Re: Le memorie di Guybrush Threepwood
Inviato: 13 ott 2015, 12:20
"Cosa vuoi?" chiese il pirata che dondolava.
Guybrush non era ancora convinto che quei tre fossero dei pirati. "Come mai siete qui e non su una nave a saccheggiare, fare razzie, derubare o altre cose del genere?"
Frank disse. «Bè, la pirateria in questo periodo, non sta andando molto bene..."
"...ci sono alcuni pirati con un fantasmagorico talento nella zona in questo momento..."
"...che operano proprio fuori Monkey Island™", finì Frank.
"Così, abbiamo deciso di intraprendere vie alternative di sostentamento. Stiamo cercando di avviare un circo."
"Le cose stavano andando davvero bene, fino a quando il ratto ha spaventato l'elefante..."
"...e ora un'idiota ha spaventato il topo!" Il pirata che dondolava non era disposto a lasciar andare questo punto.
Ci fu una pausa. "Ora ci hai depresso, vai a casa", disse Frank.
Guybrush indicò l'uomo dietro l'angolo, che si guardava intorno ancora all'erta. "Conoscete quel tipo subdolo all'angolo opposto?"
"Vuoi comprare una mappa, eh?" chiese Frank. Aprì la giacca per rivelare una serie di pergamene, coperte da un rivestimento. "Le nostre mappe sono di altissima qualità, non come le carte da straccio che puoi trovare da quel pagliaccio di fronte". Si guardarono l'un l'altro per un momento.
Il pirata di mezzo si mise a ridere. "No, sto scherzando", disse Frank. "Queste sono in realtà copie dei verbali dell'ultima riunione municipale di Mêlée Island™. Non riesco nemmeno a regalarle. Ne vuoi una?" L'offerta non sembrava promettente.
"No, ma ne prendo una se mi dai due pezzi da otto", disse Guybrush.
"OK, mi sembra uno scambio giusto", disse Frank. Porse un pezzo di carta e due monete d'oro a Guybrush.
"Gli darò un occhiata» disse Guybrush. Si mise a camminare un pò lungo la strada e guardò le minute. Non c'era niente di interessante, ad eccezione di un sacco di lettere stampate a macchina. Sospirò e piegò la carta infilandosela in tasca. Camminando per la strada, la maggior parte delle porte e dei negozi sembravano essere chiusi. Un insegna attirò la sua attenzione: - "Ye Olde negozio del pollo-di-gomma-con-una-carrucola-in-mezzo ... serviamo il pollo-con-una-carrucola-in-mezzo da oltre 50 anni." Anche quel negozio era chiuso.
Guybrush attraversò la strada, guardando il grande orologio che ornava l'arco più avanti. Erano le dieci. I negozi qui erano proprio deserti come quelli sul lato opposto, ad eccezione di una sola porta di legno, che si aprì piano al tocco di Guybrush. Guardò intorno alla porta e ai lati della stanza, ma non vide nulla. Abbassò la testa mentre passava sotto un paio di tende rosse, e poté vedere la merce.
"Un negozio voodoo!" disse eccitato. Si guardò intorno meravigliato. C'era un forte odore nell'aria - un profumo di spezie marce. Appese alle travi c'erano le carcasse di polli morti. Poveri polli, pensò Guybrush. Grandi cesti di vimini erano sparsi sul pavimento. Pensò di aprirli, prima di rendersi conto che non era poi così curioso di scoprire cosa c'era dentro. Ad una parete, uno scheletro e un divano in pelle rossa reclinato. Sembrava confortevole, in una sorta di modo spettrale. Accanto ad esso, uno scaffale di miscugli voodoo. Vasetti di sangue di pipistrello, una casella "scaglie assortite", uno shaker pieno di fiocchi di scimmia, e alcune nocche gatto. "Nocche di gatto?" Guybrush disse a voce alta. «Che barbari!" Un tronco solitario occupava un angolo lontano. "Probabilmente c'era un corpo in esso," rifletté Guybrush cupo. Su di esso c'era una sorta di calice, un affare semplice che avrebbe potuto essere il lavoro di un falegname. Accanto ad esso, una pila di piccole ossa di un animale non identificato. Accanto a questi, un pollo. O, come Guybrush scoprì quando lo guardò più da vicino "un pollo-di-gomma-con-una-carrucola-in-mezzo. Quale possibile utilità avrebbe potuto avere?" Incuriosito, lo esaminò più da vicino, ma non riusciva a trovare indizi utili a capire lo scopo di quell'affare. Guybrush lo raccolse ed entrò più in fondo nel negozio.
Guybrush non era ancora convinto che quei tre fossero dei pirati. "Come mai siete qui e non su una nave a saccheggiare, fare razzie, derubare o altre cose del genere?"
Frank disse. «Bè, la pirateria in questo periodo, non sta andando molto bene..."
"...ci sono alcuni pirati con un fantasmagorico talento nella zona in questo momento..."
"...che operano proprio fuori Monkey Island™", finì Frank.
"Così, abbiamo deciso di intraprendere vie alternative di sostentamento. Stiamo cercando di avviare un circo."
"Le cose stavano andando davvero bene, fino a quando il ratto ha spaventato l'elefante..."
"...e ora un'idiota ha spaventato il topo!" Il pirata che dondolava non era disposto a lasciar andare questo punto.
Ci fu una pausa. "Ora ci hai depresso, vai a casa", disse Frank.
Guybrush indicò l'uomo dietro l'angolo, che si guardava intorno ancora all'erta. "Conoscete quel tipo subdolo all'angolo opposto?"
"Vuoi comprare una mappa, eh?" chiese Frank. Aprì la giacca per rivelare una serie di pergamene, coperte da un rivestimento. "Le nostre mappe sono di altissima qualità, non come le carte da straccio che puoi trovare da quel pagliaccio di fronte". Si guardarono l'un l'altro per un momento.
Il pirata di mezzo si mise a ridere. "No, sto scherzando", disse Frank. "Queste sono in realtà copie dei verbali dell'ultima riunione municipale di Mêlée Island™. Non riesco nemmeno a regalarle. Ne vuoi una?" L'offerta non sembrava promettente.
"No, ma ne prendo una se mi dai due pezzi da otto", disse Guybrush.
"OK, mi sembra uno scambio giusto", disse Frank. Porse un pezzo di carta e due monete d'oro a Guybrush.
"Gli darò un occhiata» disse Guybrush. Si mise a camminare un pò lungo la strada e guardò le minute. Non c'era niente di interessante, ad eccezione di un sacco di lettere stampate a macchina. Sospirò e piegò la carta infilandosela in tasca. Camminando per la strada, la maggior parte delle porte e dei negozi sembravano essere chiusi. Un insegna attirò la sua attenzione: - "Ye Olde negozio del pollo-di-gomma-con-una-carrucola-in-mezzo ... serviamo il pollo-con-una-carrucola-in-mezzo da oltre 50 anni." Anche quel negozio era chiuso.
Guybrush attraversò la strada, guardando il grande orologio che ornava l'arco più avanti. Erano le dieci. I negozi qui erano proprio deserti come quelli sul lato opposto, ad eccezione di una sola porta di legno, che si aprì piano al tocco di Guybrush. Guardò intorno alla porta e ai lati della stanza, ma non vide nulla. Abbassò la testa mentre passava sotto un paio di tende rosse, e poté vedere la merce.
"Un negozio voodoo!" disse eccitato. Si guardò intorno meravigliato. C'era un forte odore nell'aria - un profumo di spezie marce. Appese alle travi c'erano le carcasse di polli morti. Poveri polli, pensò Guybrush. Grandi cesti di vimini erano sparsi sul pavimento. Pensò di aprirli, prima di rendersi conto che non era poi così curioso di scoprire cosa c'era dentro. Ad una parete, uno scheletro e un divano in pelle rossa reclinato. Sembrava confortevole, in una sorta di modo spettrale. Accanto ad esso, uno scaffale di miscugli voodoo. Vasetti di sangue di pipistrello, una casella "scaglie assortite", uno shaker pieno di fiocchi di scimmia, e alcune nocche gatto. "Nocche di gatto?" Guybrush disse a voce alta. «Che barbari!" Un tronco solitario occupava un angolo lontano. "Probabilmente c'era un corpo in esso," rifletté Guybrush cupo. Su di esso c'era una sorta di calice, un affare semplice che avrebbe potuto essere il lavoro di un falegname. Accanto ad esso, una pila di piccole ossa di un animale non identificato. Accanto a questi, un pollo. O, come Guybrush scoprì quando lo guardò più da vicino "un pollo-di-gomma-con-una-carrucola-in-mezzo. Quale possibile utilità avrebbe potuto avere?" Incuriosito, lo esaminò più da vicino, ma non riusciva a trovare indizi utili a capire lo scopo di quell'affare. Guybrush lo raccolse ed entrò più in fondo nel negozio.
Le luci improvvisamente si accesero, rivelando una donna di colore seduta su un grande trono. Di fronte a lei, una fiamma verde si innalzava da una cavità circolare nel terreno. "Come posso aiutarti, figliolo?" chiese la donna con una voce dal suono antico e sapiente. Indossava un ampio e luminoso abito rosso, e indossava un gran numero di anelli e cerchietti. In linea con la maggior parte della popolazione della città, non indossava le scarpe.
Guybrush stava per chiedere quanto costasse il pollo, ma la donna parlò per prima. «Ah», disse con accortezza, "Sento che il senso di colpa per aver rubato il mio pollo sta crescendo." Annuì. "Tienilo. È tuo."
"Perché non lo vuoi?" domandò Guybrush. "È sotto il sortilegio di un'antica maledizione voodoo?"
"No, la puleggia scricchiola."
Guybrush annuì, la sua anima si calmò un po. Stava per dirle il suo nome, ma lei lo anticipò un'altra volta. "Aspetta ... non dire niente. Posso sentire che il tuo nome è ... è ... Guybrush. Guybrush Nosehair. No aspetta! ... Threepwood. Guybrush Threepwood. Giusto?"
"Wow, è incredibile! Conosci altri trucchi?" esclamò. Era stata solo fortunata, pensò.
"Non mi occupo di trucchi", disse la donna con aria di rimprovero. «Quello che so è la verità."
A questo punto Guybrush stavadi leggergli la mano per sapere se sarebbe diventato ricco. La voodoo lady rispose prima che lui potesse porgerle la domanda. "Allora, le mie competenze di lettura della mente mi dicono che sei interessato al tuo futuro. Sei sicuro che questo è quello che vuoi veramente sapere?"
"No!" esclamò Guybrush, con decisione improvvisa. "Non mi dire niente. La vita dovrebbe essere sorprendente ed entusiasmante."
"Come vuoi,» disse la donna.
D'altra parte, una piccola previsione sarebbe potuta essere utile se stava per diventare un pirata ... Stava per dirlo quando la donna voodoo parlò. "Hai cambiato idea, vedo. Sto avendo una visione." Alzò le braccia e le agitò in un gesto complicato. La cavità verde ai piedi di Guybrush divenne rosa. La stanza balenò in un colore blu come in una piscina e dal pavimento spuntò il cranio di una scimmia gigante. Gli occhi rossi del cranio si allargavano verso Guybrush.
"Vedo che intraprenderai un viaggio, un lungo viaggio", disse la voodoo lady, fissando il liquido. Il liquido verde roteava e bolliva all'interno del teschio. "Ti vedo capitano di una nave."
"Sì!"
"Vedo ...» Fece una pausa.
"Cosa? Vedi cosa?" Guybrush stava diventando molto interessato.
La donna voodoo agitò le braccia ancora una volta. "Vedo una scimmia gigante."
"Yikes!"
"Ti vedo dentro la scimmia gigante", continuò la donna voodoo.
"Orribile".
"Aspetta!" disse bruscamente. "Sta diventando tutto evidente. Il tuo viaggio sarà molto movimentato. Vedrai cose che sarebbe meglio non vedere. Sentirai cose che sarebbe meglio non sentire. Imparerai cose che sarebbe meglio non imparare."
"Che tipo di cose?" domandò Guybrush. "Odio le sorprese."
"NO!" gridò la donna voodoo. "Non è questo il momento giusto per sapere. Quando conoscerai il tuo obiettivo, vieni a trovarmi -.. solo allora ti farò sapere" La testa di scimmia sprofondò nel terreno. Evidentemente la lettura era finita. Nel momento che il teschio iniziò a scendere ci fu un improvviso lampo verde. Quando scomparve, la donna voodoo era svanita.
"Yikes!" disse Guybrush. Tornò da dove era venuto e aprì la porta.
Nella via principale, si girò a destra, verso il gigantesco orologio. Passò sotto l'arco, attraverso un breve tunnel che spuntava in un'altra area, un'area più periferica della città.
Le abitazioni in questa zona sembravano ancora più malconcie. Molte avevano due piani o addirittura tre, e sembravano essere state costruite insieme circa con la stessa organizzazione di un armadietto tipico delle medicine. Le camere, le soffitte, i piani superiori e i corridoi erano stati ritagliati ovunque ci fosse spazio. Molti si aggrappavano alle pareti della città come una spina dorsale. Guybrush prese una svolta a destra lungo una delle strade, ma presto si rese conto che qualsiasi percorso facesse fuori dalla strada principale gli faceva perdere l'orientamento.
Guybrush stava per chiedere quanto costasse il pollo, ma la donna parlò per prima. «Ah», disse con accortezza, "Sento che il senso di colpa per aver rubato il mio pollo sta crescendo." Annuì. "Tienilo. È tuo."
"Perché non lo vuoi?" domandò Guybrush. "È sotto il sortilegio di un'antica maledizione voodoo?"
"No, la puleggia scricchiola."
Guybrush annuì, la sua anima si calmò un po. Stava per dirle il suo nome, ma lei lo anticipò un'altra volta. "Aspetta ... non dire niente. Posso sentire che il tuo nome è ... è ... Guybrush. Guybrush Nosehair. No aspetta! ... Threepwood. Guybrush Threepwood. Giusto?"
"Wow, è incredibile! Conosci altri trucchi?" esclamò. Era stata solo fortunata, pensò.
"Non mi occupo di trucchi", disse la donna con aria di rimprovero. «Quello che so è la verità."
A questo punto Guybrush stavadi leggergli la mano per sapere se sarebbe diventato ricco. La voodoo lady rispose prima che lui potesse porgerle la domanda. "Allora, le mie competenze di lettura della mente mi dicono che sei interessato al tuo futuro. Sei sicuro che questo è quello che vuoi veramente sapere?"
"No!" esclamò Guybrush, con decisione improvvisa. "Non mi dire niente. La vita dovrebbe essere sorprendente ed entusiasmante."
"Come vuoi,» disse la donna.
D'altra parte, una piccola previsione sarebbe potuta essere utile se stava per diventare un pirata ... Stava per dirlo quando la donna voodoo parlò. "Hai cambiato idea, vedo. Sto avendo una visione." Alzò le braccia e le agitò in un gesto complicato. La cavità verde ai piedi di Guybrush divenne rosa. La stanza balenò in un colore blu come in una piscina e dal pavimento spuntò il cranio di una scimmia gigante. Gli occhi rossi del cranio si allargavano verso Guybrush.
"Vedo che intraprenderai un viaggio, un lungo viaggio", disse la voodoo lady, fissando il liquido. Il liquido verde roteava e bolliva all'interno del teschio. "Ti vedo capitano di una nave."
"Sì!"
"Vedo ...» Fece una pausa.
"Cosa? Vedi cosa?" Guybrush stava diventando molto interessato.
La donna voodoo agitò le braccia ancora una volta. "Vedo una scimmia gigante."
"Yikes!"
"Ti vedo dentro la scimmia gigante", continuò la donna voodoo.
"Orribile".
"Aspetta!" disse bruscamente. "Sta diventando tutto evidente. Il tuo viaggio sarà molto movimentato. Vedrai cose che sarebbe meglio non vedere. Sentirai cose che sarebbe meglio non sentire. Imparerai cose che sarebbe meglio non imparare."
"Che tipo di cose?" domandò Guybrush. "Odio le sorprese."
"NO!" gridò la donna voodoo. "Non è questo il momento giusto per sapere. Quando conoscerai il tuo obiettivo, vieni a trovarmi -.. solo allora ti farò sapere" La testa di scimmia sprofondò nel terreno. Evidentemente la lettura era finita. Nel momento che il teschio iniziò a scendere ci fu un improvviso lampo verde. Quando scomparve, la donna voodoo era svanita.
"Yikes!" disse Guybrush. Tornò da dove era venuto e aprì la porta.
Nella via principale, si girò a destra, verso il gigantesco orologio. Passò sotto l'arco, attraverso un breve tunnel che spuntava in un'altra area, un'area più periferica della città.
Le abitazioni in questa zona sembravano ancora più malconcie. Molte avevano due piani o addirittura tre, e sembravano essere state costruite insieme circa con la stessa organizzazione di un armadietto tipico delle medicine. Le camere, le soffitte, i piani superiori e i corridoi erano stati ritagliati ovunque ci fosse spazio. Molti si aggrappavano alle pareti della città come una spina dorsale. Guybrush prese una svolta a destra lungo una delle strade, ma presto si rese conto che qualsiasi percorso facesse fuori dalla strada principale gli faceva perdere l'orientamento.
Si addentrò in un vicolo particolarmente stretto e buio, quando sentì un piccolo sussurro "Psssssst!" Guybrush si guardò intorno con aria colpevole, ma nessuno lo stava osservando. Camminava lungo il vicolo, tra scatole di cartone e bidoni traboccanti di spazzatura finché si ritrovò in una piccola piazza chiusa, accerchiato da tutti i lati da case torreggianti.
"Ciao?" gridò. "C'e qualcuno da queste parti?" Si addentrò ulteriormente nella piazza lastricata. "Ciao??"
Ci fu un movimento d'aria dietro di lui. Guybrush si voltò e vide un grande uomo calvo che lo guardava e con un lungo coltellaccio. "Sai," disse l'uomo con una voce sgradevole, "potrebbero accadere brutte cose, ad una persona in un vicolo buio e deserto come questo. E in quest'ora della notte, non ci sarebbe nessuno nei dintorni come testimone." Guardò intenzionalmente Guybrush.
«Già», concordò Guybrush. "E brutte cose succedono a quelli che si avvicinano di nascosto da dietro."
L'uomo si avvicinò un po. «Ma allora cerchi di fare il furbo con me, eh? Dimmi il tuo nome."
"Sono Guybrush Threepwood, e sono un potente pirata", disse con orgoglio Guybrush.
"Ascolta Peepwood-"
"Threepwood,» lo corresse Guybrush. "Guybrush Threepwood."
"Qualunque sia il tuo nome, ascolta: io sono lo sceriffo qui intorno Fester Shinetop Tienilo a mente - questo è un brutto momento per visitare Mêlée Island™. Un periodo pessimo. Il consiglio che ti do è quello di trovare qualche altro posto in cui trascorrere le tue vacanze. Qualche posto più sicuro. Si allontanò in modo deciso.
Guybrush lo guardò mentre andava via con l'animo più sollevato. "Ragazzi, mi sento molto più sicuro sapendo che c'è un ufficiale della legge in giro," disse. Il giovane si guardò intorno nella piazza, un luogo abbastanza desolato, e vide un manifesto attaccato alla parete. "CI VEDIAMO AL CIRCO", proclamava il manifesto. "Oh ragazzi, un circo!" esclamò Guybrush. "Amo il circo." Guardò l'indirizzo indicato - si sarebbe tenuto sulla costa occidentale di Mêlée Island™.
Seguì Fester Shinetop, che era scomparso da qualche parte, ma era nuovamente sulla strada principale. Qui vide un grande negozio vicino all'ingresso del tunnel, che per di più sembrava essere aperto. Guybrush si avvicinò ed entrò.
La stanza all'interno era capiente, con molta roba accatastata, e deserta. Sopra la sua testa e sulla parete di sinistra, un secondo piano ospitava vele, una cassetta di sicurezza, e numerose scatole. Le scale che portavano ad un altro scaffale di merce in cui era tenuta una lunga spada affilata. La scrivania del proprietario aveva un cartello - "Suonare il campanello per essere serviti."
Guybrush guardò il segno, e guardò la spada. Fondamentalmente, era una persona onesta. Ma le opportunità di lavoro sembravano un po scarse in questo momento nel posto in cui si trovava. E quando i bisogni devono ...
Allungò una mano per afferrare la spada. Sembrava bella e pesante nella sua presa. L'etichetta indicava la spada come "Slashmaster™ - Quando desideri una spada tagliente come il tuo spirito". Non sapeva ancora dove trovare il Maestro di Spada, ma questo sembrava l'attrezzo giusto per affrontarloi.
Tenendo la spada nella mano sinistra, Guybrush salì furtivamente su per le scale fino al pianerottolo, dove vide una pala appoggiata in un angolo, la cosa giusta per un buona caccia al tesoro. L'etichetta: "Digmaster™ - L'unica pala per gli appassionati di caccia ai grandi tesori ." La prese e si scese tranquillamente giù per le scale. Si diresse in punta di piedi silenziosamente verso la porta e aveva quasi fatto il colpo, quando una voce gridò: "Ah-ha!" dietro di lui.
Guybrush si voltò, colpito dal senso di vergognaa. Il proprietario, un vecchio con la barba bianca e un bastone, era apparso dalla stanza sul retro. "Ti ho preso, piccolo ladro!" Di mosse dietro il banco, seguito da un Guybrush contrito. "Forse ti piacerebbe pagare per questi?" Mise il prezzo sul bancone.
Guybrush guardò la sua spada - sarebbe stato davvero un peccato perderla. "A proposito di questa spada ..."
"E allora?"
"La voglio."
«Sarà un centinaio di pezzi da otto", disse il proprietario in modo calmo. "Prendere o lasciare."
"Non ho abbastanza soldi," disse Guybrush tristemente.
"Figurati".
Guybrush mise la spada al suo posto. Pensò di chiedere per il costo della pala, ma poi rimise a posto anche quella . "In cos'altro vuoi farmi perdere tempo?" chiese al proprietario educatamente.
Guybrush pensò. "Ehm ... Sto cercando il Maestro di Spade di Mêlée Island™".
"Ciao?" gridò. "C'e qualcuno da queste parti?" Si addentrò ulteriormente nella piazza lastricata. "Ciao??"
Ci fu un movimento d'aria dietro di lui. Guybrush si voltò e vide un grande uomo calvo che lo guardava e con un lungo coltellaccio. "Sai," disse l'uomo con una voce sgradevole, "potrebbero accadere brutte cose, ad una persona in un vicolo buio e deserto come questo. E in quest'ora della notte, non ci sarebbe nessuno nei dintorni come testimone." Guardò intenzionalmente Guybrush.
«Già», concordò Guybrush. "E brutte cose succedono a quelli che si avvicinano di nascosto da dietro."
L'uomo si avvicinò un po. «Ma allora cerchi di fare il furbo con me, eh? Dimmi il tuo nome."
"Sono Guybrush Threepwood, e sono un potente pirata", disse con orgoglio Guybrush.
"Ascolta Peepwood-"
"Threepwood,» lo corresse Guybrush. "Guybrush Threepwood."
"Qualunque sia il tuo nome, ascolta: io sono lo sceriffo qui intorno Fester Shinetop Tienilo a mente - questo è un brutto momento per visitare Mêlée Island™. Un periodo pessimo. Il consiglio che ti do è quello di trovare qualche altro posto in cui trascorrere le tue vacanze. Qualche posto più sicuro. Si allontanò in modo deciso.
Guybrush lo guardò mentre andava via con l'animo più sollevato. "Ragazzi, mi sento molto più sicuro sapendo che c'è un ufficiale della legge in giro," disse. Il giovane si guardò intorno nella piazza, un luogo abbastanza desolato, e vide un manifesto attaccato alla parete. "CI VEDIAMO AL CIRCO", proclamava il manifesto. "Oh ragazzi, un circo!" esclamò Guybrush. "Amo il circo." Guardò l'indirizzo indicato - si sarebbe tenuto sulla costa occidentale di Mêlée Island™.
Seguì Fester Shinetop, che era scomparso da qualche parte, ma era nuovamente sulla strada principale. Qui vide un grande negozio vicino all'ingresso del tunnel, che per di più sembrava essere aperto. Guybrush si avvicinò ed entrò.
La stanza all'interno era capiente, con molta roba accatastata, e deserta. Sopra la sua testa e sulla parete di sinistra, un secondo piano ospitava vele, una cassetta di sicurezza, e numerose scatole. Le scale che portavano ad un altro scaffale di merce in cui era tenuta una lunga spada affilata. La scrivania del proprietario aveva un cartello - "Suonare il campanello per essere serviti."
Guybrush guardò il segno, e guardò la spada. Fondamentalmente, era una persona onesta. Ma le opportunità di lavoro sembravano un po scarse in questo momento nel posto in cui si trovava. E quando i bisogni devono ...
Allungò una mano per afferrare la spada. Sembrava bella e pesante nella sua presa. L'etichetta indicava la spada come "Slashmaster™ - Quando desideri una spada tagliente come il tuo spirito". Non sapeva ancora dove trovare il Maestro di Spada, ma questo sembrava l'attrezzo giusto per affrontarloi.
Tenendo la spada nella mano sinistra, Guybrush salì furtivamente su per le scale fino al pianerottolo, dove vide una pala appoggiata in un angolo, la cosa giusta per un buona caccia al tesoro. L'etichetta: "Digmaster™ - L'unica pala per gli appassionati di caccia ai grandi tesori ." La prese e si scese tranquillamente giù per le scale. Si diresse in punta di piedi silenziosamente verso la porta e aveva quasi fatto il colpo, quando una voce gridò: "Ah-ha!" dietro di lui.
Guybrush si voltò, colpito dal senso di vergognaa. Il proprietario, un vecchio con la barba bianca e un bastone, era apparso dalla stanza sul retro. "Ti ho preso, piccolo ladro!" Di mosse dietro il banco, seguito da un Guybrush contrito. "Forse ti piacerebbe pagare per questi?" Mise il prezzo sul bancone.
Guybrush guardò la sua spada - sarebbe stato davvero un peccato perderla. "A proposito di questa spada ..."
"E allora?"
"La voglio."
«Sarà un centinaio di pezzi da otto", disse il proprietario in modo calmo. "Prendere o lasciare."
"Non ho abbastanza soldi," disse Guybrush tristemente.
"Figurati".
Guybrush mise la spada al suo posto. Pensò di chiedere per il costo della pala, ma poi rimise a posto anche quella . "In cos'altro vuoi farmi perdere tempo?" chiese al proprietario educatamente.
Guybrush pensò. "Ehm ... Sto cercando il Maestro di Spade di Mêlée Island™".
Il proprietario guardò con sospetto verso di lui. "Il Maestro di Spade di Mêlée Island™? Hmmm ... non so ... Nessuno conosce il luogo in cui si trova il suo nascondiglio segreto. Nessuno tranne me; dovrò andare a chiederle se è d'accordo a mostrarti il percorso." Si grattò il mento. "Hmmm ... Credo che potrei fare tutta la strada fin laggiù ... una volta." A quel punto mise il cartello sulla scrivania. "Torno subito."
Guybrush lo guardò uscire, in modo sorprendentemente veloce per un uomo che usava un bastone. Sulla soglia proprietario della merceria si fermò. "E NON TOCCARE NULLA!!"
La porta si chiuse.
Guybrush attese. Gli venne in mente che, diversamente dall proprietario del negozio, lui non era così veloce. Ci sarebbe voluto un bel po probabilmente per andare a piedi fin laggiù e ritornare. E chi poteva dire se il Maestro di Spada voleva vederlo? Deciso, Guybrush aprì la porta, vide che il vecchio si trovava ancora appena fuori dall'arco, e cominciò a seguirlo di nascosto.
Fu davvero una lunga camminata. Il proprietario lo condusse sotto l'arco, oltre i tre pirati del circo, oltrepassarono lo Scumm Bar, salirono su per il sentiero lungo e tortuoso, passarono dalla postazione della vecchia vedetta che stava guardando il mare e non prestò loro attenzione, e si addentrarono in Mêlée Island™.
Mêlée Island™ era una grande isola, se la si voleva esplorare tutta. Da sopra, aveva la forma di una 'c' minuscola, con la città principale sul lato esterno. La principale via di trasporto su Mêlée Island™ attrsversava la c per tutta la lunghezza, dall'angolo superiore destro fino l'angolo superiore sinistro. Diversi sentieri si diramavano dalla via principale, portando sia verso la costa che verso l'entroterra. Il vecchio prese la strada costiera, prima di girare verso l'interno e giungere a una biforcazione della strada. C'era un segnale qui, ma Guybrush non aveva tempo di leggere, perché il vecchio improvvisamente uscì dalla strada ed entrò nel sottobosco buio. Guybrush lo seguiva.
Qui la luna era quasi schermato alla vista dagli alberi. L'illuminazione che avevano durante il loro cammino nel sentiero veniva da grandi sciami di lucciole, che sfrecciavano in mezzo a sgargianti fiori gialli e rossi. Il vecchio prese a sinistra e dopo a destra in completa sicurezza, anche se Guybrush non riusciva nemmeno a vedere i suoi piedi. Passarono piccoli corsi d'acqua gorgogliante, dove i grilli frinivano vivacemente, e pericolosi burroni. Di tanto in tanto la copertura degli alberi si interrompeva, e Guybrush poteva intravvedere il cielo stellato notturno sopra la sua testa. Questi si addensavano sempre più nella foresta, man mano che Guybrush si addentrava. I grilli furono lasciati alle spalle. Le lucciole cominciarono a svanire. Gli alberi improvvisamente sembravano più vicini, e si affollavano tutti insieme. Ad un certo punto ci fu un silenzio di tomba.
Infine, il vecchio raggiunse un burrone. C'era un piccola indicazione a forma di freccia nel terreno, che il vecchio spinse in avanti. Le due metà di un tronco spezzato, che si trovavano sui lati opposti della gola, oscillarono e si unirono insieme, creando un ponte di fortuna. Il vecchio agilmente lo attraversò.
Guybrush deglutì, e lo seguì con gli occhi chiusi.
Qui la foresta finalmente si diradò. Il vecchio si dirigeva verso una piccola collina, dove c'era una casa. Luci brillavano dalla finestra. Davanti alla casa, una figura alta colorata era in piedi e passeggiava inquieta. Il vecchio attraversò un piccolo ruscello, e si fece strada su per la collina. Guybrush decise di rimanere indietro ad ascoltare la discussione.
"Ciao di nuovo, Carla," salutò il vecchio. Guybrush improvvisamente realizzò che il Maestro di Spada era una donna. Per qualche motivo facilmente intuibile, questo lo rendeva nervoso.
"Pensavo di averti detto di andare al diavolo", disse Carla con una voce che indicava una grande capacità polmonare. Aveva le mani sui fianchi.
"In realtà, sono qui per affari. Questo ragazzo è venuto nel mio negozio, capisci ..."
"Ammettilo, vecchio lercio incrostato, inventeresti qualsiasi scusa solo per venire qui a disturbarmi."
"Sì, credo di sì», disse il vecchio con una voce che indicava chiaramente che non aveva intenzione di proseguire l'argomento.
"Allora dacci un taglio. Mi sono stufata." Carla aveva lunghi capelli, ondulati castano/bruno e indossava gli orecchini. Con la sua carnagione color cioccolato, avrebbe potuto essere un lontano parente della donna voodoo. Probabilmente lo era. "Vattene via e non tornare di nuovo. Qualcuno potrebbe seguirti, e diventerei un'altra attrazione turistica di Mêlée Island™."
"Ehi, ci perdi tu, bambina," disse il vecchio.
"Sì, va bene", disse Carla. "Adesso FILA."
Guybrush lo guardò uscire, in modo sorprendentemente veloce per un uomo che usava un bastone. Sulla soglia proprietario della merceria si fermò. "E NON TOCCARE NULLA!!"
La porta si chiuse.
Guybrush attese. Gli venne in mente che, diversamente dall proprietario del negozio, lui non era così veloce. Ci sarebbe voluto un bel po probabilmente per andare a piedi fin laggiù e ritornare. E chi poteva dire se il Maestro di Spada voleva vederlo? Deciso, Guybrush aprì la porta, vide che il vecchio si trovava ancora appena fuori dall'arco, e cominciò a seguirlo di nascosto.
Fu davvero una lunga camminata. Il proprietario lo condusse sotto l'arco, oltre i tre pirati del circo, oltrepassarono lo Scumm Bar, salirono su per il sentiero lungo e tortuoso, passarono dalla postazione della vecchia vedetta che stava guardando il mare e non prestò loro attenzione, e si addentrarono in Mêlée Island™.
Mêlée Island™ era una grande isola, se la si voleva esplorare tutta. Da sopra, aveva la forma di una 'c' minuscola, con la città principale sul lato esterno. La principale via di trasporto su Mêlée Island™ attrsversava la c per tutta la lunghezza, dall'angolo superiore destro fino l'angolo superiore sinistro. Diversi sentieri si diramavano dalla via principale, portando sia verso la costa che verso l'entroterra. Il vecchio prese la strada costiera, prima di girare verso l'interno e giungere a una biforcazione della strada. C'era un segnale qui, ma Guybrush non aveva tempo di leggere, perché il vecchio improvvisamente uscì dalla strada ed entrò nel sottobosco buio. Guybrush lo seguiva.
Qui la luna era quasi schermato alla vista dagli alberi. L'illuminazione che avevano durante il loro cammino nel sentiero veniva da grandi sciami di lucciole, che sfrecciavano in mezzo a sgargianti fiori gialli e rossi. Il vecchio prese a sinistra e dopo a destra in completa sicurezza, anche se Guybrush non riusciva nemmeno a vedere i suoi piedi. Passarono piccoli corsi d'acqua gorgogliante, dove i grilli frinivano vivacemente, e pericolosi burroni. Di tanto in tanto la copertura degli alberi si interrompeva, e Guybrush poteva intravvedere il cielo stellato notturno sopra la sua testa. Questi si addensavano sempre più nella foresta, man mano che Guybrush si addentrava. I grilli furono lasciati alle spalle. Le lucciole cominciarono a svanire. Gli alberi improvvisamente sembravano più vicini, e si affollavano tutti insieme. Ad un certo punto ci fu un silenzio di tomba.
Infine, il vecchio raggiunse un burrone. C'era un piccola indicazione a forma di freccia nel terreno, che il vecchio spinse in avanti. Le due metà di un tronco spezzato, che si trovavano sui lati opposti della gola, oscillarono e si unirono insieme, creando un ponte di fortuna. Il vecchio agilmente lo attraversò.
Guybrush deglutì, e lo seguì con gli occhi chiusi.
Qui la foresta finalmente si diradò. Il vecchio si dirigeva verso una piccola collina, dove c'era una casa. Luci brillavano dalla finestra. Davanti alla casa, una figura alta colorata era in piedi e passeggiava inquieta. Il vecchio attraversò un piccolo ruscello, e si fece strada su per la collina. Guybrush decise di rimanere indietro ad ascoltare la discussione.
"Ciao di nuovo, Carla," salutò il vecchio. Guybrush improvvisamente realizzò che il Maestro di Spada era una donna. Per qualche motivo facilmente intuibile, questo lo rendeva nervoso.
"Pensavo di averti detto di andare al diavolo", disse Carla con una voce che indicava una grande capacità polmonare. Aveva le mani sui fianchi.
"In realtà, sono qui per affari. Questo ragazzo è venuto nel mio negozio, capisci ..."
"Ammettilo, vecchio lercio incrostato, inventeresti qualsiasi scusa solo per venire qui a disturbarmi."
"Sì, credo di sì», disse il vecchio con una voce che indicava chiaramente che non aveva intenzione di proseguire l'argomento.
"Allora dacci un taglio. Mi sono stufata." Carla aveva lunghi capelli, ondulati castano/bruno e indossava gli orecchini. Con la sua carnagione color cioccolato, avrebbe potuto essere un lontano parente della donna voodoo. Probabilmente lo era. "Vattene via e non tornare di nuovo. Qualcuno potrebbe seguirti, e diventerei un'altra attrazione turistica di Mêlée Island™."
"Ehi, ci perdi tu, bambina," disse il vecchio.
"Sì, va bene", disse Carla. "Adesso FILA."
Il vecchio abbassò la testa, poi si allontanò dalla casa. Guybrush si alzò da dietro il cespuglio dietro cui si era accovacciato, e fece un respiro profondo. Ora o mai più! Raccogliendo tutto il coraggio che aveva, attraversò il ponte, fino ad arrivare alla casa per sfidare il Maestro di Spade.
Lei lo guardò con disprezzo. "Come osi avvicinarti al Maestro di Spade senza il permesso ... che io sicuramente non ti ho dato." Lei lo guardò dall'alto in basso, con un espressione del viso era una sintesi abbastanza eloquente della sua reazione.
«Chiedo scusa, devo parlarti", disse Guybrush, con tutta la forza che poteva.
"Ne dubito», disse il Maestro di Spade. "Chiunque viene qui lo fa per combattere Cerca di essere onesto... Sei qui per provare ai capi dei pirati la tua abilità come spadaccino, nella speranza che, un giorno, tu possa essere immorale come lo sono loro".
Guybrush si ritrovò ad annuire. "Sì, ce l'ho scritto in fronte ... hey, sei intelligente."
"Ma come, non hai nemmeno una spada", sottolineò il Maestro di Spade, "Dubito che tu stia facendo veramente sul serio." Lo respinse e andò dentro, chiudendo la porta in modo enfatico.
"Accidenti", disse Guybrush. Le cose non erano andate come aveva sperato. Se ne andò verso destra, nella stessa direzione da cui se ne era andato il vecchio, e scoprì che solo qualche minuto separava la casa del Maestro di Spade da uno stretto sentiero che conduceva a nord. Guybrush lo seguì, emergendo finalmente nella strada principale. Iniziò così la lunga camminata di ritorno.
Qualche minuto più tardi si ritrovò di nuovo al bivio. Ora che non pedinava nessuno ebbe il tempo di leggere il segnale. La strada a destra lo avrebbe portato al Negozio di Navi Usate di Stan. La strada a sinistra lo avrebbe portato al-
"Circo dei fratelli Fettuccini!" esclamò Guybrush. Prese subito la strada a sinistra. Un circo sembrava la cosa più giusta per liberare la sua mente dai problemi attuali.
Il percorso fu breve, piano e diritto, e ben presto Guybrush si trovò ai piedi di una grande radura. Parcheggiati nella radura vi erano diversi carri. Torreggiante su di loro c'era un tendone da circo rosso e giallo molto brillante. Una luce dorata veniva fuori dai suoi margini.
Guybrush scese lentamente, un pò intimorito, e sbirciò dentro. Purtroppo, l'interno del tendone sembrava essere praticamente deserto. La maggior parte delle attrezzature era rimasto impacchettato, tranne che per un cannone, una scatola piena di fieno, e vari stand. Guybrush alzò gli occhi e vide i cavi del trapezio appesi in alto, collegati in modo sicuro. Inspirò profondamente e sentì l'odore della segatura oliata.
Due uomini baffuti e brillantemente vestiti erano in piedi di fronte ai posti per il pubblico. Sembrava che stessero discutendo riguardo a qualcosa.
"Mi piacerebbe essere lanciato dal cannone", disse quello in tuta viola e slip blu, che somigliava un pò ad un daltonico Superman italiano, "ma la polvere da sparo mi fa starnutire."
"Beh, non posso farlo io", disse quello in tuta verde, anche lui indossava sopra gli slip blu, ma era sbarbato, "mi sono fatto male la mano quando ho domato i leoni la settimana scorsa."
"Non credo che quel piccolo graffio sia paragonabile alla mia allergia cronica. Infilati tu nel cannone."
«Non hai alcuna allergia, sei un bugiardo. Infilati TU nel cannone."
"No, infilati TU nel cannone!"
"No, infilati TU nel cannone!"
"Fannullone!"
"Perdente!"
"Ruffiano!"
"Damerino!"
I due uomini del circo, che dalle somiglianze nelle loro voci sembravano essere fratelli, continuarono a discutere in con toni sempre più accesi. Guybrush alzò una mano. "Scusate.."
I due fratelli si voltarono verso di lui, e lo raggiunsero con una velocità sorprendente, fiancheggiando Guybrush su entrambi i lati. "Dimmi, ragazzo," disse il fratello in viola con voce astuta, "Vorresti l'opportunità--"
"--l'unica opportunità della tua vita--"
"--di eseguire un atto coraggioso--"
"--un atto che sfida la morte--"
"--bé, veramente non è che sfidi tanto la morte--"
La testa di Guybrush ruotava mentre la conversazione girava da fratello a fratello, come uno spettatore in una partita di tennis.
"--un atto pericoloso" corresse il fratello in verde.
"No, per niente pericoloso--"
"--Un atto facile!"
"--ma eccitante -" disse entusiasta il fratello in viola.
"-con I Sorprendenti--"
"--Audaci, Acrobatici-"
"-ed Estremamente Famosi--"
"-Favolosi, Volanti--"
"--Fratelli Fettucini!" finì il fratello in verde.
"Siamo noi", disse il Viola.
"Mio fratello Alfredo--", indicò il Verde.
"--e mio fratello Bill,", disse Alfredo.
Lei lo guardò con disprezzo. "Come osi avvicinarti al Maestro di Spade senza il permesso ... che io sicuramente non ti ho dato." Lei lo guardò dall'alto in basso, con un espressione del viso era una sintesi abbastanza eloquente della sua reazione.
«Chiedo scusa, devo parlarti", disse Guybrush, con tutta la forza che poteva.
"Ne dubito», disse il Maestro di Spade. "Chiunque viene qui lo fa per combattere Cerca di essere onesto... Sei qui per provare ai capi dei pirati la tua abilità come spadaccino, nella speranza che, un giorno, tu possa essere immorale come lo sono loro".
Guybrush si ritrovò ad annuire. "Sì, ce l'ho scritto in fronte ... hey, sei intelligente."
"Ma come, non hai nemmeno una spada", sottolineò il Maestro di Spade, "Dubito che tu stia facendo veramente sul serio." Lo respinse e andò dentro, chiudendo la porta in modo enfatico.
"Accidenti", disse Guybrush. Le cose non erano andate come aveva sperato. Se ne andò verso destra, nella stessa direzione da cui se ne era andato il vecchio, e scoprì che solo qualche minuto separava la casa del Maestro di Spade da uno stretto sentiero che conduceva a nord. Guybrush lo seguì, emergendo finalmente nella strada principale. Iniziò così la lunga camminata di ritorno.
Qualche minuto più tardi si ritrovò di nuovo al bivio. Ora che non pedinava nessuno ebbe il tempo di leggere il segnale. La strada a destra lo avrebbe portato al Negozio di Navi Usate di Stan. La strada a sinistra lo avrebbe portato al-
"Circo dei fratelli Fettuccini!" esclamò Guybrush. Prese subito la strada a sinistra. Un circo sembrava la cosa più giusta per liberare la sua mente dai problemi attuali.
Il percorso fu breve, piano e diritto, e ben presto Guybrush si trovò ai piedi di una grande radura. Parcheggiati nella radura vi erano diversi carri. Torreggiante su di loro c'era un tendone da circo rosso e giallo molto brillante. Una luce dorata veniva fuori dai suoi margini.
Guybrush scese lentamente, un pò intimorito, e sbirciò dentro. Purtroppo, l'interno del tendone sembrava essere praticamente deserto. La maggior parte delle attrezzature era rimasto impacchettato, tranne che per un cannone, una scatola piena di fieno, e vari stand. Guybrush alzò gli occhi e vide i cavi del trapezio appesi in alto, collegati in modo sicuro. Inspirò profondamente e sentì l'odore della segatura oliata.
Due uomini baffuti e brillantemente vestiti erano in piedi di fronte ai posti per il pubblico. Sembrava che stessero discutendo riguardo a qualcosa.
"Mi piacerebbe essere lanciato dal cannone", disse quello in tuta viola e slip blu, che somigliava un pò ad un daltonico Superman italiano, "ma la polvere da sparo mi fa starnutire."
"Beh, non posso farlo io", disse quello in tuta verde, anche lui indossava sopra gli slip blu, ma era sbarbato, "mi sono fatto male la mano quando ho domato i leoni la settimana scorsa."
"Non credo che quel piccolo graffio sia paragonabile alla mia allergia cronica. Infilati tu nel cannone."
«Non hai alcuna allergia, sei un bugiardo. Infilati TU nel cannone."
"No, infilati TU nel cannone!"
"No, infilati TU nel cannone!"
"Fannullone!"
"Perdente!"
"Ruffiano!"
"Damerino!"
I due uomini del circo, che dalle somiglianze nelle loro voci sembravano essere fratelli, continuarono a discutere in con toni sempre più accesi. Guybrush alzò una mano. "Scusate.."
I due fratelli si voltarono verso di lui, e lo raggiunsero con una velocità sorprendente, fiancheggiando Guybrush su entrambi i lati. "Dimmi, ragazzo," disse il fratello in viola con voce astuta, "Vorresti l'opportunità--"
"--l'unica opportunità della tua vita--"
"--di eseguire un atto coraggioso--"
"--un atto che sfida la morte--"
"--bé, veramente non è che sfidi tanto la morte--"
La testa di Guybrush ruotava mentre la conversazione girava da fratello a fratello, come uno spettatore in una partita di tennis.
"--un atto pericoloso" corresse il fratello in verde.
"No, per niente pericoloso--"
"--Un atto facile!"
"--ma eccitante -" disse entusiasta il fratello in viola.
"-con I Sorprendenti--"
"--Audaci, Acrobatici-"
"-ed Estremamente Famosi--"
"-Favolosi, Volanti--"
"--Fratelli Fettucini!" finì il fratello in verde.
"Siamo noi", disse il Viola.
"Mio fratello Alfredo--", indicò il Verde.
"--e mio fratello Bill,", disse Alfredo.
"Ti piace l'idea?" chiese Bill
Si, va bene," convenne Alfredo.
"Veramente è molto semplice,--"
"--vedi quel cannone laggiù?" Guybrush si voltò - era lungo, nero e aveva un foro delle dimensioni delle spalle della persona media. Guybrush annuì. "Tutto quello che devi fare--"
"--è infilarti nel cannone"
»--e noi ti lanceremo dall'altra parte della stanza--"
"Abbastanza sicuro, direi--"
"Allora cosa ne dici?"
Guybrush guardò dall'altra parte della stanza, dove la scatola di fieno era stata accatastata vicino al palo principale della tenda. Non era così sicuro. "Quanto mi pagate?" Chiese.
"Circa 478 pezzi da otto?" chiese Alfredo.
A Guybrush piacque quella cifra. "OK, va bene," disse.
"Hai un casco?" chiese Alfredo.
"Ehm ..."
"Devi avere un casco", disse Alfredo.
"--Non puoi fare il trucco cannone senza casco--"
"nossignore!"
Guybrush pensò disperatamente. Non sopportava il pensiero di perdere quei 478 pezzi da otto.
Gli venne un'idea. "Certo che ho un casco. Mi avete preso per un idiota?"
"Bene, vediamo."
"Vogliamo essere sicuri--"
"--che sia sicuro"
"--non vorremmo che ti facessi male-"
"-nossignore!"
Guybrush tirò fuori la pentola e gliela mostrò. «Ah, funzionerà come un casco!" disse Bill.
"Ora possiamo fare il trucco!"
"entra qui, ragazzo."
Guybrush seguì l'indicazione di Bill fino alla bocca del cannone.
"Ora, mettiti il casco--"
"--ed entra nel cannone"
"noi ci occuperemo del resto!"
C'era un piccolo sgabello posto sotto la bocca del cannone. Guybrush ci salì sopra e guardò la canna. Ci soffiò dentro, e ne uscì un piccolo sbuffo di polvere.
Guybrush diede un'occhiata finale al tendone del circo, poi indossò il coperchio della pentola, e per poco non cadde dallo sgabello quando vide e si ricordò del pezzo di carne. Alzò la pentola lentamente sulla testa, facendo una smorfia.
In realtà, non appena la pressione iniziale sui suoi capelli fece colar via il sangue, la pentola si dimostrò essere una scelta abbastanza confortevole. Guybrush abbassò la testa e salì sul cannone.
Immediatamente il cannone esplose il colpo. Guybrush fu scagliato fuori la canna in una nuvola di fumo e fuoco. Volò attraverso il circo, visto dai fratelli Fettucini sottostanti.
L'obiettivo, se era il palo della tenda, fu impeccabile. Guybrush lo colpì a circa due terzi della sua lunghezza, con il corpo a testa in giù. Rimase appeso lì per un attimo, poi la gravità lo cominciò ad attrarlo e scivolò verso il basso. Qui il suo casco avrebbe potuto essere utile, ma in qualche modo era caduto a metà del volo, così fu la sua testa a sbattere per terra. Non cadde, ma la sua testa era così fermamente incastrata nella segatura che rimase in piedi, con le gambe per aria.
"Funziona!" gridò Alfredo.
"Sono così sollevato!"
Corsero verso Guybrush per congratularsi con lui. Alfredo temette che ci fosse qualche problema.
"Ciao..."
"Stai bene?"
"Dov'è il mio casco?" domandò Guybrush con voce fioca, scalciando con le gambe.
"È tutto a posto!" gridò un Alfredo trionfante.
"Evviva! Ci siamo risparmiati una causa imbarazzante e finanziariamente debilitante!"
"Ecco il tuo denaro, ragazzo», disse Alfredo, tirando fuori una piccola borsa. Guardò Guybrush, e cercò in una delle sue tasche.
"Una ricompensa per averci aiutato."
Ci fu una pausa. Guybrush scalciò ancora con le gambe, cercando di divincolarsi fuori dal terreno.
"Abbiamo solo bisogno di cambiare un po 'l'obiettivo."
"Proverò la prossima volta!"
"No, lo farò io."
"No, io!"
"No, io!"
"Fannullone!"
"Perdente!"
"Ruffiano!"
"Damerino!"
Dopo alcuni minuti di discussione dei fratelli, Guybrush fu finalmente in grado di tirarsi fuori dal terreno. Si guardò intorno lungo il terreno, e finalmente trovò la pentola nascosta tra le pieghe della tenda. I fratelli Fettucini stavano ancora discutendo, così Guybrush se ne andò e si diresse rapidamente in città.
Era dolorante, ma felice. Aveva 480 pezzi da otto - e poteva fare un bel pò di cose con quei soldi. Per prima cosa, comprare una spada.
Allo stesso tempo, le sue articolazioni gli facevano un po male, e la passeggiata di ritorno non lo stava aiutando affatto.
Si, va bene," convenne Alfredo.
"Veramente è molto semplice,--"
"--vedi quel cannone laggiù?" Guybrush si voltò - era lungo, nero e aveva un foro delle dimensioni delle spalle della persona media. Guybrush annuì. "Tutto quello che devi fare--"
"--è infilarti nel cannone"
»--e noi ti lanceremo dall'altra parte della stanza--"
"Abbastanza sicuro, direi--"
"Allora cosa ne dici?"
Guybrush guardò dall'altra parte della stanza, dove la scatola di fieno era stata accatastata vicino al palo principale della tenda. Non era così sicuro. "Quanto mi pagate?" Chiese.
"Circa 478 pezzi da otto?" chiese Alfredo.
A Guybrush piacque quella cifra. "OK, va bene," disse.
"Hai un casco?" chiese Alfredo.
"Ehm ..."
"Devi avere un casco", disse Alfredo.
"--Non puoi fare il trucco cannone senza casco--"
"nossignore!"
Guybrush pensò disperatamente. Non sopportava il pensiero di perdere quei 478 pezzi da otto.
Gli venne un'idea. "Certo che ho un casco. Mi avete preso per un idiota?"
"Bene, vediamo."
"Vogliamo essere sicuri--"
"--che sia sicuro"
"--non vorremmo che ti facessi male-"
"-nossignore!"
Guybrush tirò fuori la pentola e gliela mostrò. «Ah, funzionerà come un casco!" disse Bill.
"Ora possiamo fare il trucco!"
"entra qui, ragazzo."
Guybrush seguì l'indicazione di Bill fino alla bocca del cannone.
"Ora, mettiti il casco--"
"--ed entra nel cannone"
"noi ci occuperemo del resto!"
C'era un piccolo sgabello posto sotto la bocca del cannone. Guybrush ci salì sopra e guardò la canna. Ci soffiò dentro, e ne uscì un piccolo sbuffo di polvere.
Guybrush diede un'occhiata finale al tendone del circo, poi indossò il coperchio della pentola, e per poco non cadde dallo sgabello quando vide e si ricordò del pezzo di carne. Alzò la pentola lentamente sulla testa, facendo una smorfia.
In realtà, non appena la pressione iniziale sui suoi capelli fece colar via il sangue, la pentola si dimostrò essere una scelta abbastanza confortevole. Guybrush abbassò la testa e salì sul cannone.
Immediatamente il cannone esplose il colpo. Guybrush fu scagliato fuori la canna in una nuvola di fumo e fuoco. Volò attraverso il circo, visto dai fratelli Fettucini sottostanti.
L'obiettivo, se era il palo della tenda, fu impeccabile. Guybrush lo colpì a circa due terzi della sua lunghezza, con il corpo a testa in giù. Rimase appeso lì per un attimo, poi la gravità lo cominciò ad attrarlo e scivolò verso il basso. Qui il suo casco avrebbe potuto essere utile, ma in qualche modo era caduto a metà del volo, così fu la sua testa a sbattere per terra. Non cadde, ma la sua testa era così fermamente incastrata nella segatura che rimase in piedi, con le gambe per aria.
"Funziona!" gridò Alfredo.
"Sono così sollevato!"
Corsero verso Guybrush per congratularsi con lui. Alfredo temette che ci fosse qualche problema.
"Ciao..."
"Stai bene?"
"Dov'è il mio casco?" domandò Guybrush con voce fioca, scalciando con le gambe.
"È tutto a posto!" gridò un Alfredo trionfante.
"Evviva! Ci siamo risparmiati una causa imbarazzante e finanziariamente debilitante!"
"Ecco il tuo denaro, ragazzo», disse Alfredo, tirando fuori una piccola borsa. Guardò Guybrush, e cercò in una delle sue tasche.
"Una ricompensa per averci aiutato."
Ci fu una pausa. Guybrush scalciò ancora con le gambe, cercando di divincolarsi fuori dal terreno.
"Abbiamo solo bisogno di cambiare un po 'l'obiettivo."
"Proverò la prossima volta!"
"No, lo farò io."
"No, io!"
"No, io!"
"Fannullone!"
"Perdente!"
"Ruffiano!"
"Damerino!"
Dopo alcuni minuti di discussione dei fratelli, Guybrush fu finalmente in grado di tirarsi fuori dal terreno. Si guardò intorno lungo il terreno, e finalmente trovò la pentola nascosta tra le pieghe della tenda. I fratelli Fettucini stavano ancora discutendo, così Guybrush se ne andò e si diresse rapidamente in città.
Era dolorante, ma felice. Aveva 480 pezzi da otto - e poteva fare un bel pò di cose con quei soldi. Per prima cosa, comprare una spada.
Allo stesso tempo, le sue articolazioni gli facevano un po male, e la passeggiata di ritorno non lo stava aiutando affatto.
Al bivio, Guybrush si fermò e si strofinò la schiena. Guardò in direzine della foresta, e vide un gruppo di fiori gialli. Guybrush aveva qualche idea sull'utilità di quei fiori. Abbandonò il sentiero, si avvicinò al cespuglio con i fiori, e ne raccolse un paio di petali. Li annusò. Avevano un dolce odore, in qualche modo aromatico. Guybrush ne prese un paio, e li strofinò sulla pelle dove il dolore era più forte. Ne prese degli altri e li infilò in tasca. Poi riprese la via del ritorno per la città.
Ben presto si sentì rilassare i muscoli, e diminuire il dolore. Il viaggio di ritorno fu perciò molto più veloce. Guybrush andò a passo veloce per la città, tranne che per un momento, quando si fermò al manifesto Elaine Marley. C'era qualcosa di strano nella sua foto che attraeva la sua attenzione. Poteva capire come LeChuck si era innamorato lei così in fretta. Infine arrivò di nuovo al negozio ed entrò.
Il proprietario lo guardò accigliato "Ehi, dove eri finito? Faccio chilometri a piedi per cercare di fissarti un appuntamento con il Maestro di Spade - che, tra l'altro, dice che puoi andare al diavolo - e quando torno, tu non ci sei più! Vedrai se ti faccio ancora dei favori!"
Guybrush si voltò e prese la spada. "Quanto vuoi per questa spada?"
«Ti ho già detto che si tratta di un centinaio di pezzi da otto! Hai portato abbastanza soldi questa volta?"
"La prenderò!" disse Guybrush.
"Grande!" disse il proprietario mentre Guybrush gli consegnava il denaro. "I migliori cento pezzi da otto che tu abbia mai speso. Nient'altro?"
Guybrush notò un pacco di mentine per l'alito sulla scrivania. Dopo l'orrenda esperienza della carne nel tendone del circo, avrebbe potuto usare un pò di deodorante. "Avrei bisogno di una mentina per l'alito."
«A chi lo dici!" disse il proprietario. "Ecco prendine una, per favore. Prendi tutto il pacco! Ti costerà un pezzo da otto." Guybrush consegnò il denaro. "Nient'altro?"
"Vorrei dare solo un occhiata", disse Guybrush, agitando lentamente la spada nell'aria.
"Sei il benvenuto, pantaloni a fantasia. Svegliami se hai bisogno di qualcosa."
Guybrush si guardò attorno per alcuni elementi, per la felicità del proprietario, poi se ne andò.
Rimase all'aria aperta, a guardare i cittadini che si affrettavano nelle loro attività quotidiane, e decise che era tempo di visitare il palazzo del Governatore. Era sul lato opposto della città, rispetto allo Scumm Bar, così Guybrush prese alla sua destra lungo la strada principale, passando da una grande chiesa con le vetrate brillanti. Accanto ad essa c'era un edificio dall'aspetto cupo con sbarre alle finestre. Guybrush si avvicinò alla porta, curioso di sapere che posto era.
Una volta all'interno, capì subito che era una prigione, ma non c'era quasi nessuno. C'erano solo due celle immediatamente adiacenti alla porta. Una conteneva un ratto. L'altra, un piccolo pirata trasandato che indossava una bandana viola.
Guybrush si avvicinò per presentarsi. Il prigioniero si sporse in avanti, afferrando le sbarre. "Devi tirarmi fuori di qui!" sussurrò. "Sono una vittima della società."
Guybrush si allontanò subito dalla folata di alito cattivo. «Per non parlare dell'alitosi," disse. "Che schifo!"
"Ehi," disse il prigioniero, "è difficile tenere il respiro fresco quando non c'è niente da mangiare qui, ma soltanto ratti."
Guybrush mise una mano in tasca. "Ecco una mentina per l'alito."
Il prigioniero accettò con gratitudine. "Oooh! una mentina al Grog! Com'è rinfrescante, grazie!" La mise in bocca e gradualmente la puzza cessò. "Allora, sei venuto a liberarmi?"
"Chi sei?" domandò Guybrush.
"Il mio nome è Otis", disse il prigioniero. "Almeno, penso che sia quello. Sono qui da così tanto che faccio fatica a ricordare anche il mio nome. Devi tirarmi fuori di qui prima che perda completamente la testa! Non vedi che sono innocente?"
"Non mi sembri innocente", ha detto Guybrush incerto.
"Non lo diresti se fossi stato qui tutto il tempo, come lo sono stato io."
«Che cosa hai fatto per finire lì dentro?"
Otis scosse le barre furiosamente. "Non ho fatto niente. Soprattutto non a quegli stupidi fiori."
L'attenzione di Guybrush si tese un pò quando Otis parlò dei fiori. "I fiori? Che fiori?" chiese, non ancora nervoso, ma con una voce che suggeriva che avrebbe potuto esserlo presto.
"I fiori gialli Caniche Endormi nel bosco - raccoglierli è contro la legge." Non voleva più parlarne.
"Allora chi ti incastrato?" domandò Guybrush. I fiori in tasca sembravano urlare a qualsiasi forza di polizia locale che poteva essere nei paraggi.
"Non lo so", ha ammise Otis. "Penso che sia stato un complotto. E se c'è un tipo di pirateria che non mi piace, è un complotto".
Otis era una compagnia stranamente interessante. "Non ho mai parlato con un detenuto prima", disse Guybrush. "Com'è il cibo lì dentro?"
"Oh, sai, il solito ..." Fece altalenanti movimenti con la mano. "Brodaglia, grog, sbobba ... ratti, insetti e pidocchi del corpo se riesco a prenderli. Ho una torta di carote di mia zia Tillie, anche se lei sa che io detesto le carote. In realtà, il cuoco al bar è un vecchio amico, e qualche volta mi da del cibo di nascosto. Come frattaglie di carne di maiale - soprattutto i piedi e le labbra - ma ogni tanto ... mi porta uno strano arrosto".
"Cosa c'era di così strano nell'arrosto?" domandò Guybrush.
«Bé, è l'unico arrosto che abbia mai visto, con una coda prensile."
Otis tacque. Guybrush era deciso di mostrargli che era dalla sua parte. "Questo Sceriffo Shinetop è di sicuro un cretino, non è vero?" Chiese.
"Parlo seriamente," concordò Otis. "Fester Shinetop è l'uomo più spregevole in Melee Island™. Per fortuna, il governatore lo tiene sotto controllo la maggior parte del tempo." Otis alzò gli occhi, ricordando. "Avevamo un bravo sceriffo prima, ma di recente è morto in circostanze misteriose e, se mi chiedessero, penso che il nuovo Sceriffo abbia qualcosa a che fare con la sua morte."
"Penso che tu abbia detto abbastanza, Otis!" disse una voce burbera e tagliente dalla porta. Guybrush si voltò e vide Fester Shinetop che bloccava l'uscita. Contemporaneamente, la temperatura nella camera era scesa di qualche grado.
"Ops," disse Otis, e si ritrasse nelle ombre della sua cella. Fester Shinetop entrò nella prigione. Sembrava quel tipo di persona che a grandi passi, aveva marciato, in tutto il mondo.
«Spero che tu non abbia preso quel furfante troppo sul serio", disse a Guybrush, mentre il ragazzo metteva le mani in tasca. "Direbbe qualsiasi cosa per evitare di pagare il suo debito con la società."
"È sporco," ammise Guybrush, non volendo schierarsi dalla parte di Fester. "E puzza anche."
Otis tornò davanti alla cella, con le mani sui fianchi. "Ehi, grazie mille!"
Fester Shinetop non era rimasto comunque molto impressionato. "Hai un bel coraggio a venire in questa città e giudicare la gente del posto. Se c'è qualcosa che non ti piace del nostro odore, puoi andar via in qualsiasi momento."
"Mi dispiace", disse Guybrush. Guardò Otis. "Scusa." Si girò verso Fester, che cominciava a dargli sui nervi un pò. "Ti dispiace? Era una conversazione privata."
"Non assumere quel tono con me, scimmione", disse con rabbia Fester, "o ti rinchiuderò volentieri là dentro con Otis. A quel punto avrete un sacco di tempo per fare le vostre conversazioni private" Sputò le ultime due parole in modo sprezzante.
"A me sembra innocente" disse Guybrush, indicando Otis. "Perché non lo lasci andare?"
«Forse dovresti farti gli affari tuoi, straniero," suggerì Fester. "Decido io chi è innocente e chi è colpevole da queste parti." Guardò profondamente Guybrush, i baffi ritratti in un ghigno malefico.
"Mi dispiace", disse Guybrush.
"Guarda, io non so che cosa stai combinando, ma qualunque cosa sia, probabilmente è illegale. Quindi dimenticala." Si diresse verso la porta, al che si rivolse ancora una volta verso di loro. "Ovunque tu vada in Mêlée™, io ti starò osservando." A Guybrush sembrò più una minaccia che una promessa di legge vigile dell'ordine. "E se cerchi di fare il furbo, ti finirai qui per sempre." Detto questo se ne andò.
"Che borsa che è quello" disse Otis. «Vedi quello che devo sopportare? Faresti meglio ad andartene prima che finiamo entrambi nei guai."
Guybrush uscì. Guardò in entrambe le direzioni alla ricerca di Fester, poi tirò fuori i petali gialli. Li girò al chiaro di luna, e li annusò di nuovo, più profondamente. Sembravano avere un effetto - un pò... soporifero. Guybrush li rimise in tasca e camminò dritto lungo la strada, battendo gli stivali sul selciato.
Ben presto si sentì rilassare i muscoli, e diminuire il dolore. Il viaggio di ritorno fu perciò molto più veloce. Guybrush andò a passo veloce per la città, tranne che per un momento, quando si fermò al manifesto Elaine Marley. C'era qualcosa di strano nella sua foto che attraeva la sua attenzione. Poteva capire come LeChuck si era innamorato lei così in fretta. Infine arrivò di nuovo al negozio ed entrò.
Il proprietario lo guardò accigliato "Ehi, dove eri finito? Faccio chilometri a piedi per cercare di fissarti un appuntamento con il Maestro di Spade - che, tra l'altro, dice che puoi andare al diavolo - e quando torno, tu non ci sei più! Vedrai se ti faccio ancora dei favori!"
Guybrush si voltò e prese la spada. "Quanto vuoi per questa spada?"
«Ti ho già detto che si tratta di un centinaio di pezzi da otto! Hai portato abbastanza soldi questa volta?"
"La prenderò!" disse Guybrush.
"Grande!" disse il proprietario mentre Guybrush gli consegnava il denaro. "I migliori cento pezzi da otto che tu abbia mai speso. Nient'altro?"
Guybrush notò un pacco di mentine per l'alito sulla scrivania. Dopo l'orrenda esperienza della carne nel tendone del circo, avrebbe potuto usare un pò di deodorante. "Avrei bisogno di una mentina per l'alito."
«A chi lo dici!" disse il proprietario. "Ecco prendine una, per favore. Prendi tutto il pacco! Ti costerà un pezzo da otto." Guybrush consegnò il denaro. "Nient'altro?"
"Vorrei dare solo un occhiata", disse Guybrush, agitando lentamente la spada nell'aria.
"Sei il benvenuto, pantaloni a fantasia. Svegliami se hai bisogno di qualcosa."
Guybrush si guardò attorno per alcuni elementi, per la felicità del proprietario, poi se ne andò.
Rimase all'aria aperta, a guardare i cittadini che si affrettavano nelle loro attività quotidiane, e decise che era tempo di visitare il palazzo del Governatore. Era sul lato opposto della città, rispetto allo Scumm Bar, così Guybrush prese alla sua destra lungo la strada principale, passando da una grande chiesa con le vetrate brillanti. Accanto ad essa c'era un edificio dall'aspetto cupo con sbarre alle finestre. Guybrush si avvicinò alla porta, curioso di sapere che posto era.
Una volta all'interno, capì subito che era una prigione, ma non c'era quasi nessuno. C'erano solo due celle immediatamente adiacenti alla porta. Una conteneva un ratto. L'altra, un piccolo pirata trasandato che indossava una bandana viola.
Guybrush si avvicinò per presentarsi. Il prigioniero si sporse in avanti, afferrando le sbarre. "Devi tirarmi fuori di qui!" sussurrò. "Sono una vittima della società."
Guybrush si allontanò subito dalla folata di alito cattivo. «Per non parlare dell'alitosi," disse. "Che schifo!"
"Ehi," disse il prigioniero, "è difficile tenere il respiro fresco quando non c'è niente da mangiare qui, ma soltanto ratti."
Guybrush mise una mano in tasca. "Ecco una mentina per l'alito."
Il prigioniero accettò con gratitudine. "Oooh! una mentina al Grog! Com'è rinfrescante, grazie!" La mise in bocca e gradualmente la puzza cessò. "Allora, sei venuto a liberarmi?"
"Chi sei?" domandò Guybrush.
"Il mio nome è Otis", disse il prigioniero. "Almeno, penso che sia quello. Sono qui da così tanto che faccio fatica a ricordare anche il mio nome. Devi tirarmi fuori di qui prima che perda completamente la testa! Non vedi che sono innocente?"
"Non mi sembri innocente", ha detto Guybrush incerto.
"Non lo diresti se fossi stato qui tutto il tempo, come lo sono stato io."
«Che cosa hai fatto per finire lì dentro?"
Otis scosse le barre furiosamente. "Non ho fatto niente. Soprattutto non a quegli stupidi fiori."
L'attenzione di Guybrush si tese un pò quando Otis parlò dei fiori. "I fiori? Che fiori?" chiese, non ancora nervoso, ma con una voce che suggeriva che avrebbe potuto esserlo presto.
"I fiori gialli Caniche Endormi nel bosco - raccoglierli è contro la legge." Non voleva più parlarne.
"Allora chi ti incastrato?" domandò Guybrush. I fiori in tasca sembravano urlare a qualsiasi forza di polizia locale che poteva essere nei paraggi.
"Non lo so", ha ammise Otis. "Penso che sia stato un complotto. E se c'è un tipo di pirateria che non mi piace, è un complotto".
Otis era una compagnia stranamente interessante. "Non ho mai parlato con un detenuto prima", disse Guybrush. "Com'è il cibo lì dentro?"
"Oh, sai, il solito ..." Fece altalenanti movimenti con la mano. "Brodaglia, grog, sbobba ... ratti, insetti e pidocchi del corpo se riesco a prenderli. Ho una torta di carote di mia zia Tillie, anche se lei sa che io detesto le carote. In realtà, il cuoco al bar è un vecchio amico, e qualche volta mi da del cibo di nascosto. Come frattaglie di carne di maiale - soprattutto i piedi e le labbra - ma ogni tanto ... mi porta uno strano arrosto".
"Cosa c'era di così strano nell'arrosto?" domandò Guybrush.
«Bé, è l'unico arrosto che abbia mai visto, con una coda prensile."
Otis tacque. Guybrush era deciso di mostrargli che era dalla sua parte. "Questo Sceriffo Shinetop è di sicuro un cretino, non è vero?" Chiese.
"Parlo seriamente," concordò Otis. "Fester Shinetop è l'uomo più spregevole in Melee Island™. Per fortuna, il governatore lo tiene sotto controllo la maggior parte del tempo." Otis alzò gli occhi, ricordando. "Avevamo un bravo sceriffo prima, ma di recente è morto in circostanze misteriose e, se mi chiedessero, penso che il nuovo Sceriffo abbia qualcosa a che fare con la sua morte."
"Penso che tu abbia detto abbastanza, Otis!" disse una voce burbera e tagliente dalla porta. Guybrush si voltò e vide Fester Shinetop che bloccava l'uscita. Contemporaneamente, la temperatura nella camera era scesa di qualche grado.
"Ops," disse Otis, e si ritrasse nelle ombre della sua cella. Fester Shinetop entrò nella prigione. Sembrava quel tipo di persona che a grandi passi, aveva marciato, in tutto il mondo.
«Spero che tu non abbia preso quel furfante troppo sul serio", disse a Guybrush, mentre il ragazzo metteva le mani in tasca. "Direbbe qualsiasi cosa per evitare di pagare il suo debito con la società."
"È sporco," ammise Guybrush, non volendo schierarsi dalla parte di Fester. "E puzza anche."
Otis tornò davanti alla cella, con le mani sui fianchi. "Ehi, grazie mille!"
Fester Shinetop non era rimasto comunque molto impressionato. "Hai un bel coraggio a venire in questa città e giudicare la gente del posto. Se c'è qualcosa che non ti piace del nostro odore, puoi andar via in qualsiasi momento."
"Mi dispiace", disse Guybrush. Guardò Otis. "Scusa." Si girò verso Fester, che cominciava a dargli sui nervi un pò. "Ti dispiace? Era una conversazione privata."
"Non assumere quel tono con me, scimmione", disse con rabbia Fester, "o ti rinchiuderò volentieri là dentro con Otis. A quel punto avrete un sacco di tempo per fare le vostre conversazioni private" Sputò le ultime due parole in modo sprezzante.
"A me sembra innocente" disse Guybrush, indicando Otis. "Perché non lo lasci andare?"
«Forse dovresti farti gli affari tuoi, straniero," suggerì Fester. "Decido io chi è innocente e chi è colpevole da queste parti." Guardò profondamente Guybrush, i baffi ritratti in un ghigno malefico.
"Mi dispiace", disse Guybrush.
"Guarda, io non so che cosa stai combinando, ma qualunque cosa sia, probabilmente è illegale. Quindi dimenticala." Si diresse verso la porta, al che si rivolse ancora una volta verso di loro. "Ovunque tu vada in Mêlée™, io ti starò osservando." A Guybrush sembrò più una minaccia che una promessa di legge vigile dell'ordine. "E se cerchi di fare il furbo, ti finirai qui per sempre." Detto questo se ne andò.
"Che borsa che è quello" disse Otis. «Vedi quello che devo sopportare? Faresti meglio ad andartene prima che finiamo entrambi nei guai."
Guybrush uscì. Guardò in entrambe le direzioni alla ricerca di Fester, poi tirò fuori i petali gialli. Li girò al chiaro di luna, e li annusò di nuovo, più profondamente. Sembravano avere un effetto - un pò... soporifero. Guybrush li rimise in tasca e camminò dritto lungo la strada, battendo gli stivali sul selciato.