò Guybrush. Si voltò e cominciò a correre.

Il giardiniere tirò il suo rastrello. Questo finì nel prato, di fronte Guybrush, esattamente nel posto in cui Guybrush sarebbe andato a finire camminandoci sopra, in modo che gli avrebbe colpito il viso con l'asta. Per un momento Guybrush rimase in piedi, ancora di stucco, poi cadde all'indietro sul terreno.

"Oh, attento al rastrello," gridò il giardiniere, ridondante.

La festa del Martedì Grasso del Governatore Marley era al piano inferiore del palazzo. Qui, al primo piano, c'era più calma.

Elaine Marley avrebbe potuto semplicemente sentire brandelli di musica mentre si alzava da uno dei suoi salotti, guardando tristemente fuori dalla finestra in stile occidentale. Aveva abbandonato il party già da ore.

Il giardiniere arrivò dal corridoio del primo piano, attraversando il tappeto viola disteso sofficemente sul pavimento di legno. "Governatore, ho preso uno dei vostri ospiti del party mentre si allontanava con la mappa di vostro nonno," disse.
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turok
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

Messaggio da turok »

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Elaine si voltò e prese il pezzo di mappa portatole dal giardiniere. Lo mise nella tasca destra della giacca. "Un altro cacciatore di tesori "dilettante", eh?" disse. "Portalo dentro."

Il giardiniere si voltò e torno al passaggio da cui era entrato. "Vieni qui, Guybrush!" lo chiamò.

Elaine si girò bruscamente quando sentì il nome. "Guybrush! Guybrush Threepwood?!"

Guybrush apparve sulla soglia indossando il suo vestito rosa. "L'unico e solo, dolcezza!" gridò per il solo e unico amore della sua vita.

Elaine Marley si voltò con disgusto. "Con tutte le feste che ci sono in tutte le case delle isole dei Caraibi... lui doveva capitare proprio nella mia!"

"È destino, ciccolatino!" disse Guybrush.

"Non parlarmi", disse Elaine, in tono duro. Si allontanò.

Guybrush la seguì. "Tesoruccio!"

"Vattene."

"Bignè alla crema!"

"Ti avviso..."

"Rosellina!"

Il giardiniere, che si chiamava Filbert, era sempre più a disagio con il proseguire della conversazione. Sentiva che forse il Governatore Marley voleva essere lasciato in pace. "Forse dovrei rinfrescare i vecchi tempi", disse, allontanandosi lungo il corridoio.

Guybrush e Elaine rimasero soli. "Guardaci, di nuovo insieme", disse Guybrush, cercando di rallegrare lo stato d'animo. "Ragazzi. Non siamo stati così da, beh ..." Esitò, non del tutto sicuro su come riassumere l'eventuale fine della loro relazione.

Elaine invece lo fece. "Da quando ho cambiato lavoro e mi sono trasferito senza lasciare il nuovo indirizzo?" suggerì, infine, voltandosi a guardare Guybrush.

"È tutto quello che è successo? Accidenti, pensavo..."

Elaine sospirò. "Guybrush! Vuoi un suggerimento? È stato uno sbaglio! Pensavo avessimo fatto un patto."

Guybrush guardò Elaine, a lungo e in modo deciso. Era in piedi davanti a lui, con indosso probabilmente gli stessi vestiti che indossava quella notte di tanto tempo fa' su Melee, quando le loro vite si erano incrociate per la prima volta. I suoi capelli ramati erano meravigliosamente spettinati ora come allora, e il suo uso del viola era audace come un tempo. Sembrava giovane e viva come era sempre stata. Ma sì, qualcosa era cambiato. Forse era la sua voce, un po' più dura e meno melodica. Forse era questa nuova casa che non ricordava affatto la sua vecchia dimora. Ma forse era semplicemente il fatto che, conoscendo Elaine ormai da mesi, Guybrush non poteva più guardarla con gli occhi del semplice affetto. Forse, per loro, non ci sarebbe stato più un 'di nuovo insieme'. "

Guybrush non sapeva cosa dire. Sarebbe stato semplicemente privo di tatto chiedere della mappa proprio ora. E, mentre stava cominciando a pensarci su, erano stati una coppia, di cos'altro avrebbero potuto parlare?

"Mi piace quello che hai fatto con i capelli", disse infine.

Elaine non sorrise. "Il solito vecchio Guybrush".

La sua freddezza parve accendere Guybrush. Va bene, era stata lei a dare inizio alla loro rottura. Ma Guybrush non credeva che questo le potesse dare il diritto di trattarlo in quel modo. Non aveva nulla da dirle?

Guybrush pensò che avrebbe potuto ricambiare. "Stai ancora ignorando la moda, eh? Buon per te."

"Troppo difficile per te avere un atteggiamento piacevole", disse Elaine.

"Dovrei avvertirti - ho annullato l'assicurazione della barca", disse Guybrush.

"Si, come no."

La discussione stava per finire, va bene, non con un botto ma con un gemito. Avevano finito gli argomenti "Accidenti sei davvero carina quando fai finta di essere matta", disse Guybrush. "Vieni - permettimi di offrirti del grog".

"Forse è meglio che tu vada," suggerì Elaine.

«È una nuova camicetta?" domandò Guybrush.

"Si si si."

Guybrush indicò la porta. "C'è una festa al piano di sotto", disse.

"Dammi un momento", disse Elaine.

"Hai il mio maglione rosso?" domandò Guybrush. "Non riesco a trovarlo da nessuna parte."

"Risparmiami."

"È bello rivederti. C'è del cibo in questa discarica?"

Elaine trattenne improvvisamente il respiro. "Oooh - andrà a finire in questo modo, vero?"

E improvvisamente Guybrush si accorse che forse, anche se Elaine non provava più niente per lui, non avrebbe dovuto abbandonarla. Dopo tutto, aveva ancora bisogno di un sacco di aiuto. "Ho deciso di lasciarti tornare con me", disse velocemente, cambiando discorso.

Elaine non si lasciò ingannare. "Questo è un colpo troppo basso anche per te, Guybrush.

Guybrush continuava a prescindere. "LeChuck è vivo, e ho bisogno del tuo aiuto per batterlo", disse, cercando di spiegare la sua improvvisa comparsa, in quel momento.

"Vallo a dire a tua mamma", disse Elaine
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turok
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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Quello non se lo aspettava. Per un attimo l'insulto lo ferì, ma subito quella sensazione fu soppressa. Basta. Non gli importava più. A nessuno importava più.

Guybrush fece l'occhiolino. "Allora dimmi ... tu e il giardiniere? Eh?"

«Vedo che sei gentile come sempre", disse gelida Elaine.

"È una giornata caldissima, eh?" disse Guybrush. «E vedo che ancora non ti fai problemi a fare un uso esagerato di profumo."

"Non è più divertente", disse Elaine con una voce che suggerì che lei non lo avrebbe tollerato per molto ancora.

"Non ti piace la mia nuova barba?" chiese.

"Finiscila, Brush,", disse sprezzante Elaine.

"Ti hanno spedito tutta la mia posta?"

"Sai, io ho del lavoro da fare", disse Elaine.

"Non ne sono sicuro, ma non mi devi dei soldi?" rifletté Guybrush.

"OK, ti stai davvero spingendo oltre, amico", disse Elaine.

"Le tue notti solitarie sono finite, piccola," riferì Guybrush. "Sono tornato."

"Mi dispiace, Threep. Non gioco più a quei giochi".

"Tu sei il governatore del mio cuore, piccola", continuò Guybrush. Si guardò intorno. "Sai, mi piaceva di più la vecchia casa."

"Uh Huh."

Guybrush aveva rinunciato ad ogni pretesa di conversazione - ora stava solo provando ad offenderla. "Dov'è tua sorella? - quella veramente bella" domandò.

"Non posso credere che in realtà pensavo che mi mancassi", disse Elaine.

Guybrush era troppo preso dalla discussione per prestare attenzione a quell'ultima frase. "Perché non scivoliamo in qualcosa di più comodo?" chiese, cercando di controllare lo sguardo maligno.

«Ti avverto - stai cominciando a darmi sui nervi."

"È la mia immaginazione", proseguì, "o sei ingrassata?"

«E io che pensavo che fossi diventato un bravo ragazzo", disse Elaine. Sembrava di poter a malapena controllare la sua rabbia - in ogni caso un po' di emozione.

"Fin'ora mi sono solo scaldato," sospirò Guybrush.

"Posso darti un consiglio?"

"Le altre donne non significavano nulla per me!" esclamò Guybrush.

"Guybrush - stai davvero camminando sul ghiaccio sottile. Vattene.".

"Allora, chi è il padre?"

Qualcosa in Elaine scattò. "Questo è tutto!" lei urlò. "Ne ho avute abbastanza! Porta la tua pellaccia fuori dalla mia casa!" Indicò la porta dietro di Guybrush, il suo viso era rosso e furioso.

Guybrush seguì il suggerimento, tornandosene fuori dalla porta e via lungo il corridoio. Non sarebbe mai più tornato.

Attraversò diverse porte, prima di arrivare alle scale che conducevano al party del piano di sotto. Arrivato lì Guybrush si fermò.

Aveva pronunciato un bel po' di insulti negli ultimi minuti, ma non si sentiva bene. Qualcosa che Elaine aveva detto, a metà discorso circa, era ancora nella sua memoria.

"Non posso credere che in realtà pensavo che mi mancassi", disse. Guybrush aveva ignorato le parole in quel momento, ma non poteva più. Le loro implicazioni stavano appena iniziando a richiamare i suoi ricordi.

Lui mancava ad Elaine.

Nei mesi solitari successivi alla loro separazione, Guybrush aveva pensato che il suo dolore fosse unico. Elaine era la regina della socievolezza, nientemeno che il governatore, con centinaia di pirati desiderosi di fidanzarsi con lei. Guybrush era nessuno, era uno che una volta era stato un pirata che, pur avendo ucciso LeChuck, aveva scoperto che la vita non era diventata più facile, ma forse ancora più difficile.

Non si sarebbe mai aspettato di sapere che Eliane sentisse la sua mancanza.

E ora altri dettagli della loro conversazione, ignorati al momento, vennero a galla. Quell'espressione cruda sul suo viso - Guybrush aveva pensato che fosse rabbia. Ma la rabbia non ti faceva diventare gli occhi rossi e acquosi.

"Oh, Elaine!" gemette Guybrush. Sì, gli mancava troppo. Ora lo sapeva. Che stupido era stato!

Poteva solo pregare che ci fosse ancora tempo.

Elaine si voltò nel momento in cui lui entrò nuovamente nella stanza. "Forse la prima volta non sono stata abbastanza chiara," disse.

Guardandola negli occhi, Guybrush ebbe una conferma della sua intuizione. Ma come poteva mai farsi perdonare?

"Avevi ragione," disse lentamente, scegliendo con cura le parole. "Sono stato un buffone. E uno smidollato."

"Credi che questo dovrebbe farmi dimenticare tutto?" disse Elaine con scetticismo.

"Mi rendo conto ora di che stupido sono stato", disse Guybrush, con voce umile e implorante.

"Sei patetico", rispose Elaine. Ma il suo volto diceva qualcosa di diverso.

"La vita senza di te è un incubo senza fine."
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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"Ti aspetti davvero che mi faccia ingannare da queste parole?" chiese Elaine.

Guybrush la guardò. "Elaine, salvami da questo mulinello di miseria", fu ciò che semplicemente disse.

"Se non posso vivere insieme a te, io non voglio vivere affatto", proseguì.

"Stai diventando più dolce", disse Elaine. Sembrava che anche lei lo fosse.

"Non vuoi almeno darmi una seconda possibilità?"

«Be', non è certo la cosa più stupida che tu abbia mai detto", rispose Elaine.

"La mia vita è stata senza senso lontano da te."

"Va un po' meglio", disse Elaine, ovviamente contenta di non essere più insultata.

"Elaine, ritorniamo insieme", la implorò Guybrush. "Non posso vivere senza di te."

"Oh, Guybrush," sospirò Elaine. Per un attimo girò la testa, poi si voltò verso di lui, lo guardò dritto negli occhi. "So che non dovrei avere a che fare con te, ma c'è qualcosa nella tua debolezza ed incapacità che mi contagia." Si avvicinò a lui.

"Ciò significa che mi lascerai prendere la mappa?" sbottò Guybrush in più toni normali, veramente un lapsus freudiano di proporzioni immense.

La mascella di Elaine cadde. "La mappa! È solo di questo che si tratta? Avrei dovuto immaginarlo!" Si avvicinò con rabbia verso la finestra, e la spalancò. Le lastre di vetro si scossero. "Se è solo della mappa che ti importa ..." Si frugò in tasca, tirò fuori il pezzo di mappa, e lo gettò più distante che poteva.

Si voltò un'ultima volta verso Guybrush. "È meglio che te la vada a prendere fuori", disse. Il suo tono non era arrabbiato, o di rimpianto, o frenetico. Nessuno dei due aveva quell'espressione - quella che una volta sarebbe potuta essere rabbia, o dolore, non c'era più. Di contro, il suo viso era completamente illeggibile. C'erano aspetti su cui Guybrush non voleva rivolgere l'attenzione, per paura di ritrovarsi in acque profonde.

Guardando il suo volto, Guybrush capì di aver bruciato i ponti. Irrevocabilmente.

Stava per dire qualcosa, ma poi si fermò. Non poteva dire nulla, senza aggravare il suo errore. Invece, semplicemente la guardò un'ultima volta e se ne andò.

Mentre scendeva per le scale tornando al party, Guybrush cominciò a sentirsi meglio. Improvvisamente si voltò e corse verso il salotto. Ma era troppo tardi - Elaine era scomparsa. Doveva aver fatto qualcosa che l'aveva fatta davvero impazzire questa volta.

Guybrush si guardò intorno nel salotto. A sinistra, un appendiabiti e uno separé per cambiarsi. Qui c'era appeso un cappotto verde, Guybrush pensò fosse di Elaine - lei metteva le spalline dappertutto. Accanto al separé c'era uno specchio a figura intera. Guybrush si guardò per un momento. Zonker Harris in un abito? Il pensiero lo rallegrò un po'.

Dall'altro lato del salotto, c'era un busto in pietra ben visibile. Guybrush aveva sentito parlare del busto di Elaine, e doveva essere questo. Non era così impressionante come veniva descritto. Un grosso petto di legno occupava una posizione privilegiata al centro di una tovaglia su di un tavolo. Guybrush distolse lo sguardo - era scortese guardare il petto di una donna, o almeno così aveva sentito.

C'era un divano-letto vicino alla finestra che Elaine aveva spalancato così enfaticamente. Un divano-letto è la metà di un letto e di un divano, e questo in particolare sembrava estremamente confortevole, con le sue lenzuola e i cuscini. Appeso sopra il divano-letto c'era un remo. Lì sembrava un po' fuori posto, così Guybrush lo osservò più da vicino.

C'era scritto "Scuola Centrale dei Caraibi per i governatori - 67esimo reggimento". Evidentemente un ricordo dei suoi giorni di scuola. Guybrush lo prese e lo tolse dal muro. Il legno era ben lucidato, e sembrava pesante e di buona fattura al tatto. Con un remo come questo, come si sarebbe potuta perdere?

Tenendo sempre in mano il remo, Guybrush guardò fuori dalla finestra. Poteva vedere la mappa svolazzare nel cortile. Era il momento di scendere prima che fosse accaduto qualcosa di inatteso.

Guybrush guardò il remo. Guardò il posto sulla parete dove il remo stava normalmente. I suoi occhi andarono avanti e indietro un paio di volte. "Beh, forse non gli mancherà questo vecchio remo", decise infine. Pensò che gli sarebbe sarebbe potuto tornare molto utile nel corso dei prossimi giorni. Probabilmente era la cosa più vicina ad un'arma che possedeva, per esempio.
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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Guybrush, s'incamminò a passo svelto giù per le scale, tenendo il remo vicino al corpo, cercando di fare l'indifferente. Vide Jojo arroccato sul bordo della tazza per il punch e lo chiamò con un fischio acuto.

Jojo drizzò subito la testa. Squittì, batté le mani, e balzò verso la porta, mentre Guybrush si faceva largo tra la folla. Si riunirono sulla soglia, e uscirono nel sole del pomeriggio.

Il cane, stava ancora dormendo pazientemente vicino alla porta, aprì un occhio sospettoso mentre passava Guybrush. Lui tirò su col naso, e il cane iniziò ad abbaiare con impeto. Jojo si ritrasse, sibilando.

Guybrush si mosse. "Ah!" disse. "Abbaia quanto vuoi! Filbert è lontano e sta rastrellando il retro".

Il cane considerate queste parole. Smise di abbaiare e rimise la testa a terra.

"Bravo cane", disse Guybrush. Si addentrò nel cortile anteriore. A diversi piedi di distanza, la mappa stava fluttuando vicino al terreno. Guybrush andò a raccoglierla. Ma mentre lo faceva, il vento iniziò a sollevarla in modo allarmante. Sembrava come se il pezzo di mappa fosse sul punto di volare via.

Guybrush si avvicinò di un piede al pezzo di mappa, abbastanza per raggiungerlo abbassarsi e afferrarlo, quando un zefiro di vento lo spostò portandolo nuovamente fuori portata. "Ma che ..." disse Guybrush. Continuaca a seguire il pezzo di mappa, ma questo continuaca a spostarsi. "Hey ..." Ora Guybrush poteva sentire la brezza scompigliargli i vestiti - l'aria era calda, umida e leggermente profumata - avrebbe piovuto presto.

"Maledetto vento," esclamò Guybrush, ora stava camminando veloce per tenere il passo con il pezzo di mappa. L'aveva quasi presa, quando arrivò un soffio di vento. "Torna qui! Aiutami, Jojo!"

Jojo saltò in avanti, correva sull'erba con un muovendosi a linghi balzi in un'andatura a quattro zampe, ma mentre si avvicinava, improvvisamente soffiava il vento. La mappa fu sollevata sempre più dai soffi del vento. Saliva sempre più in alto, con le correnti adcendenti di aria calda. E più saliva, più guadagnava velocità, svolazzando sempre più lontano dal palazzo.

Jojo strillò, e subito salì sull'albero più alto nelle vicinanze. Seguì il percorso della mappa con occhi d'aquila e una mano a proteggerglieli dal sole. Torna a terra, Guybrush non poté fare altro che sospirare con frustrazione, mentre la mappa scompariva a sud-est. "Bene, è caduta," disse.

Jojo è rimasto sull'albero per diversi minuti, poi si affrettò a scendere tenendosi ai rami. Sceso dall'albero, riuscì a far capire a Guybrush - attraverso una serie di gesti complicati delle mani - che il pezzo di mappa era sceso sulla parte di terra vicino alla punta meridionale dell'isola. Guybrush annuì, e per un attimo rimase immobile a pensare.

Fece schioccare le dita. Certo! Il party del Governatore Marley del Martedì Grasso (Fish Fry) - avrebbe potuto prendere un pesce enorme e vincere la sua scommessa con il giovane pescatore. Certo, non centrava nulla con la soluzione del suo attuale problema, ma Guybrush non pensava che sarebbe mai più tornato in quel party e non vedeva davvero l'ora di osservare l'espressione sul viso di quel moccioso.

Prima di tornare al palazzo, però, si nascose in un angolo del boschetto e si tolse quel suo stupido costume. Prendere quel pesce avrebbe potuto richiedere di correre un po' e Guybrush voleva che le sue gambe fossero il più libere possibile.

Guybrush lasciò l'abito per terra, disse a Jojo di aspettare lì, e tornò al palazzo.

Le finestre, che riflettevano il sole forte, sembravano fissarlo. Guybrush venne abbagliato, al ché sollevò le mani davanti ai suoi occhi. Si trascinò più vicino.

Il palazzo aveva un sentiero tutt'intorno. Invece di entrare dalla porta d'ingresso, Guybrush prese per quel viottolo, andando a sinistra. Il sentiero costeggiava il lato sinistro della casa, passava sotto alberi e felci che lo sovrastavano, e in men che non si dica Guybrush era sul retro della casa.

Questo era il lato meno impressionante del palazzo. C'era una scorta di scatole di legno del formato standard vuote, e un bidone della spazzatura ammaccato accanto alla porta di servizio. I lavori in muratura qui erano chiaramente raffazzonati, e c'erano le radici delle erbacce che si facevano spazio tra le crepe.

Guybrush era più interessato al bidone, che conteneva parecchie lische pesce. Sopra il bidone c'era un indicazione: "Caro Booty del Servizio di Smaltimento Rifiuti dell'Isola: Ssshhh Perfavore non sbattere i bidoni della spazzatura. Governatore riposa al piano di sopra!.".

Se questo bidone conteneva lische di pesce, allora forse la porta sul retro portava in cucina. E se Guybrush fosse riuscito a trovare la strada per la cucina, forse avrebbe potuto tirare anche un pesce fuori di lì. Valeva la pena provare.
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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Guybrush tirò a se la porta. Questa raschiò ostinatamente contro il pavimento di pietra e Guybrush la tirò con più forza. Alla fine, si aprì lasciando uno spiraglio largo abbastanza per poterci passare attraverso.

Guybrush sbirciò dalla porta. Come aveva immaginato, quel posto era la cucina. Era una cucina di tipo industriale, dopotutto. Un'alta fiammata divampò in un forno di mattoni, quasi una fornace, e Guybrush potè sentire il calore radiante dal punto in cui si trovava. Enormi sacchi di farina e zucchero erano allineati alle pareti, insieme a diversi inquietanti schizzi di sangue. Un enorme barile in un angolo era messo sotto il rubinetto di una pompa, ed era pieno fino all'orlo di acqua.

Oltre al calore, l'odore colpì immediatamente Guybrush. Un odore di burro, olio, pesce e frittura. Un buon odore. E nel centro della cucina, in piedi su un grande banco di legno, c'era un secchio di metallo pieno di pesci.

Purtroppo, quando si accorse del pesce, lì vicino vide anche l'enorme, allampanato chef, che teneva delle mannaie in entrambe le mani facendo profonde incisioni sulla superficie di metallo che stava usando. Non sembrava molto allegro - ringhiava sonoramente ad ogni affondo della lama, come se fosse stato personalmente offeso da qualunque animale morto stesse affettando. Anche le mannaie avevano delle inquietanti macchie di sangue.

Guybrush prese qualche profondo respiro. Entrò velocemente in cucina, cercando di fare il percorso più breve per arrivare al pesce senza essere visto.

Lo chef alzò gli occhi mentre entrava. "Hey!" gridò, gesticolando con le mannaie. "Qui è permesso solo il personale della cucina!"

"Mi dispiace", disse Guybrush in fretta, prima di precipitarsi di nuovo fuori. Si appoggiò contro la porta, spingendola perché si chiudesse. Fidati di Elaine che ha ingaggiato il Macellaio di Riga come chef. Guardò alla sua sinistra verso il cartello d'avviso. "Stai dormendo, eh?" ringhiò, e diede un forte calcio ai bidoni della spazzatura.

La porta alle sue spalle si spalancò. "Hey! Cos'è tutto questo chiasso?" tuonò il cuoco mentre appariva sulla soglia, tenendo sempre in mano le sue mannaie.

Guybrush guardò verso l'alto, con timore, il volto arrabbiato a solo un passo dal suo. Poi si mise a correre.

"Non fare baccano coi bidoni del governatore!" gridò il cuoco mentre gli correva dietro. Lo chef lo seguiva, agitando le braccia minacciosamente. "Chi ti credi di essere? Hey, torna qui! Non ho ancora finito con te!"

Quando Guybrush fece metà giro del palazzo, arrivando alla porta d'ingresso, si rese conto che lo chef, per quanto furioso sarebbe potuto essere, era davvero in pessima forma. Le sue grida di rabbia crescevano sempre più lontane. "Non va bene punk! Se non sono procioni sono giovani vandali!" Di conseguenza, Guybrush non si mise a correre per tutta la tenuta, ma invece continuò a girare intorno al palazzo, in modo da tornare così alla cucina. "Hooligan di strapazzo! Perchè dovrei ... Hai un bel coraggio!"

Guybrush raggiunse la porta della cucina e adesso non riusciva più a sentire il cuoco. Si tuffò dentro, corse verso il secchio, e prese il pesce più grande che potè trovare. Era bagnato e viscido, ma armato con una dose sufficiente di adrenalina Guybrush fu capace di mettere quella roba in tasca. A quel punto corse di nuovo fuori.

"Oh, sei qui", disse lo chef quando apparve. "Comunque, come stavo dicendo ..." Guybrush iniziò nuovamente a correre, dirigendosi questa volta verso il cortile. "Non ho tempo per questo", disse lo chef. "Vattene ragazzo. Mi hai infastidito! Ci metto un secondo ad utilizzare questa mannaia." Sembrava visibilmente infastidito dal fatto che Guybrush non correva più con tanta fretta. "Questo posto è davvero peggiorato", disse lo chef con disgusto, seguendo Guybrush alla zona giardino. "Cercano un lavoro! Perché non scendi alla discarica, se ti piacciono così tanto i bidoni della spazzatura!" Alzò la voce mentre Guybrush scomparve in un boschetto di alberi. "SCRAM! I ragazzi di oggi! Tua madre sa dove ti trovi?" Guardò ancora una volta nella foresta, dove nulla si stava muovendo a parte le foglie. "Hmpf!" emise un soffio con il naso e si diresse verso la cucina.

Guybrush alzò la testa e guardò la strada che aveva percorso. Poi si ricordò del pesce. Lo tirò fuori dalla tasca - era lundo quasi due piedi, grosso, viscido e completamente sgradevole. "Qui", disse a Jojo, porgendogli il pesce. "Prendi questo. Non stai portando niente". Jojo non sembrava molto impressionato, ma lo prese comunque. "Ora andiamo a prendere quel pezzo di mappa."
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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Guybrush poté facilmente spiegare il suo cambiamento di costume alla guardia al cancello. Probabilmente, dopo aver visto Guybrush nel suo costume rosa, la guardia aveva capito che comunque non era molto veloce.

I due passarono oltre la postazione della guardiola e si diressero nell'entroterra, ora iniziava la parte difficile.

Guybrush prese nuovamente la mappa di Dread. La punta più a Sud dell'isola di Booty non era poi così lontana dalla Villa di Booty, che era un po' più verso Est. Guybrush poteva quindi tornare alla Villa, prima di girare verso destra seguendo la linea costiera mentre questa si andava restringendo.

Così come si restringeva in alcuni punti si allargava in altri. All'estremità meridionale dell'isola di Booty era presente una scogliera alta e levigata, nota soprattutto per la mancanza di appigli o altri ausili per un'arrampicata. Era possibile scendere, ma non si poteva più tornare su.

Quando furono più vicini alla scogliera, esplorarono il terreno. Guybrush a destra, Jojo a sinistra. Non trovarono nulla.

Il suono delle onde che si infrangevano al di sotto si fece più forte, e l'odore del sale nell'aria diventava più acerbo e stucchevole. Non c'era nessuna mappa.

Infine, Guybrush e Jojo raggiunsero la scogliera. Guybrush guardò verso l'alto, e sbarrò gli occhi guardando verso il basso il mare che rimbombava duecento piedi più sotto. Il vento gli soffiava in faccia, il che era confortante - se ciò fosse avvenuto alle sue spalle Guybrush avrebbe avuto un attacco paralizzante di vertigini.

In ogni caso, ne ebbe quasi uno un momento dopo, perché d'un tratto vide un piccolo oggetto che svolazzava, intrappolato su una vecchia radice contorta cinquanta piedi più in basso. Sembrava la mappa.

Guybrush si sdraiò sull'erba e lentamente avanzò fino a quando la sua testa fu sopra l'abisso. Abbassò lo sguardo ancora una volta.

Era la mappa. Si trovava in una posizione così distante da non dargli alcuna speranza di poterla recuperare. In quel momento, tutta la sua caccia era appesa a un filo.

Guybrush si alzò di nuovo. Aveva bisogno di raggiungere quella mappa in qualche modo, forse con una sorta di gancio, magari legato all'estremità di uno spago o qualcosa.

Guybrush improvvisamente si rese conto che forse quel pesce sarebbe stato più utile di quanto avesse pensato.

Meno di un'ora dopo, aiutato dal vento a favore, Guybrush scese dal Jolly Rasta sul lungomare della città di Phatt. Per tutto il viaggio si era preoccupato della mappa, chiedendosi se il vento l'avrebbe strappata via da dov'era portandosela in mare.

Qui su Phatt, tuttavia, la tempesta era lontana, e Guybrush fu in grado di dimenticare le sue preoccupazioni per un momento. C'era anche il bambino da gestire, il che lo spingeva a pensare alla strategia più adatta.

Guybrush s'incamminò per il lungomare verso il bambino, che era ancora seduto pigramente alla fine del molo con la sua canna che si allungava sopra l'acqua. Non disse nulla, ma mostrò il pesce che aveva raccolto al ragazzo.

La mascella del ragazzo cadde in basso. "Wow!" disse, prendendo il pesce rapidamente. "Questo è il più grande-" improvvisamente si rese conto di quello che stava dicendo, e si schiarì la gola. "Ehm, è grande quasi quanto il leviatano che ho appena tirato su", disse, allargando le braccia il più possibile per cercare di mostrarne la dimensione.

"Veramente?" domandò Guybrush. "Dove è questo 'Leviatano'?"

Il ragazzino non aveva nessuna risposta soddisfacente, e così si rimise nuovamente in bocca la sua pipa di pannocchia e si guardò intorno, mostrando un aspetto distratto. "Errr ..."

"Penso che tu stia mentendo", disse Guybrush.

Il bambino si strinse nelle spalle. "Sì, hai ragione. Era solo una barzelletta sui pesci. Penso che tu sia il vincitore." Ha raccolto la lenza, e ha poggiato la sua canna sul molo. "Ecco, prendi la canna." Il ragazzino si alzò e cominciò ad allontanarsi.

Guybrush non aveva bisogno di un secondo invito. La prese (era una bella canna), e corse di nuovo sulla nave di Dread.

"Booty Island, di corsa", disse al capitano Dread. Dread annuì.

Fu un viaggio con una durata maggiore rispetto alla durata media necessaria per dirigersi a Booty Island, probabilmente perché stavano navigando controvento questa volta. Quando furono arrivati, il sole era notevolmente più basso nel cielo. Era circondato da spesse nuvole su entrambi i lati, e probabilmente avrebbe fatto buio molto presto.

Non avevano tempo da perdere. Con la canna in mano, Guybrush e Jojo corsero verso sud lungo la costa, raggiungendo in breve tempo le scogliere. Con il cuore in bocca Guybrush guardò in basso, ma la mappa era ancora lì. La sporgenza doveva essere protetta dalle peggiori raffiche di vento.
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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Agendo ancora in modo nervoso, Guybrush prese la canna. L'amo si spostava lontano dalla parete rocciosa e verso il basso, fino a quando s'infranse rumorosamente contro la scogliera con un rumore sikile a quello della caduta di uno spillo. Lentamente Guybrush lo tirò su.

L'amo si avvicinò alla mappa, e Guybrush lo manovrò delicatamente fino a che non fu proprio sotto. Con un movimento breve e veloce, Guybrush raccolse la lenza.

L'amo intercettò la mappa, e la tirò su con facilità.

Quello era un bene. Guybrush si aspettava che la mappa si strappasse, o rimanesse ostinatamente attaccata alla radice. Adesso bavrebbe effettivamente potuto prendere questo pezzo di mappa.

Fu mentre Guybrush stava facendo risalire lentamente la mappa fino alla scogliera, sempre più vicina, che un nuovo attore entrò nel gioco. Volando dalla sua sinistra arrivò un gabbiano con il becco giallo e le ali bianche. Si lanciò sulla mappa, forse scambiandola per un pesce e la prese col suo becco.

Guybrush potè solo guardare mentre il gabbiano virava e volava verso la parte interna dell'isola.

Le reazioni di Jojo furono più veloci. Corse giù per la scogliera, che era priva di vegetazione e posta al limite del bosco. Si arrampicò sul più alto degli alberi più vicini.

Guybrush rimase a guardare mentre il gabbiano si dirigeva verso nord. Si sedette. Pochi minuti dopo Jojo ritornò. Con gesti delle mani sempre più complicati, provò a spiegare a Guybrush che il gabbiano aveva fatto il nido in un enorme albero nella parte settentrionale dell'isola, e che se fossero stati veloci abbastanza, potrebbero essere stati in grado di prenderlo.

Guybrush si scosse da dove era seduto e hanno preso ad inseguirlo.

Corsero oltre la Villa Booty (la gara di sputi stava ancora andando avanti), aldilà della montagna centrale, attraverso macchie di giungla, costeggiarono molte scogliere sul mare, e attraversarono le rocce nude e sporgenti. Quando furono più a nord, tuttavia, il fogliame cresceva meno densamente, gli alberi erano più lontani l'un l'altro. Fu così che, anche da molto lontano, furono capaci di vedere il grande albero.

Jojo saltò eccitato e lo indicò. Si affrettarono. Molto presto si trovarono sotto i rami dell'albero, con Jojo che puntava qualcosa verso l'alto strillando.

Un tempo il grande albero aveva ospitato degli abitanti - uno, per essere precisi. Il suo lascito era una serie di edifici costruiti nelle sporgenze, e una tettoia ad una moderara distanza dal tronco.

L'occupante aveva escogitato un modo per salire e scendere dall'albero, che Guybrush comprese solo dopo un paio di minuti di osservazione. Intorno al tronco erano stati fatti una serie di fori circolari, in modo che, se si fossero inseriti degli scalini in essi, questi avrebbero formato una scala circolare che avrebbe permesso la risalita del tronco. Sarebbe stata una lunga scalinata, visto che il tronco del grande albero era di circa cinque metri di diametro. Ma la scala non c'era più. Era rimasta solo una singola piattaforma, una tavola spessa di circa un metro di lunghezza sporgeva dal primo foro.

"Jojo? Puoi salire?" domandò Guybrush. Jojo scosse la testa e indicò che il tronco era troppo liscio - non c'era alcun appiglio. Le rientranze circolari non erano d'aiuto - Anche queste erano lisce, e troppo poco profonde per riuscire ad avere un attacco sicuro.

Guybrush si mise a riflettere. Il calore del luogo - il terreno scoperto era come un forno caldo, e ora, con la tempesta, anche umido - e il suono intenso degli insetti che ronzavano rendeva difficile pensare.

Aveva il remo. Per qualche ragione, lo aveva portato con sé dal Jolly Rasta. Guardandolo ancora una volta, si rese conto che la dimensione del sul manico era molto simile a quella dei fori nel tronco. Provò ad inserirlo nel foro accanto alla tavola spessa e si accorse che la sua misura era corrispondente e salda.

Così ora aveva due scalini invece di uno. Cosa poteva fare? Guybrush ebbe un'idea. Se si fermava sul remo, estreva la tavola e la metteva nel foro sopra il remo, e poi ripeteva questo processo, probabilmente sarebbe potuto arrivare in cima. Ma ci sarebbe voluto un po'.

"E allora?" borbottò Guybrush. Non aveva altri impegni pressanti. Rapidamente Guybrush salì sulla tavola, prima di saltare delicatamente sul remo. Il remo, che in realtà non era stato costruito per resistere a tali pressioni, si ruppe sotto di lui quando vi spostò tutto il suo peso. Guybrush cadde, e la sua testa sbatté sull'estremità dura della tavola. Il mondo divenne scuro.
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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Per un po' di tempo, non era del tutto sicuro per, Guybrush fluttuò nel buio, senza sapere dove si trovava, quando o anche chi fosse. Ma lentamente il buio mutò, e arrivò la luce, una luce orrenda e rossa.

Gemendo, con una testa che sembrava un pallone da calcio, Guybrush finalmente aprì gli occhi, scoprì che era successo qualcosa di estremamente strano.

Jojo era scomparso, il che era insolito - era un amico leale e affidabile. Ma ciò che Guybrush vide subito fu ciò che lo circondava. Dappertutto c'erano i colori come di strani tramonti, o Guybrush era testimone di un qualche tipo di fenomeni soprannaturali.

Era come se tutto fosse visto attraverso uno speciale filtro di colore rosso. Il ventre delle nuvole, il tronco già grigio di un albero, anche lo spazio attorno, tutti erano sfumati con la più intensa tonalità di rosso.

Guybrush si rialzò lentamente. Oltre ad un grosso bernoccolo doloroso sulla testa, si sentiva bene. Ma c'era qualcosa di inquietante. Iniziò a notare altri cambiamenti - il vento, per esempio, era completamente fermo. L'aria era immobile e stagnante. E il rumore - non si poteva sentire un singolo canto d'uccello o lo ronzio di un insetto.

"Qui sta succedendo qualcosa di molto strano", disse infine Guybrush. La foschia rossa aveva ridotto di un bel po' il suo campo visivo, fino a quando due figure che erano sotto i rami dell'albero cominciarono a muoversi con lunghi balzi cosicché Guybrush finalmente li vide.

Un uomo calvo in pantaloni e una donna con folti capelli biondi - Guybrush rimase a bocca aperta.

I suoi genitori!

Era passato molto tempo da che Guybrush li aveva visti, ma lui li riconobbe immediatamente. Istintivamente. "Papà!" gridò. "Mamma! Cosa state facendo voi due qui?"

"Siamo venuti a cercarti", disse papà. Aveva una voce amichevole e sicura - il tipo di voce che appartiene ai tipi che riportano sempre i libri alla biblioteca in tempo e sanno come si parcheggia in modo parallelo.

"Dove sei stato?" chiese la mamma, la sua voce era ancora preoccupata ma sembrava avere qualche sollievo.

"Siete venuti a cercarmi?" domandò Guybrush. "Credevo mi aveste abbandonato!"

La sua mamma sembrava sconvolta all'idea. "Abbandonarti? Perché mai avremmo dovuto farlo? Siamo genitori così premurosi."

"Sì, lo siamo," confermò il papà, il suo pizzetto marrone andava su e giù mentre annuiva.

"Insomma, cosa volete?" domandò Guybrush, cercando di non chiedersi come erano riusciti a trovarlo.

Suo padre lo guardò con un piccolo sorriso. "Figliolo, abbiamo qualche informazione per te," disse.

"Davvero? Tosto! Di cosa si tratta?"

"Beh, te lo diremo cantando", disse la sua mamma.

"Oh. OK ..." disse Guybrush, non consapevole di dove questo lo avrebbe portato.

Anche la sua mente così guardinga non era preparata a ciò che accade successivamente. I suoi genitori cominciarono a librarsi lentamente nell'aria e mentre lo facevano la loro forma iniziò a cambiare. I colori del loro corpo aumentarono di luminosità, mentre le gambe si assottigliarono e si allungarono. Guybrush intravide momentaneamente delle costole e delle rotule, finché due scheletri completamente formati aleggiarono nell'aria accanto a lui. Lentamente si seppelliromo, così come vennero fuori dal suolo e Guybrush vide che non erano tinteggiati di rosso come il resto dell'ambiente. In realtà, neanche lui lo era.

Dal cielo partì la musica, un numero del jolly ragtime. Sembrava familiare. E gli scheletri dei suoi genitori cominciarono a danzare, le ginocchia si poegavano velocemente e con un forte senso del ritmo. Non erano affatto ostacolate dalla mancanza di carne.

Guybrush non pensava che i suoi occhi sarebbero potuti inorridire ulteriormente. Stavano iniziando a cantare una canzone.

Papà scheletro estrasse la sua cassa toracica e la puntò col dito. "L'osso della costola è collegato al .. osso della gamba!" La gabbia toracica venne rimessa a posto e la gamba destra venne indicata con grande enfasi. "L'osso della gamba è collegato al ... osso dell'anca!" continuò Mamma scheletro, approfittando inoltre del suo residuo di calcite fissato debolmente. "L'osso dell'anca è collegato al ... osso della testa!" cantò Papà scheletro, e avevano voci niente male - il Club Del pellicano sarebbe stato felice di prenderli.
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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Il suono della musica aumentò come un coro trionfale. Gli scheletri si incrociavano, staccandosi le braccia e toccando il loro metacarpo, prima di incrociarsi avanti e indietro, a destra e a sinistra, in una danza sapientemente eseguita. Tutto quello che gli mancava era un cappello a cilindro e un bastone e sarebbero potuti andare a Broadway.

Guybrush si grattò la testa. Doveva aver sbattuto molto forte.

Papà scheletro sorrise. "L'osso testa è unito all'osso della costola!" cantava mentre mamma scheletro ballava una danza briosa dietro di lui. "L'osso della costola è unito all'osso della gamba! L'osso della gamba è unito all'osso del braccio! Sì!"

L'entusiasmo sfrenato degli scheletri stava cominciando a contagiare Guybrush. "Wow, sono bravi", disse, mentre tornavano indietro cantando. Iniziò così a muoversi al tempo della musica.

Gli scheletri non avevano ancora finito. Gli accordi trionfanti e le trombe del coro si dissolvevano, e la mamma scheletro prese la parola. "L'osso del braccio è unito all'osso della testa! L'osso della testa è unito all'osso della costola! L'osso della costola è unito all'osso della gamba! Yeehah!"

Guybrush stava assistendo a qualcosa di speciale qui. "Devo prendere appunti!" esclamò mentre il coro ricominciava per la terza volta, a far stridere e squillare le trombe. Guybrush tastò le varie tasche nel suo cappotto, tirò fuori l'unico pezzo di carta che aveva (era lo stesso frammento macchiato di sputo che lady voodoo gli aveva dato), e in fretta cominciò a scrivere i versi come li ricordava.

I genitori scheletro stavano per cominciare la quarta strofa. "L'osso della gamba è unito all'osso dell'anca! L'osso dell'anca è unito all'osso del braccio! L'osso del braccio è unito all'osso della testa! Yeehah!"

La musica tornò più forte di prima. Le trombe squillarono trionfalmente dai cieli. Le foglie più sopra si scuotevano con la forza della musica.

"... L'osso del braccio è unito all'osso della testa ..." mormorò Guybrush. Pensava di avere tutto ora. Mise la penna e la carta in tasca, e iniziò a ballare insieme agli scheletri.

Ma improvvisamente la musica si fece tremula. I genitori scheletro si voltarono, verso qualcosa dietro Guybrush, e le loro mascelle caddero spalancate. "Yikes!" gridarono, prima di scappare in fretta via dal palco e fuori dalla vista.

«Cosa c'è? Qualcosa non va?" disse Guybrush mentre uscivano. Provò a seguirli, ma gli scheletri si muovevano troppo velocemente. «Perché mi avete abbandonato ancora?" disse, improvvisamente solo.

La sensazione di gioia gradualmente svanì, sostituita da una che indicava che ci fosse qualcosa di enorme e in agguato dietro di lui. Guybrush si voltò.

"Booo!" disse il pirata fantasma LeChuck.

Guybrush fece un balzo di due piedi. Non era qualche idiota in maschera. Questo era il vero LeChuck - verde, in decomposizione, putrido, e assolutamente malvagio. Accortosi dello shock di Guybrush, LeChuck rise, schizzandogli qualche goccia di saliva fantasma.

"LeChuck!" esclamò Guybrush quando tornò con i piedi per terra. "Ma io ti ho ucciso!"

"Tu non mi hai ucciso, piccolo deficiente!" disse LeChuck. "Ero già un fantasma quando mi hai incontrato!" Guybrush dovette ammettere che era vero. "Hai distrutto soltanto la mia essenza spirituale ... un favore che ora ricambierò!"

E poi, nella seconda trasformazione in cinque minuti, LeChuck si assottigliò, rimpicciolì e divenne più leggero. Un secondo dopo, era diventato il Guybrush di sei mesi prima, l'imberbe, gentile Guybrush che aveva conquistato Melee Island, armato soltanto di una bottiglia per il seltz piena di birra di radice.

LeChuck/Guybrush scosse minacciosamente la bottiglia per il seltz. Si accucciò, sorrise verso il Guybrush rannicchiato, e premette.

Un liquido simile all'acido schizzò sulla pelle di Guybrush.

"AAAAARRRRGGGGHHHHHH!" urlò Guybrush.

Jojo, con il volto ansioso, balzò via dal Guybrush rannicchiato dandogli improvvisamente uno strattone, in uno spasmo violento.

Guybrush aprì gli occhi, e si guardò intorno. Era sdraiato sulla schiena, ai piedi dell'albero, sotto un cielo che, anche se nuvoloso e minaccioso, non aveva tracce di rosso. Lo spazio intorno a lui tornò ai suoi normali colori. La musica era sparita, ma il vento era tornato, portando con sé i normali rumori della giungla.

Guybrush si sistemò con cautela in posizione seduta, con la schiena contro l'albero. Aveva un terribile mal di testa. "Wow! Che sogno!" disse. Probabilmente questo era il sogno più vivido che avesse mai avuto.

Jojo non sembrava rassicurato dal ritorno di Guybrush. Era stato incosciente per qualche minuto, e quell'urlo aveva completamente snervato la scimmia. "Sto bene", disse Guybrush. "Veramente."
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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Un pensiero lo colpì all'improvviso. Era stato un sogno, non è vero? Tranne che per il fatto che il suo cappotto era un po' bagnato, e la sua tasca destra della giacca era aperta.

Guybrush infilò la mano in tasca e ne tirò fuori la carta incrostata dallo sputo. Su di essa, lesse con orrore i quattro versi della canzone degli scheletri. Rimase in silenzio per qualche minuto, poi rimise la carta nella sua tasca. In questo momento era troppo difficile trovare un senso all'accaduto.

Guybrush si alzò in piedi, guardando i resti frantumati del remo. Doveva essere un oggetto antico. Li raccolse, perché pensava che forse il falegname dell'isola di Scabb avrebbe potuto riparare il remo. Ma Scabb era molto lontana, e sembrava che il viaggio avrebbe dovuto aspettare un altro giorno.

"Dai, Jojo, andiamo", disse Guybrush.

Il Maestro dello sputo stava diventando irrequieto.

Qualcosa di cui gli spettatori passivi non si sarebbero resi conto. Per loro il Maestro dello sputo era, come al solito, pieno della sua energia maniacale, si muoveva a grandi passi su e giù per la pista da sputo (un vero prato - l'erba veniva ben irrigata) e li esortava a fare almeno un tentativo. Ma il Maestro dello sputo si stava agitando. Il cielo stava cominciando ad oscurarsi e il vento cominciava a salire. Ben presto avrebbe dovuto fare i bagagli e chiudere la sua giornata - quelle raffiche di vento somigliavano a qualcosa come un vantaggio sleale.

E non aveva ancora assegnato neanche un premio per il primo classificato. Il Maestro dello sputo gettò lo sguardo verso la piccola tenda che aveva eretto li vicino, in cui c'era una grande scatola contenente una serie di placche di bronzo. Il Maestro dello sputo non voleva che la gente pensasse che era eccessivamente duro con i concorrenti e stava davvero sperando che qualcuno vincesse qualcosa al più presto.

Hmmm. Forse la bandiera del primo posto era troppo lontana.

Prima che il Maestro dello sputo potesse fare nulla per risolvere quel problema, però, vide una figura di un uomo basso che camminava verso la pista da sputo, con una vivace scimmia al suo fianco. La figura stava sorseggiando qualche bevanda verde.

Xxxxxxxxxxxxxx

Il Maestro dello sputo lo riconobbe. "È tornato!" gridò con entusiasmo, mentre Guybrush mise via la bevanda e si avvicinò impassibile alla linea di partenza. "Signore e signori - il Capitano Loogie!"

Il pubblico applaudì mentre Guybrush si schiarì la gola. "Lasciala andare!" gridò una donna pirata.

Guybrush ignorò il pubblico, si concentrò sul suono della saliva in bocca. Mentre il Maestro dello sputo stava tornando indietro, Guybrush approfittò del momento per bere un po' di quel simil-grog verde acquistato al Bloody Lip. Speranzoso che, con questo tipo di assistenza avrebbe potuto avere una qualche possibilità di vittoria.

Guybrush inalò, impegnandosi a tirar su quanto più sputo poteva. Lo rimescolò in bocca, la sensazione era come di avere qualcosa simile a colla di gomma da masticare. Guybrush arricciò le labbra, sporse la testa in avanti, e sputò.

Il muco s'incamminò dalle sue labbra, attraverso l'aria, e si spiaccicò a terra, appena oltre il marcatore del terzo posto.

"Che cos'è questo?" disse il Maestro dello sputo. "Una svolta a sorpresa in termini di prestazioni? Sembra proprio un terzo posto. Credo che meriti degli applausi."

Il pubblico applaudì educatamente, ma Guybrush rimase ancora sulla linea. "Aspetta un momento", disse il Maestro dello sputo, "sembra che il Loogster non abbia ancora finito."

Infatti, Guybrush non aveva finito. Era rimasto un po' deluso del terzo posto, ma quando vide lo sputo sparire nella terra verde, si ricordò di una conversazione che aveva sentito alla festa del Martedi Grasso. Lo scheletro aveva ottenuto il secondo posto - e ciò era accaduto con il vento alle spalle.

Lo stesso vento che, anche ora, stava aumentando.

La donna pirata che in precedenza aveva gridato in segno di incoraggiamento indossava una specie di bandana rossa legata attorno alla vita. Era fatto di un tessuto sottile, e Guybrush lo vide fluttuare leggermente all'andare e venire del vento.

Il pubblico tacque, e gli unici rumori erano quelli del vento che saliva e delle labbra di Guybrush follemente di lavoro. Anche se stava tirando su la saliva, e la staca mescolando in bocca a mo'di esperimento, i suoi occhi non si staccavano mai dal bandana sul fianco del pirata.

Guybrush sentì la spinta del vento dietro di lui, e vide svolazzare il bandana.

Immediatamente sputò. Il muco, navigando con forza maggiore rispetto a poc'anzi, volò lontano nell'aria, solo per spiaccicarsi al secondo posto. Un po' schizzò dietro contro il vento.
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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"Ovviamente questo ragazzo si è allenato!" gridò il Maestro dello sputo. "Sembra che questo sia un secondo posto. Purtroppo, ci sono premi soltanto per il primo posto."

Guybrush indietreggiò scoraggiato dalla linea di partenza. Ce l'aveva messa tutta in quell'ultimo sputo. Lanciò uno sguardo pieno di risentimento verso le bandiere che svolazzavano al vento a livello delle caviglie e indicavano il primo, il secondo e il terzo posto. Erano ancora un po' troppo lontane.

Jojo poggiò una mano consolante sulla gamba sinistra.

Guybrush ora guardò il Maestro dello sputo mentre sfilava davanti alla folla e gli venne in mente che forse avrebbe potuto spostare le posizioni delle bandiere. Ma no, il Maestro sembrava un po' troppo zelante e con una vista d'aquila per quel tipo di trucco.

Se solo avesse potuto qualcosa per distrarlo.

"Vorrei comprare il clacson della nave", disse Guybrush al negoziante, indicando un grande corno marrone appeso vicino al pappagallo.

"Magnifico", rispose negoziante. "Per quell'articolo sono quaranta pezzi da otto." Guybrush prese il clacson, pagò il negoziante, e uscì velocemente.

Non era particolarmente intelligente, ma, soprattutto negli ultimi mesi, aveva sviluppato una sorta di abilità nel ragionamento deduttivo. E quell'abilità si faceva viva proprio quando le cose sembravano completamente senza speranza - divertente.

Di ritorno alla pista per lo sputo, Guybrush aveva pensato ad alcuni modi per distrarre le persone. Qualunque cosa fosse, avrebbe dovuto essere qualcosa di molto fastidioso, in modo da sorprendere non solo il Maestro dello sputo, ma anche la folla.

Poi Guybrush vide il vecchio e il cannone. Il cannone avrebbe dovuto sparare quando la nave postale fosse arrivata e Guybrush sapeva che era in ritardo di tre giorni. Ipotizzando che il Maestro dello sputo e il suo pubblico fossero tutti dei residenti del luogo, sarebbero stati molto interessati di vedere finalmente l'arrivo della nave postale.

Così Guybrush si avvicinò al vecchio, assicurandosi che avesse il suo apparecchio acustico saldamente in posizione prima di parlare.

"Ciao di nuovo", disse Guybrush.

"Stai parlando con me?" disse il vecchio.

"Hey, vecchio," disse Guybrush, "che ne dici di sparare un colpo con il cannone?"

Il vecchio lo guardò. "Che vuoi dire con 'sparare un colpo'?" Chiese. "Il mio nome è Augusto DeWaat, non è vecchio. Questo cannone è solo per scopi ufficiali." Si voltò per osservare il mare.

Imperterrito, Guybrush continuò a pensare. Ovviamente doveva fare in modo che il cannone sparasse, altrimenti che cosa ci faceva qui? Sicuramente era stato più di un caso fortunato che qualcosa per distrarre pronta-per-l'uso fosse disponibile proprio quando Guybrush ne aveva bisogno.

Così in qualche modo, doveva fare in modo che Augusto sparasse con il cannone. E poiché la persuasione sembrava non funzionare, avrebbe dovuto ingannarlo per farlo sparare.

Guybrush si chiedeva se le navi postali avessero il clacson...

E fu così che si mise dietro Augusto (e fuori dalla sua visuale) con in mano il suo clacson della nave. Guybrush guardò la pista degli sputi li vicino dove, non visto dalla folla, Jojo era accovacciato vicino alle bandiere. Jojo sollevò il suo piccolo pollice.

Guybrush annuì, portò il clacson alle labbra e soffiò.

Il suono che venne fuori dal clacson era basso e gutturale. Sembrava provenire da tutte le direzioni.

Guybrush smise di soffiare. Appese il corno dalla cintura alla maniera dei comuni pirati/eroi. Funzionerà?

Ci fu un'improvvisa esplosione lì vicino, seguita pochi istanti dopo da uno splash in lontananza. "Sembra che il vecchio Augusto abbia avvistato la nave postale!" urlò il Maestro dello sputo, accorrendo verso il molo.

Il pubblico si voltò per guardare allo stesso tempo verso la zona del molo. Mentre tutti erano diatratti Jojo sgattaiolò sotto i loro piedi, tirando le bandiere fuori dal terreno. La bandierina del primo posto andò al secondo posto. Quella del secondo posto venne messa al terzo posto. E la bandierina del terzo posto fu inserita in una nuova posizione, un piede più vicino alla linea di partenza.

Guybrush sorrise a Jojo mentre si metteva in salvo. Il Maestro dello sputo stava tornando, scuotendo la testa alla folla. "Falso allarme."

Guybrush si schiarì la gola. Era arrivato il suo momento.
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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Il Maestro dello sputo sorrise quando vide che Guybrush si avvicinava per la terza volta. Ammirava davvero la persistenza di questo ragazzo. Per essere onesti, non aveva l'aspetto di un grande sputatore, ma mentre Guybrush si avvicinava alla linea di partenza, il Maestro dello sputo, nel suo inconscio, ebbe l'impressione che la bandierina del primo posto si trovasse un po' più indietro del solito. "Avanti, sputa, Cattarraio!" gridò il Maestro dello sputo.

Il silenzio scese tra la folla. Guybrush si fermò, prendendo profondi respiri, poi all'improvviso inalò una grossa boccata d'aria. Per la folla, la sequenza di suoni fu di questo tipo-

"Swish-swish". (Dai, Capitan Catarro!)

"Hoooooookkkkkkk!" (Puoi farcela!)

"Chwwwwwwwkkkkk!" (Ozzie Ozzie Ozzie! Oi oi oi!)

"Ptooie!"

Il grumo di saliva verde come un proiettile oltrepassò un pirata alto col cappello nero, un pirata dall'aspetto arabesco con un fez rosso, un pirata francese con un berretto nero e dei capelli rossi, oltrepassò un pirata/nano, e il pirata donna, mentre il suo fazzoletto rosso svolazzava selvaggiamente.

Superò la terza bandiera, andò oltre la seconda bandiera, e oltre la prima bandiera.

"Ha superato il record!" gridò il Maestro dello sputo, facendo un gran balzo. Il pubblico applaudì con entusiasmo. Qualcuno fischiò. "È stato veramente fantastico!" continuò, incamminandosi verso Guybrush per congratularsi. Mise un braccio intorno alle spalle di Guybrush. "Cari sportivi, oggi abbiamo assistito a qualcosa di incredibile. Lascia che mi congratuli con te e che ti dia questa targa commemorativa." Il Maestro dello sputo rovistò dentro le sue tasche voluminose. Tirò fuori una piccola targa di bronzo, assicurandosi che il pubblico la potesse vedere bene.

Guybrush prese la targa con gratitudine. "Ti saluto, Capitan Cararro", disse solennemente il Maestro dello sputo. "Forza, facciamogli un applauso!" Guybrush sorrise, e si allontanò a suon di applausi e congratulazioni. "Certamente, ci sono un sacco altri premi per tutti voi", continuò il Maestro dello sputo. "Allora, che ne pensate, gang?"

Guybrush raggiunse Jojo, che stava saltando su e giù, completamente incontrollabile. Guardò la targa, che era piuttosto vuota tranne che per un dorato grumo di qualcosa dall'aspetto strano al centro.

Guybrush si chiese se l'antiquario fosse stato interessato a questa.

Era scettico.

In risposta alla domanda "Quanto mi puoi dare per questa targa", il commerciante disse in fretta, "non mi interessa."

Guybrush, veramente, non poteva biasimarlo - l'unica cosa a cui questa targa poteva servire era come fermacarte... Ma, comunque, insistette ancora.

"Cosa intendi dire?" gridò, indignato. "Non vale niente?!"

"Per un grumo di pus su una crosta?"

"Non è solo un grumo di pus", disse Guybrush vigorosamente.

"Oh, davvero? Cos'ha di speciale?"

Guybrush si chinò, come se stesse confidando un grande segreto. "C'è sopra lo sputo di colui che ha ucciso LeChuck," sussurrò, portando la testa all'indietro e annuendo. Ciò in gran parte era vero.

"Veramente?" chiese il commerciante, e ora sembrava interessato. "Ciò la rende davvero preziosa!" Perfetto, pensò Guybrush. "E comunque, mi piace il bronzo. Ti dò seimila pezzi da otto per quella".

Guybrush dovette trattenersi dal mostrarsi troppo raggiante. Quella cifra era al di là anche delle sue aspettative. Consegnò la targa e in cambio, il mercante gli diede un grande sacco di soldi, delle dimensioni e del peso di una palla da bowling.

"È stato bello fare fare affari con te", disse Guybrush, camminando verso la porta. All'esterno, immediatamente si avvicinò a Kate Capsize.

Kate era rimasta li tutto il giorno, pur non riuscendo a noleggiare la sua imbarcazione. Ma si stava facendo tardi, era prevista una tempesta di sera e lei si stava solo preparando a imballare il tutto per andare su Phatt Island e riprovare la sua fortuna domani.

Socchiuse gli occhi mentre Guybrush si avvicinava. Il ragazzo che non poteva permettersi nulla.

"Sono interessato a noleggiare una nave", disse il nostro.

Kate avrebbe risposto con qualcosa di sarcastico, ma in quel momento vide Jojo che stava arrivando alle spalle di Guybrush, e rimase un po' confusa. "Come ti ho già detto, la mia quota è di seimila pezzi di otto," fu tutto quello che potè dire.

"OK, ti pagherò i seimila pezzi da otto", disse Guybrush che, per dar significato alle parole sollevò quello che avrebbe potuto essere un sacchetto di una palla da bowling, fatta eccezione per le fossette delle dimensioni di monete sulla superficie. Diede la borsa a Kate, che la prese con un ampio sorriso.

"Ti sei noleggiato una nave", disse. "Mi chiamo Kate Capsize, sarò il tuo capitano". "Sei pronto a partire ora?"

"Uh, no, prima devo occuparmi di alcune cose", disse Guybrush.

«Fammi sapere quando sei pronto per andare", disse Kate.
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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Guybrush si incamminò verso il molo, ed arrivò alla nave del Capitano Dread. Mise le parti esterne del remo sul ponte, e poi guardò Jojo. "Mi dispiace, vecchio amico", disse Guybrush, "ma dovresti aspettarmi qui. Non dovrei mancare a lungo." Jojo lo guardò con disapprovazione, ma si trascinò a bordo.

Guybrush si mosse veloce ora visto che il sole stava tramontando. Guardò il testo "I grandi naufragi del nostro secolo", e vide che la Mad Monkey era affondata alle coordinate 38N, 88W. Guardò la mappa del Capitano Dread, e si accorse che il punto a cui si riferivano quelle coordinate era piuttosto vicino a Booty Island. Saltò nuovamente sul molo, e si diresse di buon passo da Kate. "Sono pronto a salpare!" annunciò.

"Hai un percorso o qualcosa del genere?" chiese Kate, portandolo lungo le banchine verso il lato opposto.

"Posso mostrarti dove voglio andare su questa mappa che mi ha dato il Capitano Dread", dichiarò Guybrush, indicando la sottile pergamena con un dito. "Allora, dov'è la tua barca?"

Mezz'ora dopo.

"Bene, eccoci", disse Kate, sollevandosi dalla ringhiera accanto a Guybrush.

Beh, non aveva molta scelta. La caratteristica peculiare della nave di Kate, qualcosa che aveva stupito Guybrush, erano le sue dimensioni. Se si fosse dovuti essere generosi, la misura del ponte era di quattro metri (larghezza) per otto metri (lunghezza). Ciò permetteva alla nave di essere veloce, ma questo era tutto. La nave era pulita, e finemente decorata, ma lo sforzo appariva un po' sprecato - era come affaticarsi di più per fare un modello in scala della torre Eiffel che costruirne una reale.

"E adesso?" chiese Kate.

"Hai ordinato questa nave su un fumetto?" domandò Guybrush.

"Molto divertente", disse Kate.

"Ho visto navi in bottiglia più grandi!"

"Ha ha."

"Da quale vasca da bagno proviene?"

Kate sorrise in modo forzato. "L'hai pensato tutto da solo?"

"Ho visto tazzine da caffè più grandi di questa nave!" continuò Guybrush con un sorriso sul suo volto.

"Gee, le tue battute sono divertenti quasi quanto le tue dimensioni".

"Questa nave è così piccola, che i ratti che ne escono hanno la gobba!"

"Possiamo andare avanti con il lavoro?" chiese Kate.

Guybrush pensò di si, e con riluttanza abbandonò gli insulti. "Mi tufferò e cercherò il galeone affondato", disse. Mise un piede sulla ringhiera, esaminando l'acqua mossa sottostante.

"Sei sicuro di saper nuotare?" chiese Kate, che non ne sembrava molto sicura.

"Hey, posso trattenere il fiato per dieci minuti!" si vantò Guybrush. Dopo aver risposto a Kate, salì sulla ringhiera e si tuffò in mare.

L'acqua in cui si immerse era calda e salata. Per un momento Guybrush fu squassato dal moto delle onde di superficie, dal fragore dell'acqua nelle orecchie, poi attraversò la turbolenza, abbassò la testa e si inabissò lentamente a spirale.

Una quarantina di piedi più giù, Guybrush riuscì a rimettersi in posizione verticale, usando le braccia per bilanciarsi. L'acqua intorno a lui, che in un primo momento era stata azzurra, stava diventando via via più fresca e più scura. C'era ancora abbastanza luce, tuttavia, per vedere i banchi di pesci, i calamari color arancio, e anche lo strano pesce palla.

Piccole bolle d'aria gorgogliavano dalla bocca di Guybrush. Non stava scherzando quando aveva detto di poter trattenere il respiro sott'acqua per dieci minuti, ma non era mai stato a una profondità simile prima d'ora. Ma il mare era così sereno qui, e i pesci colorati così tranquilli, che il senso di panico in qualche modo andava via con la sua aria rimanente.

L'acqua intorno a lui diventava sempre più scura, sfumando progressivamente dal blu reale verso il color inchiostro. Guybrush scendeva ancora lentamente, senza paura, con il cappotto che fluttuava leggermente nelle lievi correnti.

Improvvisamente Guybrush, guardando in basso, vide lo scafo di una nave sfondata, in decomposizione, sepolta per metà nel bianco cinereo fondo dell'oceano. Stava quasi per prendere un profondo respiro, ma si ricordò dove si trovava appena in tempo.

Grazie ad una spinta con le sue braccia, Guybrush oltrepassò gli affioramenti rocciosi più alti, punteggiati di anemoni luminosi e coralli sbiaditi, sopra un canalone che si faceva più stretto man mano che scendeva, e, infine, arrivò al fondo dell'oceano. Bianche nuvole di sabbia venivano su dall'abisso, diffondendosi lentamente nell'acqua densa.

Guybrush guardò verso destra, e più in alto, la carcassa della Mad Monkey.
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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Da ciò che vide immaginò che vi fosse stata una lunga agonia dell'imbarcazione prima del definitivo naufragio. Lo scafo fatiscente ora a
poggiato sul fondo dell'oceano si era diviso in due monconi, la prua e la poppa. Quasi tutti gli alberi erano rotti o incrinati. E la sabbia, in qualche decennio, era riuscita a ricoprire la maggior parte della nave. Solo gli archi di prua e di poppa, con l'albero maestro, erano ancora visibili. Presto, probabilmente, anch'essi sarebbero scomparsi sotto la sabbia.

Guybrush si diede una spinta sul fondo dell'oceano e nuotò fino alla prua della Mad Monkey. Qui c'era la polena più strana che avesse mai visto.

La maggior parte delle navi avevano un qualche tipo di creatura del mare come polena. La sirena era particolarmente popolare, ma anche il Kraken e i draghi del mare venivano spesso rappresentati. Questa creatura, però, era diversa, anche per gli standard di una polena. Aveva il corpo, ali e gli artigli di una grande aquila, e la testa di una grossa, grassa, scimmia, che portava una benda sull'occhio.

Guybrush non pensava che quella fosse una grande opera d'arte, ma comunque, lui non era un artista. Quello che potè comprendere dal vedere quella polena, e che non gli piaque molto, fu che sembrava molto pesante.

Guybrush si aggrappò alla testa - se si gosse sforzato di più sarebbe riuscito a raggiungere le orecchie con le mani. Essendosi aggrappato per bene, Guybrush appoggiò i piedi alla base della prua e cominciò a tirare.

Fece un po' di resistenza, come una reazione elastica, ma poi si staccò. Mentre Guybrush veniva tirato indietro, allontanandosi dalla nave, una cascata di bolle d'aria si sollevava in alto. Il peso della testa lo riportò rapidamente sul fondo del mare.

Xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

La conclusione era inevitabile, ed avrebbe dovuto pensarci prima - la testa di scimmia era troppo pesante da poter portare in superficie.

Invece di provare a portarla su, Guybrush fece qualcos'altro. S'incamminò lentamente, passeggiando lungo il fondo del mare, verso un punto a diversi metri di distanza, dove Kate aveva gettato l'ancora. Guybrush salì a cavallo dell'ancora e, sporhendosi verso l'alto, con ina mano raggiunse la catena dell'ancora aggrappandovisi. Gli diede tre rapidi strattoni - non perché questo era un segnale con cui si era accordato con Kate, ma agendo con il presupposto che Kate Capsize aveva una sorta di cervello e sarebbe stata in grado di capire alcune cose da sola.

Fu così ed alcuni istanti dopo Guybrush si ritrovò a risalire in superficie dagli abissi.

"Bene, hai la testa di scimmia", disse infine Kate. Fu davvero difficoltoso imbarcare quell'enorme polena, ma ora era adagiata sul ponte dell'imbarcazione e li fissava

Guybrush stava strizzando i suoi vestiti. C'era caldo e molta umidità quando era arrivato sul ponte. "Torniamo a Booty Island", suggerì. Si sentiva abbastanza bene. Normalmente, a questo punto sarebbe gelato dal freddo perché il vento, indipendentemente dalla temperatura dell'acqua, gli avrebbe raffreddato le gambe e le braccia. Ma la tempesta si stava avvicinando e l'umidità era così alta che anche le travi della barca di Kate avevano un sottile velo di acqua di condensa.

"D'accordo", disse Kate. Gettò lo sguardo verso l'isola montagnosa in lontananza. Il cielo dietro di essa, sopra di essa, e tutto intorno aveva in colore tra il blu e il nero, ed il vento che soffiava verso di loro portava con sé i deboli echi del tuono.

Kate iniziò a virare, e ora potevano chiaramente vedere il fulmine.

Nel momento in cui finalmente raggiunsero la banchina di Booty Island, le prime grosse goccie di pioggia cominciavano a cadere. Kate non si preoccupò di se stessa per arrivare al molo, ma voleva semplicemente accostarsi il più vicino possibile, così da permettere a Guybrush di saltare al di là dell'acqua sulla banchina, al sicuro.

In un primo momento, il nostro temette che il suo peso combinato con quello della testa di scimmia lo avrebbe fatto schiantare sulle assi di legno del molo ributtandolo in mare, ma fu fortunato e atterrò su una spessa trave lì poggiata, che scricchiolò un po' ma rimase al suo posto.

Guardò a sinistra e destra - il molo era molto meno affollata ora. Non riusciva a vedere nessuno. Quello che poteva vedere, però, era il vento che soffiava sulle persiane aperte, le onde che si infranfevano sul molo, e il grosso peso delle navi ancorate.

La barca di Kate stava già galleggiando via, verso Phatt Island. "Congratulazioni per il tuo ritrovamento!" gli gridò. "Stammi bene e dì ai tuoi amici che anche loro potranno affittare il Capsize Charter!" La barca era ormai alla deriva lontana, sospinta dal vento, e ben presto fu solo un puntino in lontananza. Mentre si allontanava, Kate pensò a quanto fosse strano che non gli aveva mai chiesto ll suo nome.
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

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Guybrush abbassò la testa e corse lungo il molo. La testa della scimmia si stava rivelando inaspettatamente utile qui - gli impediva di essere spazzato via in mare. Guybrush corse avanti, fuori dal molo, e attraversò la piazza Ville de la Booty, ora deserta.

La porta del negozio di antiquariato era chiusa, ma Guybrush aveva preso troppa velocità per fermarsi in tempo. Colpì la porta con un bel colpo, o più precisamente la testa di metallo che stava portando colpì la porta all'altezza della vita.

La porta si spalancò, andando a sbattere contro il muro. Guybrush entrò nel negozio dell'antiquario, ora illuminato dalla luce delle candele, e dietro di lui arrivò il vento, facendo tintinnare i display sui loro ganci.

"Chiudi la porta!" disse con rabbia l'antiquario. Guybrush si voltò, scoprendo che la porta non era affatto rotta, e la chiuse. Il vento si calmò. Ma solo quando Guybrush avanzò ancora una volta nella luce sottile e delicata, l'espressione di ira sul volto del commerciante cambiò.

Guardò con una sorta di ironica meraviglia mentre Guybrush deponeva la testa della scimmia sul bancone con un forte clangore. "Bene, bene, bene", meditò il commerciante. "Non pensavo che qualcuno avrebbe mai preso la polena della Testa di Scimmia". Fece scorrere una mano stretta lungo il cranio di metallo.

"Ora posso avere il pezzo della mappa?" chiese Guybrush.

"Certo, è tuo", disse il commerciante, facendo, con quelle parole, battere più forte il cuore di Guybrush. Il commerciante tirò fuori una chiave dalla tasca e aprì la vetrina delle mappe. Con mani reverenti Guybrush la prese dalla custodia. La tenne alla luce delle candele, fissando un quarto della mappa di Big Whoop.

Era stracciata e sgualcita, ma i dettagli erano intatti. C'era una piccola macchia verde nell'angolo, ovviamente parte dell'isola, e una grande freccia nord. Sulla macchia verde c'era parte di un sentiero rosso e curvo - un sentiero verso il tesoro?

Guybrush se ne stette lì, a studiarlo, per diversi minuti. Infine la mise nella sua tasca più sicura e profonda, dopodiché si diresse verso la porta. Lui non era particolarmente grosso, e quando aprì la porta il vento improvviso lo trascinò fuori in strada.

Guybrush cadde in un mucchio di polvere e lottò per rialzarsi. Tutto intorno a lui l'aria era densa di vortici di polvere e la visibilità era così bassa che non riusciva a vedere a cinque metri di distanza. Tuttavia, ricordava dove si trovava la nave di Dread, e il vento stava soffiando di nuovo, spingendolo nella stessa direzione.

Guybrush un pò corse ed un pò volò fino al molo, dove l'enorme, sporca carcassa della nave di Dread apparve all'improvviso dalla polvere. Jojo si teneva aggrappato alla ringhiera laterale per salvarsi, urlando contro di lui. Con troppo ritardo, Guybrush si rese conto che il suo slancio lo avrebbe portato dritto sul molo, facendolo andare a sbattere contro il fianco della Jolly Rasta e così cadere nel mare in tempesta sottostante. Così fece l'unica cosa che poteva: saltò.

Qualunque fosse stato il record di salto in lungo all'epoca, sarebbe stato battuto da Guybrush, catapultato in avanti dal vento di burrasca. Volò verso l'alto, superando facilmente la ringhiera laterale anteriore della Jolly Rasta e andando a sbattere contro la ringhiera laterale lontana. Mentre si fermava, Jojo urlò e si agganciò alla sua gamba destra.

La pioggia iniziò a cadere a picchiare. Veniva da tutte le angolazioni, in gocce enormi che sembravano cuscinetti a sfera. In pochi secondi Guybrush era fradicio, anche prima di riuscire a mettersi in piedi. Jojo urlava e si stringeva alla sua gamba, i suoi occhi erano chiusi.

Il ponte ondeggiò e si rotolò, lanciando Guybrush in avanti nella cabina. Il nostro svenne in un angolo vicino al Capitano Dread, che teneva il timone nelle mani ferme, fissando intensamente in avanti. Forse stava mormorando qualcosa, ma il rumore e il trambusto rendevano impossibile sentirlo. Occasionalmente prendeva un sorso da una piccola bottiglia piatta.

Sopra il vento urlante, Guybrush ora sentiva rumori di schianto e scheggiatura dal molo. Alcuni momenti dopo la Jolly Rasta fu sollevata da una violenta raffica di vento e spinta verso il mare. A rischio di venire spazzato via dal vento, Guybrush sbirciò dietro l'angolo della cabina. Vide (con difficoltà, attraverso il vento e la pioggia battente) una fila di navi che ondeggiavano su e giù come tappi in un mare di champagne. Legname sciolto, strappato dal molo, galleggiava accanto a loro in onde che si alzavano di diversi metri.

Il molo era andato distrutto. E con esso, la corda che aveva legato la Jolly Rasta a terra era stata strappata in due. Erano alla deriva, in un mare in tempesta.

Si allontanarono velocemente, e ben presto il molo e le navi ormeggiate scomparvero dietro una cortina grigia. Guybrush rimase lì un momento più a lungo, abbastanza a lungo da farsi colpire al petto da un'enorme onda che si curvò sopra la ringhiera. Guybrush fu lanciato di nuovo sul ponte, completamente fradicio. Sputacchiò di nuovo e cadde nella cabina, con Jojo bagnato e trascinato con lui mentre si aggrappava alla sua gamba per salvarsi.

La tempesta stava lanciando la Jolly Rasta in giro come una ninfomane su un letto d'acqua. Guybrush si rannicchiò in un angolo e aspettò il peggio...

Nel profondo della fortezza di LeChuck...

Largo stava vagando per il labirinto, senza una chiara destinazione in mente. Questo non era il suo normale modo di comportarsi, ma aveva notizie inquietanti e non aveva particolarmente voglia di vedere LeChuck al momento.

Sfortunatamente per Largo, la curva successiva lo avrebbe portato proprio di fronte a LeChuck. Se ne stava lì al centro del corridoio, lo guardava con rabbia, come se lo stesse aspettando.

Largo si fermò, appena fuori dal raggio di sputo di LeChuck. "Ah", iniziò, cercando di guadagnare tempo fino a quando non avesse potuto pensare a un modo per dirlo gentilmente. "LeChuck signore..." Inghiottì. "Mi dispiace informarti che Guybrush ha trovato un pezzo della mappa di Big Whoop".

LeChuck ruggì. "Ne avrai molto più pentimento se ne trova un altro. Fermalo a qualsiasi costo. Ma ricorda - lo voglio vivo". Con queste ultime parole, gli occhi normalmente marroni di LeChuck lampeggiarono di un rosso profondo.

"Sì signore", disse Largo. Non calmatosi, ma al punto più vicino cui potesse mai arrivare, LeChuck si voltò e si trascinò verso l'uscita.

"Disgustoso", mormorò Largo.

Il giorno dopo.

Normalmente a questo punto della storia, dopo che la nave del nostro eroe è stata battuta da una violenta tempesta, trascorrono il giorno successivo bloccati nel bel mezzo del nulla, senza terra in vista. La Jolly Rasta, tuttavia, stava andando abbastanza bene mentre si faceva strada verso l'isola di Scabb.

Il sole era basso nel cielo, appena sorto, e c'era una brezza confortevole e fresca che veniva da sud. Il tempo rinvigorì Guybrush, che stava controllandosi le tasche vedendo se mancava qualcosa. Sorprendentemente, sembrava che tutto fosse intatto. La mappa era al sicuro e asciutta nelle sue tasche interne, insieme al documento macchiato di sputo e alla mappa del Capitano Dread.

Per quanto riguarda la Jolly Rasta, era un po' malconcia, un po' sgangherata, ma non così tanto da notare la differenza. Avevano perso la canna da pesca e il clacson della nave, ma avevano guadagnato una scatola vuota di cibo per pappagalli con un grande pappagallo sulla parte anteriore, quindi non tutto era andato male.

Jojo, il pianista di mezzo metro, stava saltando intorno al ponte della Jolly Rasta, pieno di energia e vigore ora che non era più fradicio. Era anche felice perché stavano navigando verso l'isola di Scabb, il suo vecchio terreno di caccia.

Guybrush gli prestò poca attenzione, in parte perché era assorbito nello studio del pezzo di mappa e anche perché stava pensando a quel pirata ribelle, Rapp Scallion.

In quanto proprietario e gestore della Steamin Weenie hut, Rapp aveva avuto un successo ragionevole. Ma l'incendio improvviso che lo aveva ucciso suonava inquietante. Anche la mappa era andata in fumo? In ogni caso, Guybrush pensava di dover comunque entrare nella baracca e dare un'occhiata.

Poi c'era la questione dei suoi resti. Se Rapp fosse morto nella Steamin Weenie hut, probabilmente sarebbe stato sepolto nel cimitero dell'isola di Scabb. Ma Guybrush non ricordava di aver visto il suo nome lì. C'era solo un posto nel cimitero che non aveva esplorato - La Cripta di Stan Kozy. Stan, Guybrush ora sapeva, possedeva il negozio di bare usate di Booty Island. E in quel negozio, sotto una grande etichetta che leggeva CRYPTS, c'era una piccola chiave.

Guybrush voleva quella chiave.

Il più grande problema sarebbe stato quello di prenderla senza che Stan se ne accorgesse, e sarebbe stato difficile. C'erano pochi venditori più scaltri di Stan. Nulla sfuggiva ai suoi occhi d'aquila. Guybrush pensò al momento in cui Stan saltò nella bara - Guybrush aveva chiuso il coperchio e pochi secondi dopo Stan ne era saltato fuori, fresco e vivace. Poteva intrappolare Stan nella bara? Tenere premuto il coperchio probabilmente non avrebbe funzionato, e comunque non avrebbe potuto tenere chiuso il coperchio e prendere la chiave allo stesso tempo. Guybrush avrebbe voluto avere un martello decente e alcuni chiodi, ma l'unico attrezzo da falegname che il Capitano Dread teneva a bordo della Jolly Rasta era una sega arrugginita.

Guybrush sospirò e piegò la mappa con cura. Si alzò, si appoggiò al ponte e vide che si stavano avvicinando all'isola di Scabb.

"Ehi, Capitano Dread!" chiamò. "Questo secchio di chiodi può andare più veloce?"

"Soffiateli fuori dall'orecchio, amico", rispose Dread dalla cabina.

Attraccarono non lontano da Woodtick. Guybrush non voleva che Jojo venisse e cercò di spiegargli che si sarebbe allontanato solo pochi minuti, ma Jojo era così pieno di energia che nessun argomento lo avrebbe convinto. Così finì che Guybrush si trovò a camminare, quasi arrancando, lungo il sentiero verso Woodtick mentre una scimmia iperattiva gli saltava intorno, come un cane allegro e goffo.

Era ancora mattina presto, ma Woody stava già lavorando facendo uso della sua scatola degli attrezzi quando Guybrush lentamente entrò. Si sentiva sempre a disagio li dentro - la segatura gli faceva venire il raffreddore.

Guybrush tenne le mani verso il falegname. In esse c'erano i resti del remo di Elaine. Guybrush non voleva che lo riparassero per restituirlo, poiché restituirlo probabilmente avrebbe causato più problemi di quanti ne avrebbe risolti. Voleva che lo riparassero perché l'impugnatura aveva una forma molto specifica, una che si adattava perfettamente alle scanalature dell'albero grande. L'albero in cui, se Guybrush avesse avuto una serie fenomenale di fortuna, la mappa si sarebbe potuta ancora trovare.

"Scusa, potresti dare un'occhiata a questo?" chiese Guybrush educatamente. Woody posò gli attrezzi e considerò i frammenti di remo. Prese il remo dalle mani di Guybrush e lo girò, guardandolo alla nuova luce del mattino.

"Hmmm... sembra una frattura massiccia", disse. "Se hai intenzione di usarlo, è meglio rinforzarlo. Aspetta un momento". Woody mise il remo sul suo banco da lavoro, assemblò vari strumenti e pezzi di metallo e si mise al lavoro.

Era veloce ed efficiente. Guybrush poteva a malapena seguire il percorso delle sue mani mentre lavoravano, battevano, martellavano e incollavano. Anche Jojo riuscì a smettere di saltare in giro e si interessò al lavoro. Era passato solo un minuto quando Woody si asciugò la fronte e consegnò il remo appena riparato a Guybrush.

"Ecco qua, ragazzo", disse con orgoglio. "Gambo in acciaio, stecche in lega, meglio del nuovo". Guybrush prese il remo più lucido e leggermente più pesante con gratitudine. Woody tornò immediatamente al suo lavoro.

Hmmm... senza addebito. Guybrush decise che poteva convivere con questo. Woody stava rimettendo alcuni dei suoi strumenti al posto, e uno in particolare gli aveva attirato l'attenzione - un grande, robusto martello dal lucente argento. Accanto ad esso, chiodi con cui si poteva crocifiggere qualcuno.

Gli occhi di Guybrush si strinsero e uscì rapidamente dalla stanza.

Era un micro esempio del problema che doveva affrontare da Stan - sottrarre qualcosa da una stanza, senza essere scoperto dagli occupanti. Ciò che doveva fare era creare una sorta di diversivo.

Sarebbe probabilmente stato difficile. Guybrush era stupito dalla determinazione di quel ragazzo. Mattina, mezzogiorno, notte - a tutte le ore del giorno, Woody era lì a martellare. Guybrush dubitava che fosse mai uscito da quel posto. Se lo avesse fatto, sarebbe probabilmente successo per affari.

Per affari...

Con un lampo di intuizione, Guybrush ebbe un'altra idea. Così diabolica che non poté fare a meno di sorridere malignamente.

Pollice per pollice, arcotangente per arcotangente, il sole salì dolcemente nel cielo. I suoi caldi e pallidi raggi accarezzarono il terreno di Woodtick, servendo a mostrare che il villaggio era meglio visto di notte, o preferibilmente nel buio totale.

Al sole, il legno della nave che un tempo sembrava lucido e robusto si rivelò essere mangiato dai vermi, marcio e secco come l'esca. La vernice era malferma e sottile. Le finestre appannate, impolverate e macchiate.

La nave bloccata sullo scoglio, la casa di Marty e dei tre pirati di bassa lega, non se la cavava meglio delle altre. Ma quei pirati, come la maggior parte degli abitanti di Woodtick, non erano preoccupati minimamente. Come tutti gli altri, dormivano. Woodtick era una vera dimora notturna - la gente dormiva durante il giorno e viveva durante la notte.

Non era obbligatorio, ovviamente. Tuttavia, con i festeggiamenti, il consumo eccessivo di grog e i pirati scontrosi e ubriachi, semplicemente non era sicuro dormire durante la notte. E dopo tutta la violenza, i balli e il bere della notte precedente, nessuno era in condizioni di passare la giornata sveglio.

Quindi i pirati di Woodtick dormivano. Ma c'erano, come sempre, delle eccezioni. Uno di loro, ovviamente, era Woody. Non beveva mai, non litigava e non bestemmiava, e alcuni pensavano che non fosse affatto un pirata. Ma Woody era sempre troppo grosso e minaccioso perché la gente potesse davvero scoprirlo da sola.

Poi c'erano i tre pirati delle esibizioni. Formavano una piccola, ma accettabile variazione allo stile di vita normale dei pirati - dormivano tutto il tempo. Giorno, notte, pioggia, sole, tutto veniva diligentemente e beatamente ignorato.

Frank, in particolare, era stato così da quando aveva messo una gamba di legno. Questo naturalmente aveva un po' intaccato le sue aspirazioni riguardo alla corsa, e poi camminare era diventato una sorta di lotta, e da quel momento in poi Frank aveva agito secondo i suoi anni di addestramento da pirata e si era arreso. I suoi compagni pirati si erano trovati d'accordo con questo, optando per una vita di sonnolenza nei posti alti principalmente perché si erano anche arresi alla vita.

In un certo senso, era una performance - e l'essenziale futilità dell'impresa dell'uomo traspariva molto bene.

Ma ora stava succedendo qualcosa di strano. Completamente di sua spontanea volontà, senza essere disturbato da qualsiasi piccola, fastidiosa, persona dal nome stupido, Frank si stava svegliando. Un sogno piuttosto insignificante che aveva avuto riguardo ai lama fu interrotto dalla calda pressione della luce del sole sulle palpebre e dal ricordo di un vago rumore.

Frank alzò le braccia e sbadigliò. Le gambe gli si spostarono involontariamente con il movimento e all'improvviso Frank fu colto dal più feroce attacco di vertigine. Gli occhi gli si spalancarono e Frank ebbe la sensazione di cadere dal bordo. Era terrorizzato. Non aveva mai avuto problemi con l'equilibrio prima - cosa c'era che non andava ora? Rapidamente, con il cuore in gola, Frank guardò giù.

Iniziò a urlare.

I due pirati si stavano muovendo. Lo guardarono con occhi sbarrati e interrogativi.

"La mia gamba!" Frank stava urlando. "La mia gamba!" I due pirati guardarono giù.

La gamba di Frank era stata segata al ginocchio.

"Aiuto!" urlò Frank. "Qualcuno chiami un dottore!"

Guybrush, accovacciato in un nascondiglio ombroso, sentì le urla e sorrise. Abbassò la sega e aspettò. Da lì aveva una visuale chiara della capanna di Woody e, molto probabilmente, Woody sarebbe spuntato qualche momento dopo, portando una gamba di legno e alcuni piccoli, intricati strumenti. Guybrush aspettò (sedendosi su Jojo per assicurarsi di non farlo saltare fuori e rovinare tutto) e quando Woody fu fuori vista corse verso la sua capanna.

Prese rapidamente il martello (etichettato Woody), una manciata di chiodi ed uscì in un lampo. Guybrush e Jojo corsero lungo il sentiero, oltre il ponte e furono finalmente fuori da Woodtick.

Il martello era proprio della giusta misura per entrare nelle sue tasche, il che permise a Guybrush di spostare la presa sulla sega del Capitano Dread. Al suo interno, della segatura marrone chiaro dalla gamba di Frank era intrappolata nei denti. Non era stato difficile, anche se il rumore del raschiamento lo aveva messo un po' alla sprovvista.

La nave del Capitano Dread era ora quasi in vista e lo spirito di Guybrush migliorò ulteriormente. Le cose stavano andando davvero bene.

Navigarono per l'isola di Booty, sotto cieli che diventavano sempre più blu.

Guybrush si aspettava uno scenario di distruzione totale al molo - legname sciolto che galleggiava nel mare, il molo strappato e frantumato, barche capovolte e affondate. C'era stato un po' di tutto questo. Ma una sezione notevolmente grande del molo era illesa, ed era qui che il Capitano Dread attraccò.

Non c'era molta folla. La maggior parte delle barche sembravano essere salpate per altri lidi.

Guybrush aspettò che la Jolly Rasta fosse al sicuro, poi scese sul molo con Jojo. Vagarono nella Ville de la Booty.

Era tranquillo qui. Kate se n'era andata - era a Phatt Island. Augustus l'uomo del cannone se n'era andato. Anche la gara degli sputi aveva chiuso i battenti.

Le vetrine erano sporche e stracciate dalla tempesta della notte precedente e all'improvviso Booty Island non sembrava più così festosa. Guybrush e Jojo camminarono lentamente lungo la strada principale e non viderono nessuno. Il posto sembrava deserto.

Si affrettarono a passare.

Ciò nonostante, fu una breve e piacevole passeggiata fino al Grande Albero, annidato comodamente nel quartiere nord di Booty Island. Era ancora mattina e l'aria non era ancora umida, un netto miglioramento rispetto a ieri.

Gli insetti ronzavano e le cicale cinguettavano mentre Guybrush inseriva il remo rinforzato nel secondo buco lungo il tronco. Era, di nuovo, della misura adatta.

Fece un passo sul primo asse e si fermò, respirando profondamente. Jojo sembrava teso.

Guybrush provò a appoggiare un piede sul remo. Resistette. Chiuse gli occhi e salì completamente sul remo.

Il remo rimase fermo - non cigolò nemmeno. Dopo un po', Guybrush riaprì gli occhi ed esalò. Jojo sorrise e applaudì, un suono simile a due palmi di cuoio che venivano sbattuti insieme.

Da lì fu facile. Mantenendo la posizione sul remo, Guybrush estrasse la tavola dal suo buco, inserendola nel buco sopra il remo. Poi salì sulla tavola, estrasse il remo e lo inserì nel buco sopra. Poi ci salì sopra.

Guybrush era a diversi metri da terra e circa cinque intorno al tronco, prima che Jojo si rendesse conto di essere stato lasciato indietro. Squittì urgentemente a Guybrush, saltando su e giù.

"Scusa Jojo", disse Guybrush, agitandogli la mano dall'alto. Jojo gli lanciò uno sguardo scontroso e si allontanò verso la latrina.

Non molto tempo dopo, Guybrush scese dall'ultimo buco sulla piattaforma principale. Fortunatamente non aveva paura dell'altezza, altrimenti non avrebbe mai fatto quegli ultimi metri. Si guardò intorno.

Guybrush non sapeva che tipo di albero fosse. Non era un pino, perché i suoi rami andavano dritti verso l'alto. Il tronco di questo albero saliva dritto per circa cinque metri, poi si divideva in quattro spessi rami che andavano in direzioni diverse, quasi orizzontali.

Qui alla biforcazione, era stata eretta la capanna principale. Era costruita con travi grigie che erano asciutte e ricoperte da profonde scanalature, ma sembravano ancora forti. Il tetto aveva una forma conica bassa ed era fatto di paglia intrecciata.

Guybrush alzò lo sguardo e a sinistra. Piccole scale erano state ricavate da uno dei rami che salivano dolcemente, portando a una capanna più piccola costruita dove il ramo si biforcava di nuovo. C'era un piccolo balcone e piccole finestre con lenzuola blu sbiadite che svolgevano il lavoro delle tende. Guybrush salì le scale fino alla capanna e sbirciò dentro, ma era completamente vuota. Ritornò giù dalle scale.

La capanna principale era completamente circondata da un balcone di legno, completo di ringhiere per evitare che la gente cadesse. Guybrush ci camminò intorno, e quando raggiunse il retro della capanna vide un altro edificio.

Non era davvero un edificio. Inoltre, una ripida scala conduceva dal balcone fino a una piccola capanna all'aperto. Al suo interno, Guybrush poteva distinguere appena un telescopio di metallo. Ovviamente, quello era una sorta di posto di osservazione.

Le scale sembravano forti, quindi Guybrush salì su, passando attraverso una sottile tettoia di foglie e fino al precario posatoio della sporgenza. In cima si raddrizzò e si guardò intorno.

La vista era magnifica. Guybrush si voltò lentamente, con la bocca aperta, e contemplò l'isola di Booty nella sua interezza. Ville de la Booty era una piccola, raccolta di edifici a sud, e l'interno dell'isola si rivelava come una fitta giungla. E tutto intorno, circondando l'orizzonte, c'era un oceano di un blu perfetto. Poteva persino vedere alcune delle isole vicine, come Phatt.

Guybrush sbirciò attraverso il telescopio. Era stato puntato sulla villa del governatore e Guybrush poteva distinguere la piccola figura verde di Philbert il giardiniere tra le file di cavoli. L'immagine era incredibilmente buona.

Guybrush si raddrizzò. Chiunque avesse vissuto qui doveva davvero aver apprezzato la vista dell'isola di Booty. Se ne stette lì per un momento, indeciso. Era davvero un bel telescopio.

Guybrush afferrò il telescopio. Quante cose avrebbe potuto fare con uno strumento di ingrandimento come questo... Era proprio la cosa giusta per sbirciare dal nido della civetta, cercando Land Ho. Peccato che la Jolly Rasta non avesse un nido della civetta.

Guybrush avrebbe potuto stare lì molto più a lungo, semplicemente guardando l'isola sottostante, ma all'improvviso si ricordò dell'affare in corso.

Il pezzo della mappa. Rapidamente Guybrush scese dalla scala, telescopio in mano. Camminò intorno al lato della capanna fino all'ingresso principale. Non c'era una porta, ma una porta in cui un vecchio lenzuolo blu scuro fluttuava nella brezza. Era l'unico segno di vita che Guybrush aveva visto qui. Lo spinse da parte ed entrò nella capanna.

All'interno della capanna c'era una sedia, rovesciata in un angolo, e un'enorme pila di carta. Guybrush entrò, lentamente, guardando ogni centimetro dello sporco pavimento di legno.

C'era una finestra panoramica in una parete, che offriva un'altra magnifica vista dell'isola di Booty, ma Guybrush non aveva tempo per questo. Stava guardando la pila di carta e stava iniziando a sorgere un terribile sospetto.

C'era un gabbiano appollaiato comodamente sui documenti. Sembrava familiare. Aveva un'espressione orribile sul muso. Guardò Guybrush come se stesse decidendo di morderlo o meno.

Era seduto su delle mappe. Centinaia e centinaia di mappe.

Molti anni fa, sebbene Guybrush non lo sapesse, il residente di questa capanna era stato un noto cartografo. Da qui il posto di osservazione e il telescopio, che spesso utilizzava nelle sue osservazioni. Nel corso della sua vita, il cartografo aveva disegnato migliaia di mappe, molte delle quali aveva tenuto a casa. Alcune erano volate via dopo la sua morte. Tuttavia, la maggior parte era rimasta qui, ammassata in un angolo, e questo perché il vento, combinato con la struttura naturale della capanna, tendeva a spingere le mappe in questa posizione.

Guybrush se ne stava lì, guardando con disperazione la pila. Centinaia e centinaia di mappe, e non aveva modo di dire quale fosse quella del Governatore. L'uccello era un altro pericolo - sembrava pericoloso.

Guybrush tornò fuori per pensarci. Probabilmente non c'era modo per lui, un cartografo inesperto, di scegliere la mappa del Governatore. Wally sarebbe potuto essere in grado, ma al momento non ci vedeva molto bene e non gli piaceva viaggiare.

C'era qualche modo per distinguere la mappa? Elaine avrebbe potuto farlo, ma Guybrush non aveva voglia di chiederle un favore al momento. Inoltre, avrebbe potuto tenere la mappa per sé.

Ha! Guybrush poteva solo immaginarsi di camminare per quei lunghi metri fino alla villa, arrivando sotto lo sguardo attento di quelle finestre, oltrepassare quel dolente segugio chiamato Guybrush, che probabilmente avrebbe annusato il residuo del remo rubato su di lui e avrebbe abbaiato a tutti, entrando dalla porta...

Guybrush si fermò all'improvviso e tornò indietro un po' sui suoi pensieri. Il cane. Quello che Philbert diceva che era così bravo a fiutare i beni del Governatore.

Potrebbe...

Guybrush sbirciò dal bordo del balcone e vide Jojo che sembrava annoiato laggiù. "Jojo?" chiamò. "Stiamo andando."

La casa di guardia era disabitata, quindi Guybrush e Jojo camminarono semplicemente sulla lingua di terra fino all'isola privata del Governatore.

La villa era stata risparmiata dai danni, principalmente a causa della fitta crescita della giungla che la circondava su tutti i lati. Erano caduti alcuni rami, ma questo era tutto. Tuttavia, ci potrebbero essere stati danni più profondi all'interno dell'isola, poiché Philbert il giardiniere non si vedeva da nessuna parte nel cortile anteriore.

Guybrush e Jojo camminarono rapidamente fino alla porta principale. Le finestre sembravano vuote, ma era meglio affrettarsi.

Il cane Guybrush era qui, come previsto, addormentato accanto alla porta principale. Guybrush gli tirò la coda.

Guybrush (il cane) guardò Guybrush (il pirata) con occhi iniettati di sangue e acquosi.

"Ok, Guybrush", disse Guybrush (il pirata). "Vieni con me". Gli diede un calcio, solo un gentile promemoria, nelle costole. Guybrush (il cane) sembrò pensarci su per diversi secondi, prima di alzarsi lentamente in piedi.

"Dai, allora", disse Guybrush (il pirata). Iniziarono ad allontanarsi dalla villa. Jojo sembrava ragionevolmente felice di avere un cane come compagno intimo e Guybrush sperava che tutto questo non si venisse a sapere tra gli altri pirati - non avrebbe mai potuto dimenticarlo. Guybrush, amico degli animali. Guybrush Threepwood e parenti stretti. Guybrush Threepwood - compagno di primati. I possibili titoli derisori erano infiniti.

Fortunatamente, uscirono dalla terra del Governatore senza essere visti.

Ci volle più tempo per tornare all'albero, principalmente perché Guybrush (il cane) era così lento. Ma finalmente si trovarono sotto quei rami torreggianti, e qui ebbero il loro primo problema.

Guybrush (il cane) era abbastanza grande e pesante. Mentre Guybrush (il pirata) si trovava sul primo asse, si rese conto che avrebbe dovuto portarlo in cima. Quasi immediatamente il braccio gli iniziò a fare male.

Anche Jojo non era molto contento. Quando vide che il cane stava ottenendo un passaggio gratuito verso l'alto, immediatamente volle salire anche lui. Guybrush fu costretto a spiegargli che il carico sulle scale era già troppo e che aggiungere altro peso avrebbe potuto romperle tutte insieme.

Jojo fece una faccia triste e si offese. Portando Guybrush (il cane) in un braccio teso, Guybrush (il pirata) salì verso l'alto.

Passarono alcuni buoni minuti, con il sole alto nel cielo, quando un Guybrush più caldo e rosso che mai raggiunse la capanna. Mise il cane sul balcone, dove si addormentò immediatamente, e si sedette accanto ad esso, il braccio gli urlava dal dolore e tremava moltissimo. Se ne stette lì, ansimando, per un po'.

Alla fine si rialzò, raccolse il cane e camminò dentro la capanna. Tutto era uguale a quando l'avevano lasciata - persino il gabbiano era ancora appollaiato allo stesso posto.

Guybrush si fermò in mezzo alla stanza e tenne il cane in aria. Guardò la sua faccia.

Il naso si muoveva, ma gli occhi erano chiusi. Sembrava che il cane stesse sognando.

Era tempo di dire l'incantesimo magico. "'È una possibilità su un milione'", recitò Guybrush, "'ma potrebbe funzionare'".

Gli occhi del cane si spalancarono all'improvviso. Spingendo le zampe posteriori fuori dal petto di Guybrush, si tuffò a capofitto nella pila di mappe. L'uccello sbatté le ali nell'aria, gracchiando, e volò fuori dalla finestra.

Brezze gentili entrarono, facendo fluttuare le mappe esterne sulla pila. Altrimenti, sarebbe rimasto tutto immobile. Guybrush (il pirata) si avvicinò un po' di più alla pila di mappe e sentì uno squittio frenetico provenire dal profondo. "Ciao?" disse. "Piccolo Guybrush?"

La testa di Little Guybrush emerse all'improvviso dalla pila. Teneva in bocca una mappa arrotolata e ansimava soddisfatto.

"Bravo ragazzo!" si congratulò Guybrush (il pirata). Prima che il bastardino potesse correre via, gli strappò la mappa dalla bocca e la infilò nelle tasche. Guybrush (il cane) lo guardò, ma non iniziò ad abbaiare. Era evidente che si fidava di lui.

"Corri a casa adesso", disse Guybrush (il pirata). Guybrush (il cane) non aveva bisogno di un secondo invito. Scattò fuori dalla pila di mappe e saltò dalla finestra aperta. Ci fu un silenzio per diversi secondi, seguito da un debole tonfo, abbai, strilli e il suono di sottobosco frusciante.

Guybrush andò alla finestra e osservò il piccolo sentiero a forma di freccia del cane mentre correva verso la villa. "Quello è un bravo cane", disse. Poi andò verso le scale e iniziò a scendere. Due pezzi di mappa! La caccia stava andando bene.

Arrivò abbastanza rapidamente in fondo. Jojo era seduto con la schiena contro il tronco, lo guardava con rabbia. Guybrush sospirò. Si stava stancando un po' degli attacchi di rabbia della scimmia.

Poco tempo dopo, Guybrush e Jojo erano tornati a Ville de la Booty. Stava tornando un po' di vita - alcune persone erano uscite e c'erano più navi attraccate al molo.

Guybrush aveva cercato di pensare a Big Whoop, ma qualcos'altro continuava a intrufolarsi. Quel sogno che aveva avuto alla base dell'albero - non si era mai reso conto di quanto sentisse la mancanza dei suoi genitori. Guybrush aveva solo una vaga conoscenza dei suoi genitori. Lo avevano abbandonato in tenera età. Da allora era perso. Guybrush aveva sperato di riempire questo vuoto con Elaine, ma nemmeno questo aveva funzionato. Ora era rimasta solo una cosa alla sua portata - Big Whoop.

Sapeva che conteneva una ricchezza inimmaginabile. La donna voodoo aveva detto che conteneva il segreto per un altro mondo. In ogni caso, doveva essere all'altezza della sua reputazione, o sarebbe rimasto di stucco.

Mentre meditava su questi pensieri, il suo sogno proseguì, e ora Guybrush vide LeChuck, verde e sorridente. Guybrush si rammaricò del giorno in cui aveva sentito parlare per la prima volta di questo mostro. Aveva trascorso solo cinque minuti, al massimo, in sua presenza, ma le loro vite sembravano intrecciate come due ciocche di spaghetti. Ma cosa avevano in comune la persona più malvagia del mondo e un giovane innocente? Guybrush sapeva di non aver dovuto tenere quella barba.

Questi, e altri pensieri inutili, furono cancellati non appena Guybrush vide la vetrina lampeggiante. Erano arrivati. Tamburellando il martello e i chiodi che teneva nelle tasche, Guybrush e Jojo entrarono da Stan.

Stan, in piedi sul retro della sala espositiva, li vide nel momento in cui entrarono. "Bene, bene, bene", disse, uscendo di corsa per incontrarli. "Sapevo che sareste tornati. Tutti i miei clienti lo fanno... alla fine!" Stan rise cordialmente. "E hai portato un amico, vedo! Non preoccupatevi, soddisfiamo tutte le taglie qui da Stan".

Guybrush tossì e indicò la grande bara espositiva. "Potresti mostrarmi di nuovo quella bara?" chiese.

"Accidenti, perché no?" disse Stan. Guidò Guybrush e Jojo verso la bara con una mano professionale. "Ora questa non è solo la tua bara modello Cadillac. Guarda tutto quello spazio per le gambe, per evitare spiacevoli riaggiustamenti delle ossa. Se dovesse mai essere necessario girarti nella tua tomba, potrai farlo qui in tutta comodità. Non voglio spaventarti o altro, ma qualsiasi accorciamento potrebbe significare dover tagliare i piedi alla persona amata".

Jojo, che non aveva mai incontrato Stan prima, sembrava interessato. Saltò su e giù, cercando di sbirciare dentro.

"Potresti entrare e mostrarmi quanto è grande di nuovo?" chiese Guybrush.

"Certo!" rispose Stan, come se Guybrush avesse fatto la richiesta più ragionevole al mondo. Stan aveva una sorta di presentimento qui. Si ricordava di un Guybrush, molto tempo fa, che era venuto al suo cantiere navale, povero come un fischio. La seconda volta che venne, era pieno di soldi e sciolto. Forse la storia stava per ripetersi, proprio qui.

Stan saltò dentro. Jojo, prendendo questo come un invito, fece lo stesso, annidandosi comodamente vicino ai piedi di Stan.

Guybrush fece un breve respiro teso, ma non disse nulla.

Stan stava diventando lirico. "Guarda come posso muovere liberamente le dita dei piedi", disse, facendo una dimostrazione. Si sdraiò, come se si stesse rilassando in un bagno. "Questa è davvero la bara dei capitani. Quando hai trascorso la tua vita su qualcosa di grande come l'oceano, come puoi trascorrere la tua morte in qualcosa di più piccolo? C'è abbastanza spazio qui dentro per un pirata e il suo pappagallo... o un venditore e una scimmia, eheheh." Fece un gesto verso Guybrush. "Sentiti libero di unirti a me. C'è spazio per entrambi! Pensa che io sono claustrofobico quanto altri, e mi piace qui dentro!" Fissò Guybrush. "Sai, la bara di una persona dovrebbe riflettere la sua posizione nella vita. Se stai pensando a uno di quei modelli più economici, prima chiediti: 'Non vale la pena prendere il meglio per la persona che amo?'" Sospirò con piacere. "Questa bambina è così bella, dovrebbe essere illegale. Fa venire voglia alla gente di morire. E come extra!" Stan spazzò ampiamente con il braccio, quasi mettendo fuori gioco Jojo. "Dai un'occhiata al portabevande integrato! Disponiamo anche di un eccellente repellente per vermi che potrei semplicemente regalarti".

Guybrush sembrò considerare questa offerta.

"Devi ammettere", disse Stan, senza vacillare per un secondo, "che è accogliente qui dentro. Non ho un aspetto accogliente?"

Guybrush non poteva più aspettare che Jojo uscisse. Si allungò e chiuse il coperchio. Jojo gracchiò e sembrò un po' ansioso, ma la voce di Stan era la solita. "Certo, certo, prova l'operazione del coperchio", disse dall'interno della bara, con una voce un po' ovattata.

Guybrush si mosse improvvisamente in una raffica di operazioni. Tirò fuori i chiodi dalla tasca e li sparse sul coperchio della bara. Nella mano destra teneva il martello del falegname. Uno per uno, martellò i chiodi nella bara.

"Ti sento colpire lassù", disse Stan piacevolmente. "Quello che stai sentendo è rovere solido!"

L'ultimo chiodo fu piantato. Guybrush si fece indietro e ora un vago sorriso apparve sul suo volto.
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turok
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Re: [Traduzioni] Le memorie di Guybrush Threepwood

Messaggio da turok »

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"Sì, è proprio bello qui dentro," continuò Stan. Ci fu una breve pausa, poi diversi colpi sordi contro il coperchio. "Ehi!" esclamò Stan. "Credo che il coperchio sia incastrato!"

Il sorriso si allargò.

"Uhm... scusa, amico..." disse Stan nervosamente mentre Guybrush si dirigeva verso il fondo dello showroom. "Potresti guardare se si è chiuso il gancio sul coperchio? Sembra che sia incollato... Ehi?" Jojo cinguettava freneticamente. "C'è nessuno là fuori? Yuu-Huu? C'è qualcuno?"

C'era una cassa registratrice e un campanello. A Guybrush bastò un attimo per sollevare il martello e sfondare la cassa.

"Accidenti, sembra vuota," disse deluso.

"Ma certo che è vuota!" urlò Stan. "Sono appena stato in banca! Ora liberami da qui!"

Guybrush guardò la parete dietro la cassa registratrice. Lì, sotto l'etichetta "CRYPTS", c'era una piccola chiave d'oro. La prese, ignorando i colpi provenienti dalla bara.

"Aiuto!" urlò Stan. "Non riesco a uscire da qui! Va bene, uno scherzo è uno scherzo, ora TIRAMMI FUORI DA QUI! Apri questa bara subito!"

Guybrush non aveva altro da fare, ma rimase comunque dietro il bancone. Si stava divertendo. C'era qualcosa di poetico nel vedere Stan bloccato in una bara con uno scimmiotto puzzolente.

"Non sono morto!" Stan urlò disperato dalla sua bara di legno. "Sono davvero claustrofobico, però. Qualcuno la pagherà per questo. Potrei uscire da qui, ma questa dannata cosa è costruita troppo bene."

Ci fu una breve pausa. "Beh, se dovessi essere bloccato in una bara, almeno è il modello deluxe," disse Stan con tono pensieroso. Jojo non era altrettanto riflessivo, a giudicare dai frenetici graffi provenienti dalla parte interna della bara. "È davvero abbastanza spaziosa qui dentro," disse Stan, quasi meravigliato. Forse era scioccato dal fatto che parte della sua merce potesse rivelarsi di buona qualità. "Forse farò un pisolino - spero che questa cosa non sia ermetica."

Un altro momento di riflessione. "Sto perdendo affari preziosi!" disse Stan, riacquistando parte del suo vigore.

Guybrush suonò il campanello. Suonò chiaro e forte.

"Uhm... arrivo in un minuto," disse Stan. Batté di nuovo il coperchio. "Lasciami uscire - devo andare al bagno!"

Guybrush ne aveva abbastanza. Passò oltre la bara e uscì in strada.

Sentì la voce di Stan, debole dietro di lui, mentre se ne andava: "Sei ancora là fuori? Pronto?"

La Fortezza di LeChuck, ancora una volta...

Largo alcune volte desiderava che le sue spie non fossero così ben informate. Questa era una di quelle volte, mentre stava tornando dall'area d'ingresso con delle notizie. Notizie brutte. LeChuck non avrebbe apprezzato queste notizie.

Raggiunse la scala principale, ma LeChuck era già lì, ad aspettarlo. Come fa a farlo? si chiese Largo.

"Ah..." iniziò. "LeChuck signore..." Si ricordò di alcune buone notizie e le provò prima. "Volevo solo segnalare che abbiamo finito di costruire la nuova camera di tortura che ha richiesto."

"Molto bene," disse LeChuck. "Hai altro da segnalare?"

A Largo non piaceva la minaccia in quella frase. Era quasi come se LeChuck sapesse cosa stava per dire prima che lo dicesse.

"Ah... no..." disse lentamente. Si voltò come se volesse andarsene, poi si fermò come se si ricordasse qualcosa. "Beh, c'è questa altra piccola cosa..."

"Suppongo che abbia a che fare con la cattura di Guybrush?" disse LeChuck, con un tono che suggeriva che nessuna altra notizia sarebbe stata tollerata.

"Beh... un po'..."

LeChuck lo guardò con rabbia. "Hai trovato la seconda parte della mappa, non è vero?" urlò accusatoriamente.

Largo iniziò a dire che non era colpa sua, ma si fermò. Gli piaceva vivere. Invece, annuì leggermente.

"STUPIDO!" urlò LeChuck. "Devi preparare la tua nave e salpare dopo di lui da solo! TROVALO O MORIRAI!"

Navigarono verso Phatt Island. Il Capitano Dread non aveva chiesto dove fosse Jojo, e Guybrush pensò che fosse perché anche lui si era un po' stufato della sua compagnia.

Si era già nel primo pomeriggio quando attraccarono al porto di Phatt City. Non faceva così caldo come il giorno precedente, il che era una cosa di cui essere felici.

Guybrush sbarcò e vide Kate in un angolo, che distribuiva volantini. Si avvicinò e chiese: "Sei sicura che non posso avere un po' di grog?"

"Non ne avrai," disse Kate.

"Per favore?"

Con enfasi: "No."

"Guybrush se ne andò, infastidito. Cosa ci avrebbe fatto un pirata come Kate con il near grog? Non poteva occuparsi del vero grog? La sua passeggiata lo portò vicino l'ingresso del carcere, e Guybrush vide che il poster con la sua foto era ancora lì. Per un momento si sentì un po' spaventato - non voleva essere arrestato di nuovo.

Stranamente, c'erano altri crimini aggiunti alla lista. Guybrush li lesse: era ora ricercato per "Violazione di domicilio, furto senza permesso, disturbo della pace, gioco d'azzardo illegale su un evento sportivo, uso di documenti di identità falsificati per l'acquisto di alcol, seppellimento prematuro di un individuo non morto, manomissione imprudente di impianti idraulici pubblici senza previa acquisizione di una relazione di valutazione ambientale, trasporto di animali non in uno stato mentale per poter dare il consenso, vandalismo di una miniatura storica, uso imprudente di attrezzi da giardino e miscelazione di bevande senza licenza per gli alcolici".

A Guybrush piaceva il modo in cui la sua lista di accuse si stava accumulando. Un giorno, avrebbe potuto mostrarla a tutti i suoi amici pirati e ridere.

E all'improvviso ebbe un'idea brillante. Tirò fuori il volantino che Kate gli aveva dato, con la sua faccia ben visibile, e sputò su ogni angolo. Lo attaccò al poster, e questo oscurò completamente il suo volto. Poi se ne andò, con le mani in tasca fischiettando con noncuranza.

Si recò alla biblioteca di Phatt City, che era affollata come sempre, ovvero vuota. La bibliotecaria era dietro il bancone, e Guybrush le restituì il libro Grandi Naufragi del Nostro Secolo.

"Grazie," disse lei, tornando al lavoro con i libri.

Guybrush si avvicinò al catalogo dei libri e aprì i cassetti. Aveva riflettuto. Era probabilmente improbabile che la mappa fosse nella bara di Rapp, ovunque fosse. Ma i resti marcescenti (o carbonizzati - è morto bruciato) di Rapp sarebbero stati lì, e potrebbero essere stati fatti resuscitare e trasformati in uno zombie. La lady voodoo sull'isola di Scabb sarebbe stata la persona da consultare in questo caso, ma Guybrush voleva sapere se fosse stato possibile farlo.

La sezione Voodoo, che Guybrush provò per prima, lo rinviò a Ricette: Voodoo. Guybrush provò questa voce e trovò l'unico volume, "La gioia dell'Hex - 101 ricette essenziali di Voodoo". Tutto il resto che poté provare - Resurrezione dei Morti, Magia Nera, Stregoneria - non diede risultati.

Guybrush decise che poteva anche provare il libro. "Hai La gioia dell'Hex?" chiese alla bibliotecaria. Invece di rispondere, lei spostò la sua sedia fuori verso gli scaffali, tirò fuori un volume e tornò indietro.

Guybrush ricevette un grande e sottile volume rilegato di colore nero. Si sedette su una sedia vuota e iniziò a leggere. Con sua grande delusione, il libro era ovviamente destinato al praticante avanzato di voodoo. La scrittura era troppo tecnica per lui.

Sfogliando le pagine, tuttavia, si imbatté in una ricetta interessante - Ash2Life. A quanto pare, era un modo per resuscitare le ceneri di un cadavere in un essere umano vivente.

Guybrush si appuntò mentalmente di visitare lady voodoo, che ne avrebbe saputo di più. Decise di tenere il libro - il voodoo lo aveva sempre interessato, e sarebbe potuto ancora tornare utile.

Si alzò e si diresse verso la porta.

Nemmeno Kate aveva molta fortuna sull'isola di Phatt. Nessuno sembrava interessato ai suoi opuscoli, tanto meno noleggiare una nave. Forse avrei dovuto provare l'isola di Scabb, pensò.

Non c'erano abbastanza persone in giro. Kate camminò su e giù per la zona del molo, arrivando a una serie di gradini di cemento. In cima ai gradini, una gigantesca guardia con un elmetto di metallo spagnolo stava fissando il muro.

Kate non capiva di cosa si trattasse - c'era un poster con la sua faccia su di esso.

La guardia, che era un po' preoccupata per la fuga di Guybrush, guardò la donna bassa al suo fianco. Guardò di nuovo il poster e poi Kate.

Kate si rese conto di essere osservata. Alzò lo sguardo con disagio verso la guardia.

"Scusi," disse la guardia. "Non è lei Guybrush Threepwood?"

Il nome non significava nulla per Kate. "No, mi chiamo Kate Capsize," disse Kate. "Deve avermi confusa con qualcun altro."

"Kate, eh?" disse la guardia malignamente. "È un nome insolito. Forse ha qualche documento d'identità?"

"La mia carta d'identità è sulla mia nave," disse Kate sulla difensiva, indicando dietro le spalle. "Aspetta qui mentre vado a prenderla."

Prima che potesse andarsene, la guardia aveva estratto una gigantesca pistola nera e la stava puntando alla sua testa. "Bel tentativo, Guybrush," disse la guardia. "Non so come sei riuscito a fuggire di prigione, ma ti rimetto dentro."

Guybrush sentì tutto, rimanendo immobile alla porta della biblioteca. Non gli era mai passato per la mente che Kate potesse effettivamente finire in prigione. E si ricordò che aveva ancora la chiave del carcere.

Ma prima di tutto. Guybrush corse verso la nave di Kate, salì a bordo e la perquisì da cima a fondo. Non ci volle molto.

Non c'era del near-grog.

Guybrush saltò di nuovo giù sul molo e corse di nuovo verso il carcere. Ora, supponeva, Kate sarebbe potuta essergli tanto grata di essere stata liberata che gli avrebbe dato il near-grog. Se ne avesse avuto anche un po'.

Dentro, Kate stava facendo su e giù per la sua piccola cella, fumando. "Idioti!" disse con stizza. "Non possono tenermi rinchiusa!"

Guybrush entrò nel carcere, inosservato, e si avvicinò alla sua porta. Mentre estraeva la chiave, Kate parlò di nuovo. "Chi è questo personaggio Peepwind comunque?"

Il tintinnio della chiave nella serratura era forte nello spazio ristretto. Kate alzò lo sguardo verso Guybrush mentre la porta si apriva. "Ehi!" disse. Il cervello di Guybrush improvvisamente si bloccò e lui indietreggiò dalla porta.

Kate uscì a grandi passi, e per un momento Guybrush pensò che lo avrebbe colpito. "Posso spiegarti, io-" balbettò.

La voce eccitata di Kate lo sovrastò. "Grazie per avermi fatto uscire di lì! Devi scusarmi se non mi trattengo. Devo scoprire chi mi ha incastrato!" Superò Guybrush e se ne andò.

Guybrush si asciugò un sottile velo di sudore dalla fronte. Non lo aveva riconosciuto. Poi si ricordò che aveva dimenticato di chiedergli del near-grog.

Ma non era tutto perduto. Su uno degli scaffali nella credenza c'era una busta vanigliata. Aveva un grosso rigonfiamento dentro.

Guybrush la prese: "Guybrush Threepwood. Arrestato per infrazioni troppo numerose da elencare. Afferma di essere stato incastrato", e aprì la busta. Dentro c'era una bottiglia di plastica riciclabile di near-grog, piena fino all'orlo.

Sì.

Guybrush ringraziò chiunque sembrava stesse vegliando su di lui. Le cose erano andate male, questo era certo, ma le cose stavano cominciando ad andare bene. Quella terza parte della mappa era già come se fosse sua.

Dopo una lunga camminata, sia sopra che sottoterra, Guybrush era finalmente arrivato all'ex residenza offshore di Mister Rogers. A Guybrush piaceva venire qui - la vista sul mare era buona, c'era sempre una brezza fresca che frusciava delicatamente sulla vegetazione, era un posto tranquillo. Non aveva idea di cosa ci vedesse un pirata grasso con problemi di alcol.

Il grasso pirata non fu contento di vedere Guybrush quando aprì la porta ed entrò. "Di nuovo, eh?" disse. "Finiamola qui."

Guybrush si sedette al tavolo. "Mi occuperò di sistemarti per bene," disse il pirata. Si diresse verso la cucina.

Guybrush diede un'altra occhiata allo squallore del monolocale. Nell'angolo, lo scheletro morto e nero di un albero che cresceva in un barile, improvvisamente sembrava perfetto per quello che aveva in mente.

"Scusa per il disordine," disse il pirata mentre versava il drink a Guybrush. "Non ho avuto tempo di rimettere tutto a posto. Soprattutto con tutta la gente che cerca di entrare in casa mia," aggiunse con veemenza. "Vorrei non essermi mai trasferito. Tutti questi cacciatori di tesori che vengono a tutte le ore."

Apparve con la prima tazza. "Beh, immagino che tu faccia sul serio," disse. "Ecco il tuo drink." Il pirata tornò indietro verso la cucina.

Guybrush prese la tazza, si avvicinò all'albero in punta di piedi e versò il contenuto nel terreno. "Hai mai provato l'alcol dall'Ovest?" chiese il pirata, la sua voce che fluttuava dalla cucina. "Ha lo stesso sapore del pollo, ma fa male quando scende giù."

Guybrush svitò rapidamente il tappo della bottiglia di near-grog e versò il near-grog nel suo bicchiere ormai vuoto. Riposizionò il tappo, fece tutto in un lampo.

"Non ne ho mai bevuta abbastanza di quella roba," disse il pirata con nostalgia. "Poi le mie scorte si sono esaurite, e con esse la mia ragazza. Così ho iniziato a bere rum per colmare il vuoto nella mia vita. Potevo ingurgitarlo con i migliori."

Guybrush si sedette al tavolo. Proprio in tempo, mentre il pirata ricompariva con la sua tazza. "Sei sicuro di non voler rinunciare?" chiese.

Guybrush era sicuro. "No, grazie. Starò bene."

Si guardarono l'un l'altro attraverso il tavolo, come giocatori di scacchi che considerano una mossa. "Bevi tu per primo," disse il pirata.

Guybrush prese la tazza e la alzò alla bocca. Sorrise al pirata, poi iniziò a bere.

Tre sorsi, quattro sorsi, cinque sorsi, e l'ultima goccia del near-grog era finita. Guybrush sbatté la tazza sul tavolo e fissò il pirata. Con lo sguardo sembrò dirgli 'È questo il più forte che hai?'

Il grasso pirata sembrava nervoso. Non aveva mai avuto uno sfidante capace di resistere al suo grog prima d'ora.

"Ora è il tuo turno," disse Guybrush.

Con un braccio che tremava leggermente, il grasso pirata prese la tazza e la portò alle labbra. Iniziò a bere.

L'unico suono nella stanza era quello del liquido che scendeva giù per la sua gola. Tutto il resto era fermo. Anche il sole si era fermato.

Il grasso pirata svuotò la sua tazza e la rimise sul tavolo, con meno forza di Guybrush. Fissò Guybrush.

Ad un occhio gli successe qualcosa. Gli si contrasse la palpebra, e all'improvviso cominciò a sbattere la testa sul tavolo, colpendolo con il naso. Il pirata ritirò la testa indietro, mise una mano sulla fronte. Si riabbassò per colpire il tavolo e la ritirò ancora una volta.

Per un momento stette in equilibrio, mentre teneva la testa alzata nel suo palmo carnoso, poi crollò del tutto. Il grasso pirata cadde dalla sedia, atterrando con la schiena finendo sdraiato sul pavimento. Era svenuto.

Guybrush si alzò in piedi, con fare da vincitore. Stette lì un momento, assorbendo l'immaginario applauso, poi diede un'occhiata al pirata grasso per vedere se era davvero incosciente. Lo era. Guybrush lo trascinò in un angolo, vicino all'albero morto, e lo sedette contro il muro. Ora poteva iniziare a perquisire il posto.

Il grasso pirata aveva detto di non conoscere alcuna mappa del tesoro, e Guybrush gli credeva. Mister Rogers non avrebbe lasciato parte della mappa di Big Whoop semplicemente in giro. No, sarebbe stata nascosta in qualche passaggio segreto - nel pavimento, nelle pareti o persino nel soffitto.

Guybrush iniziò dal basso. Si aggirò per la casetta, fissando il pavimento, spostando scatole e armadi quando doveva. Il pavimento era una semplice griglia di due per quattro non verniciato, e ci si poteva facilmente inserire un ingresso nascosto.

Quando Guybrush finalmente trovò una botola, non era affatto nascosta. Vicino all'armadio del liquore, c'era un quadrato nel pavimento di circa due piedi di diametro, costruito con travi più strette. Proprio come la botola che aveva avuto quando era bambino - sembrava appartenere a una casetta sull'albero, non a una casetta e basta.

Guybrush provò ad aprirla e scoprì di non poterlo fare.

Non era solo che era costruita a filo con il pavimento e non c'erano maniglie - una buona leva avrebbe potuto risolvere questo problema. No, qualcosa sembrava aver incastrato la botola in quella posizione, qualcosa dal basso. Scendere non sarebbe stato così semplice, dopotutto.

Guybrush guardò la parete dietro la botola. Quella casa era costruita con mattoni. Eppure, qui i mattoni sembravano in qualche modo più definiti, regolari, prominenti. Guybrush tracciò con il dito il contorno di uno, vicino all'altezza della testa, poi lo spinse.

Il mattone scivolò indietro un po' nel muro. Nello stesso momento, la botola su cui stava improvvisamente cedette.

Guybrush cadde nello spazio sottostante. Vide uno scheletro in una vasca da bagno, che indossava un cappello da pirata e teneva uno straccio di pergamena. Poi il suo corpo colpì una tavola di legno e fu scagliato all'indietro nella bocca aperta di un tunnel che conduceva giù.

Guybrush rotolò giù per il tunnel, sbattendo le sue membra flaccide su pietre e terra. Era completamente buio, e all'improvviso Guybrush fu scagliato di nuovo alla luce, su un mucchio di sabbia. Poteva sentire il mare.

Il mucchio di sabbia scendeva dalla bocca del tunnel, e Guybrush scivolò giù, rotolando. Non prima di essere a pochi metri dalle onde in arrivo, finalmente si fermò.

"Si sdraiò lì un momento, sulla schiena, e rifletté su quanto spesso finiva in quella posizione. Poi si alzò e guardò l'imboccatura del tunnel.

Emergeva dalla scogliera rocciosa, quasi direttamente sotto la casetta. Sfortunatamente per Guybrush, era a una certa distanza dalla spiaggia. La pendenza della sabbia sarebbe stata abbastanza difficile da scalare così com'era, e anche se fosse riuscito a raggiungere il tunnel, salirlo sarebbe stato quasi impossibile.

Ma doveva esserci un modo per entrare in quella stanza con lo scheletro. La tavola di legno, per esempio, sembrava quasi essere stata messa lì per mandarlo nel tunnel. Forse aveva premuto il mattone sbagliato.

Ma quale era il mattone giusto? Guybrush ci pensò mentre saliva il sentiero verso la casetta. Non lo sapeva.

Camminando verso la porta d'ingresso, Guybrush guardò la grottesca statua della scimmia. La targa recitava: "Quando vedo lontano, sei vicino". Guybrush poteva ricordare di aver pensato: era un indizio? Ora ci pensò un po' di più.

Aveva il telescopio, si rese improvvisamente conto. Guardò ancora una volta la statua e vide che uno dei bracci allungati era tenuto alzato, arricciato, quasi come se stesse scandagliando i cieli.

Guybrush decise di provare il suo presentimento. Salì sulla statua, usando le gambe magre come supporto, e mise il telescopio nella mano della scimmia, posizionato in modo come se la scimmia ci stesse guardando attraverso nel modo corretto.

Dall'estremità stretta del telescopio uscì un sottile, luminoso raggio di luce, visibile anche nel primo pomeriggio. Andò in linea retta verso la casetta e si fermò a una delle persiane chiuse. Il posizionamento del raggio non aveva nulla a che fare con il sole - per prima cosa era sul lato opposto del cielo. No, serviva qualcos'altro di riflettente in un altro punto.

Guybrush si avvicinò alla finestra per aprire le persiane. Il raggio di luce penetrò all'interno della casa e arrivò fino alla cornice di uno specchio.

Guybrush entrò, curioso. Sicuramente gli specchi riflettevano la luce. Presto vide cosa mancava - la cornice dello specchio era vuota.

Aveva bisogno di una qualche superficie riflettente. Non solo, ma una superficie riflettente liscia (le superfici riflettenti curve non erano facili da trovare). Guybrush setacciò la capanna e finalmente trovò un vassoio di latta lucido. Dopo una bella lucidata con un panno, poteva quasi vedere il suo viso all'interno.

Guybrush tenne il vassoio nella cornice dello specchio e vide che non sarebbe caduto. Il raggio di luce rimbalzò su di esso, riflettendosi su un piccolo mattone nel muro dietro la botola.

Guybrush si avvicinò, sentendo improvvisamente il brivido dell'eccitazione.

C'era una leggera macchia di bruciatura nella polvere sul mattone - la luce del sole non colpiva quella zona da un po'. Guybrush esitò, poi spinse la macchia di bruciatura con il palmo della mano.

Doveva stare sulla botola per fare questo - non c'era altro modo. E mentre il mattone scivolava dolcemente nel muro, ancora una volta il pavimento cedette.

Come prima, cadde in una piccola anticamera. Ma questa volta, la tavola era orientata in modo che invece di scagliarlo all'indietro, lo spingesse in avanti, verso la vasca da bagno e lo scheletro. Atterrò dolcemente su uno strato di polvere alto fino alle caviglie e si alzò, tossendo.

Era chiuso e umido qui dentro. La luce, tremolante sottile e grigia dall'alto, penetrava a malapena la polvere che era stata appena sollevata. Guybrush rimase a pensare su ciò che giaceva sulla parete opposta. Sembravano grandi barili, ma non aveva voglia di andare oltre e indagare.

Qui, tuttavia, direttamente sotto la botola, poteva vedere le cose un po' meglio. C'era un piccolo scrigno con bottiglie vuote sopra. E, come aveva visto prima, una vasca da bagno con uno scheletro dentro.

C'era qualcosa di familiare in questo - una sensazione di déjà vu. Guybrush non aveva idea del perché.

Comunque, era chiaro che lo scheletro fosse lì da molto tempo. Tuttavia era morto (Guybrush pensò che questo fosse probabilmente Mister Rogers), per un abuso di alcol, un ictus o qualsiasi cosa, di cui non c'era più traccia. Non rimaneva uno straccio di carne. C'era qualcosa nel modo in cui il teschio sorrideva, tuttavia, che suggeriva che forse l'alcol aveva avuto qualcosa a che fare con la sua morte.

"Guybrush si chiese se quella non fosse la vasca da bagno usata per preparare il grog di Mister Rogers. E all'improvviso ebbe una terribile idea sul perché il grog fosse così difficile da bere da queste parti.

All'improvviso Guybrush fu grato di aver bevuto solo near-grog. Poi si ricordò del drink che aveva preso il giorno prima e quasi lo vomitò in quello stesso istante.

Alla fine lo mandò giù, ma il suo stomaco ora si sentiva a disagio, gorgogliava pieno di gas. Questa polvere non era nemmeno d'aiuto. Ne stava salendo altra, riducendo ulteriormente la sua visibilità.

Guybrush fece un passo esitante verso lo scheletro e soffiò via la polvere. Si schiarì un po', e finalmente lo vide.

I suoi problemi di stomaco furono dimenticati. Guybrush fece un altro passo avanti, meno esitante, e tirò fuori la pergamena arrotolata dalla mano dello scheletro che la stringeva. Lo scheletro, nonostante fosse secco e marcio, non voleva lasciarla andare. Così Guybrush si ritrovò a tenere il terzo pezzo della mappa, ancora stretto dai resti della mano destra di Mister Rogers.

Guybrush decise di lasciare la mano lì. Sarebbe stato un buon pezzo da conversazione.

A quel punto era ora di uscire di lì, e Guybrush vide con sgomento che avrebbe dovuto esservi il tunnel. La botola era troppo in alto per essere raggiunta, anche con l'aiuto della tavola di legno inclinata, che Guybrush ora vedeva era dipinta di rosso e leggermente flessibile. Era fissata a un grande asse metallico nel muro (ovviamente era così che ruotava), ed era contrassegnata con una scrittura chiara e precisa come Butt Slide.

Guybrush camminò oltre lo Butt Slide fino al tunnel aperto. La superficie, ora che aveva avuto il tempo di vederla, era liscia, e probabilmente poteva scendere abbastanza facilmente se scivolava sulla schiena.

Guybrush scivolò sulla schiena.

Il terzo pezzo della mappa! pensò Guybrush mentre tornava in città. Nessuno era mai arrivato così lontano nella ricerca di Big Whoop - non era stato trovato nemmeno un pezzo. Questa sarebbe sicuramente passata alla storia come una delle più grandi imprese della pirateria di sempre.

Il poster WANTED vicino alla prigione gli sollevò ulteriormente il morale. A una lista di infrazioni che occupavano la maggior parte della pagina, erano stati aggiunti: "Oscurità di importanti avvisi civici, impersonificazione di una donna per eludere la persecuzione e due conteggi di uscita non autorizzata da un istituto penale". Con questo andamento, sarebbe presto diventato il pirata più ricercato dei Caraibi, e questo avrebbe fatto meraviglie per la sua reputazione.

Con l'umore più alto che mai, Guybrush salì a bordo della Jolly Rasta e disse al Capitano Dread di tornare all'Isola di Scabb. "Ora so come si sente la Torre di Hanoi", disse Dread, camminando cupo nella cabina.

Guybrush si grattò la testa. Non l'aveva capita. Alla fine decise che non aveva molta importanza e trovò un posto comodo per fare un pisolino.

Nel profondo della Fortezza di LeChuck, bla bla bla bla...

Porte grandi. La fortezza era piena di porte grandi, ma poche erano più grandi della grande porta verso cui Largo stava attualmente camminando. Era talmente grande che la porta per cani, che era effettivamente costruita sopra di essa, era abbastanza grande per Largo da attraversarla senza abbassare la testa.

La dimensione era il tema principale qui. Il passaggio che conduceva alla porta era alto, largo e più grande della maggior parte degli altri nella fortezza. Gli scheletri, appesi a intervalli regolari lungo le pareti, erano quelli di persone particolarmente grandi e dall'aspetto cattivo. Anche i simboli misteriosi e gli scritti satanici erano stati scolpiti in caratteri grandi.

C'era una ragione per questa dimensione, ed aveva a che fare con l'autorità. Proprio come più soldi guadagni, più grande sarà l'ufficio che potrai permetterti, così qui sulla fortezza lo spazio indicava con l'importanza. Questa parte della fortezza era più grande di qualsiasi altra perché dietro quella porta c'era la sala del trono del Capitano G. P. LeChuck.

Largo stava iniziando a considerare di scegliere un'occupazione meno pericolosa, qualcosa come la coltivazione della lattuga. Essere parte della temibile scorta di LeChuck non era un problema di per sé, ma ultimamente sembrava che ci fossero solo brutte notizie.

Era quasi arrivato alla porta e stava raggiungendo la porta per i cani al suo interno, quando sentì un rumore di passi alle sue spalle. Largo si congelò. Si voltò, come una brutta bambola impalata su un giradischi.

LeChuck era lì, dietro di lui. Si stava avvicinando furtivamente, persino. "Largo!" abbaiò.

Largo, con la schiena alla porta, si sentiva molto a disagio. Per quanto fosse grande il corridoio, sembrava che LeChuck lo riempisse da un lato all'altro. Si rese conto di avere pochissimo spazio per manovrare. "Er", disse Largo, esitando.

Questo era ridicolo. Dopotutto, non era stato LeChuck a convocarlo? Perché convocare qualcuno alla tua presenza e poi tendergli un'imboscata fuori dalla porta?

Anche se aveva paura, Largo era ancora un pirata e sapeva di dover affermare un po' di autorità. Camminò verso LeChuck, prendendo contemporaneamente territorio e segnalando sottomissione - un atto difficile da realizzare. "Mi hai chiamato?" chiese.

LeChuck sembrava arrabbiato e lo era veramente. "È vero che Guybrush Threepwood ha trovato il terzo pezzo della mappa di Big Whoop?"

Quindi il vecchio sciocco aveva le sue spie. Largo aveva sempre dato per scontato questo, ma la mancanza di fiducia che gli veniva mostrata era un po' inquietante. "Ah... Sì, signore," disse. "Stavo per..."

LeChuck non lo lasciò finire. "Perché non sei venuto a dirmelo tu stesso?"

"Beh..." Largo aveva le sue ragioni, ma nessuna che potesse condividere con LeChuck. "Stavo cercando di confermare che lui davvero..."

LeChuck vide che non avrebbe ottenuto una risposta onesta. "Largo," disse con una voce che suggeriva che voleva sorridere, ma stava avendo troppa difficoltà a controllare la sua rabbia. "Sei stato il mio fidato scagnozzo per molti anni. Ma non esiterò a trascinare le tue viscere distese da dietro la mia nave se non mi porti GUYBRUSH prima che trovi quel tesoro!"

L'Isola di Scabb era la più isolata delle isole che il Capitano Dread poteva raggiungere, ora stava diventando tardo pomeriggio, il sole era visibilmente più basso nel cielo, quando finalmente raggiunsero Woodtick. Guybrush si stava appena svegliando dal suo pisolino, quindi era il momento perfetto. Disse al Capitano Dread di aspettarlo, salutò con la mano e camminò felicemente lungo sentieri ben battuti all'interno dell'isola.

La sua destinazione era il cimitero, dall'altra parte dell'isola. La chiave della cripta di Stan sporgeva rassicurante dalla tasca posteriore.

Era ancora giorno, quindi tecnicamente il cimitero avrebbe dovuto essere meno inquietante. Tuttavia, il sole era scomparso dietro gli alberi che crescevano sul dirupo roccioso che si affacciava sul cimitero e sul mare, e tutte le lapidi erano immerse in un'ombra crepuscolare.

Guybrush camminò sotto il cancello, con l'ancora della nave eretta capovolta, e passò le lapidi prima di raggiungere la cripta. La porta, coperta di polvere e ragnatele, sembrava vecchia e spessa.

Guybrush provò la chiave della cripta nella serratura di bronzo. All'inizio non si muoveva affatto, quindi Guybrush provò a scuoterla. Frammenti di ruggine caddero dalla serratura e finalmente la chiave girò. Qualcosa di metallico tintinnò all'interno della porta e questa si aprì lentamente.

Uscì aria dalla cripta, in fili nevosi che avevano l'odore di vecchia carta. Guybrush aprì la porta - questa scricchiolò accusatoriamente. Questa era un'altra voce per la lista delle infrazioni.

L'ombra del dirupo rendeva impossibile vedere all'interno della cripta. Tutto ciò che Guybrush vedeva erano ampi gradini di pietra liscia che conducevano giù nell'oscurità. Esitò, rimanendo fermo sulla porta, la testa inclinata verso l'interno. Non c'era alcun suono di movimento.

Guybrush fece un passo dentro. La polvere spessa ammorbidì i suoi passi, quindi non ci fu quasi nessun rumore affatto. Lentamente i suoi occhi si stavano abituando all'oscurità e poteva vedere che la cripta era molto più grande sottoterra rispetto alla piccola capanna che si vedeva dall'esterno.

"I gradini si fermavano a otto piedi sottoterra. Guybrush poteva vedere bare tutt'intorno a lui - sul pavimento, impilate contro il muro, persino sospese dal soffitto. Una di queste bare era leggermente aperta e due piedi pallidi pendevano da essa, vicino alla testa di Guybrush. Che sepolture malandate, pensò Guybrush, camminando rapidamente avanti.

La prima bara che raggiunse era una bara corta e tozza apparentemente posizionata capovolta. Guybrush lesse la citazione, "Il vecchio Bill l'acrobata, giace qui morto. Morì come lo seppellimmo, appoggiato sulla testa". Non era Rapp Scallion.

"Guybrush si allontanò dalla bara, dai gradini e si diresse nella zona illuminata. Le ombre erano lunghe e minacciose, ed erano dappertutto. Guybrush aveva la terribile sensazione che le cripte fossero abitate, da ratti, ragni o vari orribili creature. Nella zona più illuminata, tuttavia, c'erano cinque bare ragionevolmente ben tenute, raggruppate in un gruppo. Queste erano le uniche bare che Guybrush poteva raggiungere rimanendo alla luce.

Avevano tutte iscrizioni. La prima, "'La felicità è un lamantino caldo'". La seconda, "'Baciami, ho lo scorbuto'". Le altre erano, "'Aaaarrghh!', 'Collutorio? Non abbiamo bisogno di nessun collutorio maleodorante!' e 'Le violette sono blu, le rose sono rosse, stiamo salendo a bordo, preparatevi a mangiare piombo'".

Nessun nome in vista. Suonavano tutte come citazioni pirata vere e proprie, e probabilmente chiunque conoscesse Rapp quando era vivo sarebbe stato in grado di riconoscerle immediatamente. Ma questo non aiutò molto Guybrush. Supponeva di poter aprire ciascuna bara fino a trovare il corpo carbonizzato, ma cosa succedeva se ci fosse stato più di un pirata qui morto bruciato? Non avrebbe senso riportare in vita il pirata sbagliato.

Guybrush ricordò il volume di Big Whoop della lady voodoo. Salì di nuovo le scale, felice di uscire alla luce, e all'esterno cercò tutti i riferimenti a Rapp Scallion.

Nessuna incisione tombale menzionava grida di battaglia o frasi celebri. Trovò, tuttavia, che "Aaaarrghh!" era una frase pirata abbastanza comune. Si ricordò della bibliografia, e controllò i riferimenti - un libro era intitolato Famose Citazioni pirata.

Guybrush alzò lo sguardo. Sembrava che fosse necessario fare visita alla biblioteca di Phatt City, ed era già buio.

Chiuse il libro e iniziò a correre.

Era il tramonto quando il Capitano Dread arrivò nel porto di Phatt City. Guybrush non aspettò che la barca fosse assicurata a riva, ma saltò semplicemente sul molo e corse verso la biblioteca.

Non c'erano molte persone in giro, e dalla finestra proveniva una luce gialla di candela. Tuttavia, per qualche motivo, Guybrush trovò la biblioteca aperta. Aprendo la porta, Guybrush entrò dentro. La luce qui proveniva da candele, poste sulla cima degli scaffali, e da diversi piccoli candelabri. La bibliotecaria stava accendendo l'ultimo di essi.

Questo conferì alla biblioteca un'atmosfera calda e accogliente, sarebbe stato bello rannicchiarsi davanti al camino con una tazza di cacao e un buon libro. Se non avesse avuto tanta fretta, Guybrush avrebbe voluto trascorrere un po' di tempo qui.

Visto ciò che ricordava, non si preoccupò nemmeno di controllare del catalogo dei libri. "Avete il libro 'Famose Citazioni pirata?'" chiese alla bibliotecaria mentre questa accendeva l'ultima candela. La bibliotecaria sembrò riflessiva mentre ricordava il posto usuale in cui veniva conservato, poi si spostò sugli scaffali.

Si allontanò più a lungo del solito. Quando tornò, era a mani vuote. Si spostò verso la reception e controllò i registri. "Quel libro è stato preso in prestito dal governatore Phatt", disse scusandosi. "Vuole qualcos'altro?"

"Credo di no", disse Guybrush, dirigendosi verso l'uscita. Si lamentò mentre usciva, ma all'improvviso si ricordò di chi era e della lista di infrazioni della prigione.

Il governatore Phatt aveva il libro? Bene, allora sarebbe dovuto andare lì e prenderlo.

Guybrush si riprese, con un sorriso sul volto. Quel poster sarebbe stato traboccante di infrazioni quando avrebbe finito.

Guybrush ricordava bene il percorso verso la Mansion del Governatore. si diresse attraverso foreste, campi coltivati e piccoli insediamenti. Mentre si avvicinava, tuttavia, le prove di abitazione si assottigliarono.

Al governatore piaceva essere separato dalla plebe.

Guybrush si trovava nelle regioni più meridionali dell'Isola di Phatt quando arrivò al cancello. Il cancello, due alte porte di bambù, era inserito in un muro di mattoni di color crema piastrellato che correva tutto intorno alla Villa, dalla spiaggia alla spiaggia, creando la propria spiaggia privata di Phatt. Non che il governatore l'avesse mai usata.

Il cartello vicino al cancello era abbastanza inequivocabile: "I trasgressori che non portano cibo saranno perseguiti". Con finta delusione, Guybrush si rese conto di non avere alcun cibo. Tutto quello che aveva era il near-grog. A proposito, Guybrush tirò fuori la bottiglia, staccò il tappo e ingurgitò il contenuto rimanente. Poi lanciò la bottiglia vuota sopra il muro e sorrise in modo non amichevole."

"Il cancello di bambù era pesante, ma non sbarrato. Guybrush lo spinse scoprendo che era aperto e camminò attraverso i terreni del Governatore. Il governatore Phatt era in grado di permettersi un giardiniere molto meglio di Philbert, e gli splendidi prati curati erano solo una testimonianza di questo. Qui al crepuscolo, la vista del cielo dietro la villa variava tra tonalità di viola e bianco cocco, sembrava una cartolina.

Camminò lungo il ciottolato, il sentiero di pietra lucido che conduceva alla villa. Il governatore Phatt non meritava un posto del genere. Quando avrebbe trovato Big Whoop, la prima cosa che Guybrush avrebbe fatto sarebbe stata trasferirsi qui.

C'era una sorprendente assenza di persone e sicurezza. Guybrush vagò fino alla porta d'ingresso senza essere visto e la trovò aperta. Entrò.

Guybrush ricordava questa parte della villa. Entrò nella hall, con i suoi lussuosi tappeti rossi, il divano in velluto rosa e i ritratti rinascimentali. C'erano passaggi alla sua sinistra e una scala a spirale alla sua destra. Guybrush voleva andare dalla la scala. E l'avrebbe presa, ma la guardia alta con lo stupido casco stava ai piedi della scala, guardandolo sospettosamente.

Si poteva quasi sentire gli ingranaggi mentali che giravano. Si potevano certamente vedere le labbra che si muovevano mentre pensava. Finalmente la guardia parlò. "Ehi, non sei quello che dovrebbe essere in prigione?" chiese, perplesso.

Guybrush aveva capito da tempo che la guardia non sarebbe mai arrivata alle finali del concorso All-Caribbean Brains Trust e decise di divertirsi un po'. "Sì, ma sono scappato", disse Guybrush.

La guardia rise. "È una buona battuta. Walt ti avrebbe sbranato e fatto a pezzi."

Guybrush sorrise. "Va bene, mi hai preso. Devi avermi confuso con mio cugino Guybrush."

La guardia concordò che questo sembrava plausibile. "La somiglianza è sorprendente", commentò.

Guybrush guardò con nostalgia la scala dietro la guardia. "Posso salire le scale?" chiese.

La guardia scosse la testa. "Mi dispiace, il governatore non vuole essere disturbato mentre sta mangiando."

"Quando avrà finito di mangiare?"

La guardia rise cordialmente. Guybrush capì l'indizio. Sembrava che avrebbe dovuto allontanare la guardia dalla sua strada attraverso mezzi più ingannevoli. "Guarda dietro di te - una scimmia a tre teste!" gridò all'improvviso.

La guardia girò la testa. "Davvero?" Ovviamente non c'era niente. Ma la guardia era stata stimolata all'azione dalla possibilità di ottenere più cibo per il governatore Phatt. "Meglio che vada a chiamare il cuoco!" annunciò, allontanandosi dalla scala e prendendo uno dei molti passaggi.

Guybrush salì le scale.

Disse che sarebbe tornato. E lo avrebbe fatto.

Contrariamente a ciò che diceva la guardia, il governatore Phatt non stava mangiando. Tuttavia, stava dormendo. Anche mentre Guybrush lo guardava, suonò la campana per un altro pasto. Senza nemmeno aprire gli occhi, il governatore Phatt allungò il collo e aprì la bocca. Il cibo gli schizzò dentro, masticava senza entusiasmo e poi inghiottiva.

Un incubo pavloviano, pensò Guybrush. Entrò nella stanza. Era il tramonto fuori, ma l'interno era ben illuminato da numerose lampade. Guybrush fu felice di ciò, poiché avrebbe reso la sua ricerca molto più facile.

C'era una libreria da un lato della porta. Guybrush guardò i titoli, ma erano tutti libri di ricette. Dall'altro lato della porta c'era un tavolino da letto, con cassetti stretti e pieno di lenzuola puzzolenti e grigie che sembravano non essere state lavate da dieci anni.

C'era qualcosa di oscuramente comico in questo posto. Accanto al letto c'era un lavandino e un tubo nero spesso che sembrava più adatto a un estintore. C'era del cibo o qualcosa di intasato nel lavandino. Ovunque, cibo. Anche l'enorme letto a quattro posti del governatore era coperto di briciole e condimenti. Una cosa si distingueva, tuttavia - un libro rosso che giaceva sulle coperte vicino ai piedi del governatore Phatt. La copertina diceva "Famose Citazioni pirata".

Guybrush sorrise. Il governatore stava dormendo come un bambino o un elefante bambino, e sarebbe uscito di lì con il libro in pochi secondi. Guybrush afferrò la coperta e la sollevò."
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