Arrivato al ponte, Guybrush si fermò per raccogliere qualcosa di utile.
Il ponte si stendeva a venti piedi circa sopra un corso d'acqua di mare tiepida di colore verde e marrone insieme agli scarichi, tra un gruppo di scogli e navi arenate che costituivano il principale tipo di insediamento di Scabb Island. Era come se un uragano avesse affondato una flotta di bucanieri sulla scogliera, e i pirati, quelli che erano sopravvissuti, avevano pensato di rendere il luogo più abitabile. E c'erano riusciti - quasi.
Alcune navi - quelle che non erano spezzate in due ed avevano ancora un pò di navigabilità - galleggiavano nell'acqua pesante ed erano collegate tra loro per mezzo di piattaforme in legno e ponti molto simili a quello sotto i piedi di Guybrush, che era l'unico passaggio verso la terraferma. Altre navi e imbarcazioni simili, stavano addossate sugli scogli una ventina di piedi sopra l'acqua limpida.
Un segnale vicino al ponte, che Guybrush lesse, diceva che quel posto era Woodtick.
Il nostro si accarezzò la tasca, in cui custodiva una fortuna in oro e gioielli. Con quel denaro non avrebbe avuto problemi a prendere una nave; in realtà, molto probabilmente era abbastanza per l'intero viaggio. Avrebbe viaggiato in prima classe per questa caccia al tesoro. Non ci sarebbero stati più lavori part-time al circo! Guybrush si chiese cosa acquistare prima. Poteva solo stare qui e accarezzare i soldi tutto il giorno. Soldi, soldi, soldi. Scrutando ancora una volta nel pericoloso e oscuro percorso di fronte a lui, sorgeva un desiderio per spendere la sua ricchezza con vizi immorali e folli. Guybrush schiacciò quel desiderio, e desiderò che tutte le ragazze che non sarebbero uscite con lui a scuola lo potessero vedere ora!
Il bottino tintinnava mentre camminava, ed era anche un pò pesante, magari era tempo di investire del denaro. Avrebbe potuto ottenere un sacco di soldi, ma tutta quella ricchezza era niente rispetto a ciò che avrebbe avuto una volta che avesse trovato Big Whoop.
Guybrush si avviò sul ponte iniziando ad attraversarlo. Era illuminato dall'alto da una sola lanterna, sufficiente per mostrare le crepe e i fori nelle assi. Ciò nonostante Guybrush non si preoccupò, anche se qualora fosse caduto sarebbe stato soffocato dalle esalazioni provenienti dall'oceano. I pirati non si preoccupavano di queste cose.
Guybrush guardò avanti, e rimase sorpreso nel vedere un piccolo uomo con dei selvaggi capelli neri che gli veniva incontro a grandi passi. Fu fermato a metà strada sul ponte da quell'uomo che indossava pantaloni color verde pulce e una camicia bianca, ed era ovviamente un pirata.
"Dove pensi di ANDARE, mammoletta?" ringhiò l'uomo, in modo torvo verso Guybrush. "Non sei di queste parti, vero? Questo è un ponte con pedaggio. Devi pagare."
Guybrush non si spaventò. Principalmente perché l'uomo era molto più basso di lui, e chiunque fosse più basso era qualcuno di cui, ovviamente, non ci si doveva preoccupare. "E chi mi costringerà a farlo?" replicò, puntando un dito contro l'uomo. "Io sono un pirata. Non pago niente."
L'uomo storse le sopracciglia. "Sei un duro, eh?" Con un movimento delle mani veloce come un lampo, afferrò Guybrush dal suo cappotto, lo sollevò in aria, e lo fece pendere a testa in giù sul lato del ponte, tenendolo dal piede sinistro.
Guybrush agitò in modo disordinato le braccia ed iniziò ad urlare. L'uomo lo dondolava su e giù, in un modo che ricordava stranamente una bustina di tè Lipton.
"Aiuto!" urlò Guybrush. "Polizia!"
"ah ah ah!" rise l'uomo. "Urla pure quanto vuoi! Non c'è polizia sull'isola di Scabb!"
La testa di Guybrush iniziava ad essere investita dai fumi tossici del mare. Inoltre, monete d'oro cominciavano ad uscirgli dalle tasche. "Allora chi bada alla legge e all'ordine?" ansimò.
"Io sono l'unica legge su questa isola!" abbaiò l'uomo. Sollevò nuovamente Guybrush sul ponte, e vide il bagliore dell'oro. "Ehi, sei pieno di soldi!" gridò. "Questa è la mia notte fortunata!"
Guybrush si sentiva girare la testa a causa dell'effetto combinato dell'inalazione dei fumi, dell'afflusso del sangue al cervello, e dello shock adrenalinico, e non era in condizione di resistere all'uomo che lo stava rapidamente derubando.
Dopo aver finito con Guybrush l'uomo si avviò speditamente verso la terraferma, dove si voltò e indicò Guybrush.
"Ricorda..." disse, "ovunque tu vada, per mare o per terra, non ti potrai mai nascondere da Largo LaGrande!", uscì così verso il sentiero a destra.
Guybrush si asciugò un'imponente chiazza di sudore dalla fronte. "Città dura," disse.
"Penso che avrei fatto meglio a prendere quel travel check."
Guardò nuovamente verso Woodtick. Nessuno aveva risposto alle sue grida d'aiuto. Infatti, non poté vedere nessuno che stesse accorrendo. Guybrush si strinse nelle spalle, e si incamminò verso l'altra estremità del ponte.
Il ponte stesso non finiva sulla terraferma. Era invece supportato da due alberi delle navi spezzati e il percorso di doghe in legno proseguiva nel maleodorante corso d'acqua. Una nave enorme, stava a secca sulle rocce aguzze e costituiva la prima dimora sulla sua destra. Guybrush decise di salutare. Prese dal sentiero, si diresse a destra ed entrò nella piccola capanna costruita nello scheletro della nave.
Al suo interno c'era una luce calda e gialla, che veniva dalle lanterne appese vicino al soffitto. C'era un uomo in piedi ad un tavolo, che martellava con calma qualcosa in legno. Intorno a lui sono c'era ogni sorta di utensile in legno. Gambe di legno, sedie, barili, martelli, chiodi - questo era sicuramente un falegname. Il calendario appeso in alto, una rappresentazione osé di una ragazza con una sega circolare, serviva per confermare questa impressione.
"Bel lavoro," disse Guybrush, indicando le gambe di legno appese al soffitto.
Il falegname, il cui nome era, ovviamente, Woody, non tolse gli occhi dal suo lavoro. "Grazie. Le faccio io", disse rapidamente.
Guybrush tossì - avrebbe voluto che il falegname si voltasse in modo da poter intrattenere una conversazione. "Ehm," disse più forte, quando la tosse si rivelò poco efficace.
Il falegname sospirò, posò nuovamente i suoi strumenti dentro la tasca anteriore del suo grembiule, e si rivolse a Guybrush. "Sì?" Disse, con le mani su fianchi (una sua abitudine, non lo fece perché era belligerante).
"Che bel grembiule," si complimentò Guybrush con sarcasmo. "Sei per caso un cuoco?" Per Guybrush l'insulto era diventato uno stile di vita. Non c'era niente come la sensazione che dava una risposta azzeccata.
"No, io sono un falegname", disse Woody.
"Questa è una scusa per vestirci in modo divertente."
Guybrush tossì, e cambiò argomento. "Qual'è il problema di Largo?" chiese, puntando verso fuori.
Quando menzionò Largo un espressione arrabbiata attraversò il volto di Woody. "Mi da proprio sui nervi!" disse con decisione. "Mi piacerebbe inchiodarlo al muro, ma non ho il fegato per farlo." Guardò nella falegnameria. "Con tutti i miei attrezzi, non sono ancora in grado di fare quella cosina che farebbe di quest'isola qualcosa di buono."
"Come, un salone per tatuaggi notturni?""
"No, come una bambola voodoo di Largo LaGrande!"
"Oh." Qualcosa disse a Guybrush che Woody non gli sarebbe stato di grande aiuto. Annuì, e uscì, riprendendo il sentiero principale.
Quell'armosfera aleggiava in profondità nella città, le navi erano abbandonate dappertutto. Guybrush stava per visitarne due delle più grandi - una alla sua destra, che sembrava fatta di metallo Zeppelin, e una che galleggiava a sinistra. Il percorso si biforcava per raggiungerle, arrivando così ad un boccaporto da cui si vedeva il bagliore di una luce.